Perché si festeggia Ferragosto? E da dove deriva il nome? Senza dubbio, è la festa più attesa dell’estate: ha origini nella storia dell’Antica Roma, poi intrecciate con la tradizione cattolica. Oggi, viene identificata con l’Assunzione di Maria in Cielo. Il nome, tuttavia, rimane pagano e deriva da una locuzione latina Feriae Augusti (riposo di Augusto), in onore di Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, da cui prende il nome il mese di agosto.
Era un periodo di riposo e di festeggiamenti, istituito dall’imperatore stesso nel 18 a.C., che aveva origine dalla tradizione dei Consualia, feste che celebravano la fine dei lavori agricoli e degli sforzi estive, dedicate a Conso, che, per i Romani, era il dio della terra e della fertilità.
Da quel momento in poi, a Ferragosto, si istituirono in tutto l’impero corse di cavalli e addirittura le bestie da soma venivano fatte riposare e agghindate di fiori. La tradizione delle corse di cavalli resiste fino ai giorni nostri e si reincarna nel Palio dell’Assunta, a Siena, che si svolge il 16 agosto e che, ancora oggi, va alla contrada della città il cui cavallo taglia per primo il traguardo in piazza Del Campo. Pochi sanno che la stessa dicitura di palio deriva dal nome del premio dato al primo classificato in questa corsa, ossia il pallium, un drappo di stoffa preziosa.
Anticamente, come festa pagana, le Feriae Augusti cadevano il primo del mese. Ma i giorni di riposo (e di festa) erano in effetti molti di più: anche tutto il mese, con il giorno 13, in particolare, dedicato a Diana, dea della caccia e della castità. La ricorrenza fu, poi, spostata, dalla Chiesa Cattolica, attorno al VII secolo per farla coincidere con l’Assunzione di Maria in Cielo, festività che slittò al 15 agosto. Il dogma dell’Assunzione (riconosciuto come tale solo nel 1950) stabilisce che la Vergine Maria sia stata ‘assunta’, cioè accolta, in cielo sia con l’anima sia con il corpo.
Ferragosto non è una festa internazionale, ma viene celebrato solo in Italia, nella Repubblica di San Marino e nel Canton Ticino. Tuttavia, in alcuni paesi il Ferragosto si festeggia ugualmente il 15 agosto che, tradizionalmente, si passa in vacanza. Nella Repubblica del Congo è il giorno dell’indipendenza, così come nel Regno Unito e in India. Qui, curioso, gli abitanti fanno un bagno in mare convinti che farlo in quel giorno dell’anno abbia effetti positivi sulla salute. È il giorno della liberazione per i coreani e della restituzione per Taiwan.
È festa nazionale in Liechtenstein e Spagna dove è una vera festa grande. Diversi spettacoli sono organizzati in tutto il territorio. In particolare, a Siviglia si svolge la caratteristica ‘processione della vergine’ derivante da un’apparizione in sogno di Maria nel 1248. La venerazione di tale evento portò anche alla fondazione della confraternita dei Sartie della chiesa di San Ildefonso di Toledo. In Costa Rica si festeggia la mamma. In Canada è il National Acadian Day, celebrazione istituita nel 1881, che ricorda i primi colonizzatori francesi che si insediarono nell’allora Acadia, regione del Canada settentrionale che oggi comprende la Nova Scotia, il New Brunswick e la Prince Eduard Island.
Ferragosto, si sa, cade in uno dei periodi più caldi dell’anno. Non stupisce chi predilige le vacanze al mare per rigenerarsi facendo il bagno (soprattutto quello di mezzanotte durante i fuochi d’artificio) ma, neppure, chi ricerca la frescura in montagna, in collina o in campagna.
E le grigliate tradizionali del 15 agosto? Circa l’usanza di fare grigliate a base di carne non si sa, con precisione, da dove derivi. Probabilmente le sue origini vanno cercate negli antichi folklori riguardanti i sacrifici propiziatori fatti alle divinità per avere un raccolto fruttuoso.
L’espressione dare il ferragosto significa offrire un dono, denaro o cibo, ai propri dipendenti. Lo si faceva per le maestranze che, in questo periodo dell’anno, andavano a salutare i padroni (nello stato pontificio era obbligatorio). E, ancora, l’abitudine della gita fuori porta nasce negli anni del fascismo con i treni popolari di Ferragosto. Nei giorni attorno al 15 agosto c’erano tariffe agevolate per chi viaggiava in treno verso città o località di vacanza.
E, sempre il 15 agosto, c’è il Palio Marinario dell’Argentario, nel porto vecchio di Santo Stefano, una regata di 4000 metri a cui partecipano quattro imbarcazioni a remi che rappresentano i quattro rioni cittadini Croce, Fortezza, Pilarella e Valle e la giostra del Saracino di Sarteano, a Siena. Si tratta di un torneo medievale in cui cinque cavalieri, rappresentanti le cinque contrade del borgo, si sfidano nella piazza principale del paese. Imbracciata un’asta, i cavalieri devono infilare un anello posto sopra lo scudo di un busto girevole detto Buratto, rappresentante il Saraceno invasore. Insomma, un po’ in tutte le città ci si dà appuntamento per festeggiare l’estate.
Fuochi d’artificio, stelle cadenti e sogni in riva al mare. Se l’estate è un sentimento, ferragosto ne è il cuore.
E, se è vero che l’estate si spara le ultime cartucce con ferragosto, vi auguro di trascorre questo giorno e, quel che resta della stagione estiva, fermando i pensieri, rallentando il respiro, ascoltando i suoni del Mondo, non pensando ad “andare” e “dove”, ma semplicemente a “stare”, accarezzando questo tempo di “pausa”, dentro e fuori…
Sono nata a Modena, correva l’anno 1972, modenese da generazioni (e me ne vanto), ma ligure di adozione dal 2007. La mia Genova, un po’ matrigna. Ti respinge, ma poi ti ama… Ho sempre sognato di fare la scrittrice: ero convinta che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo. Reporter di viaggi e inviata stampa, per vent’anni, esclusivamente sulla carta stampata, tra premi letterari e il profumo di qualche libro a mia firma. E poi? Un balzo sul digitale, nell’anno bisestile e, dulcis, al tempo del Coronavirus. Amante viscerale degli animali, della natura, del mare, dell’avventura, del viaggiare al di là dei confini del mappamondo per raccontare i veri luoghi e la vera vita della gente del mondo. Appassionata di comunicazione, letteratura di viaggio, sociale, cronaca di vita, fotografia, musica e libri. E di racconti, di storie, di tante storie da raccontare…
La festa della mamma. Il giorno dedicato alle madri cade, in Italia, ogni seconda domenica di maggio: quest’anno sarà il 9. Ma non è così in tutti i Paesi del mondo. Ecco quali sono le origini e le curiosità sulla festa più “tenera” dell’anno.
La festa della mamma ha un’origine molto antica, ma è sempre stata celebrata in maggio. Si celebrava già in epoca pagana, al tempo dei Greci e dei Romani, dove era legata al culto delle divinità femminili e della fertilità e segnava il rapido passaggio dal gelido e bianco inverno alla colorata e sudata estate.
Fin dall’antichità, infatti, le popolazioni politeiste erano solite celebrare giornate dedicate alle madri e alla fertilità in primavera. Sembra che i greci onorassero la dea Rea, sposa di Cronos e madre di Zeus, mentre gli antichi Romani consacravano le idi di marzo a Cibele, una divinità di origine frigia che incarnava la Madre Terra.
Nel Medioevo la figura materna continuò a essere associata a fertilità e abbondanza, una connessione che si mantenne anche nei secoli successivi. Durante il fascismo, ad esempio, venne scelta la data del 24 dicembre per premiare le madri “più prolifiche” nell’ambito della “Giornata nazionale della Madre e del Fanciullo”.
Da questi riti ai giorni nostri è passato molto tempo, ma lo spirito è sempre lo stesso. Quale? Celebrare la donna nella più grande espressione della sua femminilità: la maternità.
La prima festa della mamma dell’epoca moderna di cui si abbia notizia è quella anglosassone. Nel Regno Unito nacque nel XVII secolo la “Mothering Sunday”, che coincideva con la quarta domenica di Quaresima: una giornata in cui ai ragazzi che vivevano lontano dalle proprie famiglie era concesso tornare a casa a omaggiare le proprie madri.
Così come la conosciamo e viviamo noi, fu proposta per la prima volta nel maggio 1870 negli Stati Uniti da una pacifista e femminista americana: la poetessa Julia Ward Howe che scrisse anche una poesia a tema.
L’istituzionalizzazione del “Mother’s Day” avvenne, però, negli Stati Uniti, quarant’anni dopo, grazie a due donne, madre e figlia: Ann e Anna Marie Jarvis. La prima, attivista durante la Guerra civile americana, fu l’ispiratrice della festa della mamma, la seconda ne è universalmente considerata la fondatrice.
Anna era profondamente legata alla madre tanto che, dopo la sua morte, tempestò di lettere ministri e alte cariche pubbliche affinché venisse istituita una festa per celebrare tutte le mamme del mondo. E, fu solo nel 1908, il 10 maggio, che Anna Marie Jarvis celebrò a Grafton, nel Massachussets, il primo “Mother’s Day”, scegliendo come simbolo il garofano bianco, fiore preferito dalla madre defunta. Perché bianco?
Alla celebrazione della festa fu associato anche un fiore simbolo: il garofano rosso per le madri in vita ed il garofano bianco per quelle che, invece, non c’erano più.
Nel 1914 l’allora presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, rese l’evento una festa ufficiale, su delibera del Congresso, programmandola per la seconda domenica di maggio.
La ricorrenza si diffuse gradualmente in tutto il mondo (nel 1917 in Svizzera, nel 1919 in Norvegia e in Svezia, nel 1923 in Germania e nel 1924 in Austria), ma la stessa Jarvis si rammaricò della piega commerciale che, già allora, la celebrazione stava prendendo, dispiaciuta che nel mondo si pensasse più al profitto che al sentimento d’amore filiale.
Nel nostro Paese la festa della mamma fu celebrata per la prima volta nel 1956 da Raul Zaccari, senatore e sindaco di Bordighera (Imperia) nel teatro cittadino Zeni. Un anno dopo, è la volta di don Otello Migliosi, un sacerdote del borgo di Tordibetto ad Assisi, che scelse un giorno del maggio 1957 per celebrare la madre nel suo valore religioso.
Il disegno di legge per istituire ufficialmente la festa, presentato al Senato nel 1958, suscitò un acceso dibattito, ma la celebrazione prese ugualmente piede in via informale, fino a essere fissata ogni anno per l’8 maggio. Poi, dal duemila, soprattutto per motivi commerciali, la ricorrenza divenne “mobile e ballerina” e fu spostata alla seconda domenica del mese, in modo da farla coincidere in un giorno festivo.
La festa della mamma si celebra a maggio in molti Paesi sull’onda dell’esempio degli Stati Uniti. Ma ci sono altre parti del mondo in cui questa ricorrenza cade in diversi periodi dell’anno.
Il Regno Unito e l’Irlanda, che rispettano la tradizione del “Mothering Sunday” , festeggiano fra marzo e aprile, poi ci sono Paesi che celebrano le madri in concomitanza con la festa delle donne come la Bulgaria, la Romania e gli altri Stati balcanici.
Il primo giorno di primavera (21 marzo) è la data scelta, invece, in molti Paesi arabi, dal Marocco, all’Egitto e alla Siria. In Francia la festa cade nell’ultima domenica di maggio mentre in Russia si festeggia l’ultima di novembre. E in Thailandia si deve aspettare fino al 12 agosto, giorno del compleanno della regina in carica. In Norvegia la seconda domenica di febbraio ed in Argentina la seconda domenica di ottobre.
Curioso il caso della Spagna, dove la festa ha un significato popolare, ma non ufficiale: si è passati, negli anni ’60, dal celebrarla nel mese di maggio, come avviene a Cuba, per poi fissarla per l’8 dicembre (giorno dell’Immacolata Concezione), come succede a Panama. Il dualismo proseguì per anni, fino a che le autorità ecclesiastiche decisero per la prima domenica di maggio, il mese tradizionalmente consacrato alla Vergine Maria.
Sia chi ha la fortuna di avercela ancora – una mamma -, chi l’ha persa, sebbene solo fisicamente, chi non l’ha mai conosciuta. Magari, chi, in cuor suo, la sta cercando e…chi vorrebbe esserlo; insomma, la mamma è unica. E il nostro ombelico. Una mamma è colei che solleva il suo bambino e lo porta all’altezza dei suoi occhi.
La comprensione di una madre è come un cerotto di emozioni per un io ferito. E questo collante è ciò che ci accompagna per tutta la vita, vita dopo vita.
“Mamma”, la parola più bella sulle labbra dell’umanità. Per pronunciare la parola “mamma” la bocca bacia due volte…
Sono nata a Modena, correva l’anno 1972, modenese da generazioni (e me ne vanto), ma ligure di adozione dal 2007. La mia Genova, un po’ matrigna. Ti respinge, ma poi ti ama… Ho sempre sognato di fare la scrittrice: ero convinta che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo. Reporter di viaggi e inviata stampa, per vent’anni, esclusivamente sulla carta stampata, tra premi letterari e il profumo di qualche libro a mia firma. E poi? Un balzo sul digitale, nell’anno bisestile e, dulcis, al tempo del Coronavirus. Amante viscerale degli animali, della natura, del mare, dell’avventura, del viaggiare al di là dei confini del mappamondo per raccontare i veri luoghi e la vera vita della gente del mondo. Appassionata di comunicazione, letteratura di viaggio, sociale, cronaca di vita, fotografia, musica e libri. E di racconti, di storie, di tante storie da raccontare…
Pasqua, le origini e la storia, ma qual è il suo vero significato. Perché si fanno gli auguri di Pasqua e si usa e regala l’uovo?
Pasqua è una delle feste più importanti del calendario, trae le sue origini nell’antichità, ha una lunga storia ed è senz’altro la festività fondamentale per i Cristiani. Gli auguri di Pasqua sono dei messaggi, che fuori dalla retorica, sono davvero forieri di buone speranze. E’ la prima festa di Primavera (sebbene la sua data sia mobile), la prima pausa dal lavoro e dalla scuola dopo l’inverno.
Decidere la data in cui celebrare la Pasqua non fu un’impresa semplice e fu motivo di grande controversie. Solo con il Concilio di Nicea del 325 si riuscù a trovare un criterio comune, e adottato da tutta la Cristianità, per stabilire la data della Pasqua ovvero la domenica successiva al primo plenilunio di primavera. Quindi? Seguendo quindi i ritmi lunari la data della Pasqua cambia ogni anno e può cadere dal 22 marzo al 25 aprile. E in base a quando cade si definisce bassa, media o alta.
Anche al di fuori del credo Cristiano, la festività pasquale porta comunque con sé il concetto della Rinascita, della Resurrezione, appunto. Un messaggio bellissimo, ma che, va detto, custodisce anche il dolore. Eh sì, perché per rinascere, è evidente, bisogna prima morire. La Resurrezione, dunque, ha il suo interno un dramma – la morte di Cristo. Ma rinascita – anche – della vita in tutte le sue forme, anche della natura: i fiori tornano a sbocciare, l’agricoltura torna a dare frutti, il calore del sole torna a scaldare. Torna insomma la vita. Ed è questo il vero significato della Pasqua: la rinascita.
Dal punto di vista dell’etimologia deriva dalla parola aramaica ‘pasah’ che significa ‘passare oltre’. Per gli Ebrei questa festa rappresenta la fine della schiavitù in Egitto, la liberazione del popolo ebraico per volere di Dio, il passaggio attraverso il mar Rosso e l’esodo verso la Terra Promessa. Lo stesso ‘passaggio’ è stato, poi, ripreso dai Cristiani per i quali la festa è il passaggio dalla morte alla Resurrezione. Lo sapevate che la parola italiana Pasqua deriva da un erronea trascrizione greca di ‘pascha’ che allude al ‘patire’, ossia alla sofferenza e quindi alla Passione di Cristo?
Anche l’uovo rimanda al concetto di rinascita e di nuova vita: al suo interno c’è infatti una vita che sta per nascere. La sua scelta si deve alle usanze della Quaresima. In questo periodo che precede la Pasqua si invitavano i fedeli a non mangiare carne e anticamente era fatto divieto di mangiare anche le uova. Peccato, però, che le galline, ovviamente, continuassero a deporle così che, al termine della Quaresima, ossia a Pasqua, i contadini si ritrovavano con tantissime uova. Da qui nacque la tradizione di bollirle per farle diventarle dure e poi decorarle. Anticamente, poi, i primi Cristiani coloravano di rosso le uova per ricordare il sacrificio di Cristo che con la sua morte ha salvato gli uomini. Poi ,si è passati a colorare le uova con tutte le tonalità.
L’agnello per i Cristiani è il simbolo della salvezza, l’agnello risparmia dalla morte, simboleggia la resurrezione. Per questo è tradizione mangiarlo nel giorno di Pasqua (ndr, per i carnivori, quantomeno). Ma perché proprio il sangue di agnello? Ciò fa riferimento alla precedente tradizione della Pasqua ebraica in cui si doveva offrire in dono il sacrificio di un agnello.
Insomma, dietro agli auguri di “Buona Pasqua”, “Happy Easter” e “Chag Pesach sameach ve Kasher” c’è l’auspicio di una nuova vita felice, di poter ri-tornare ad un domani migliore, più libero e senza “colori” dettati dalle misure anti-contagio, di viaggiare senza confini e restrizioni per progettare “gite fuori porta”, di tornare al cinema, a teatro, a sentire musica dal vivo, di assembrarsi ed abbracciarci, soprattutto per i bambini, di poter elaborare un anno di dolore, di separazione, di perdita, per molti, e per troppi: un anno di “scomoda” convivenza con la Covid-19.
L’augurio, vero, mai come “oggi”, di chi scrive è di vita, di futuro, di speranza, di nuovi orizzonti, di lacrime asciugate…
Sono nata a Modena, correva l’anno 1972, modenese da generazioni (e me ne vanto), ma ligure di adozione dal 2007. La mia Genova, un po’ matrigna. Ti respinge, ma poi ti ama… Ho sempre sognato di fare la scrittrice: ero convinta che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo. Reporter di viaggi e inviata stampa, per vent’anni, esclusivamente sulla carta stampata, tra premi letterari e il profumo di qualche libro a mia firma. E poi? Un balzo sul digitale, nell’anno bisestile e, dulcis, al tempo del Coronavirus. Amante viscerale degli animali, della natura, del mare, dell’avventura, del viaggiare al di là dei confini del mappamondo per raccontare i veri luoghi e la vera vita della gente del mondo. Appassionata di comunicazione, letteratura di viaggio, sociale, cronaca di vita, fotografia, musica e libri. E di racconti, di storie, di tante storie da raccontare…