Un viaggio al Carmine, nella Genova nascosta: un borgo in città

Un viaggio al Carmine, nella Genova nascosta. Una passeggiata tra i vicoli che portano alla scoperta dei tesori di un borgo in città alle spalle di piazza della Nunziata: il Mercato e la Chiesa.

Tra piazza della Nunziata, Largo della Zecca e le prime pendici della collina di Castelletto è possibile scoprire una vera e propria ‘isola’ in pieno centro città, una zona antica e popolare, centrale ma isolata dai traffici e dai commerci dei caruggi: è il Carmine, quartiere medievale sviluppatosi intorno all’omonima chiesa, intitolata a Nostra Signora del Carmine e Sant’Agnese.

quartiere del Carmine

Un viaggio al Carmine, nella Genova nascosta: un borgo in città

Ci si arriva proseguendo lungo via Polleri, la strada che si trova sulla destra della Basilica della Santissima Annunziata del Vastato, una delle chiese più rappresentative dell’arte genovese del tardo manierismo e, soprattutto, del barocco del primo Seicento.

In alternativa, se arrivate a piedi da Via Cairoli, basterà attraversare la strada al semaforo, e prendere via di Vallechiara che si trova subito di fronte.

Basilica_dell'Annunziata_e_del_Vastato_

Provenendo dalla Nunziata, proseguendo lungo la strada che costeggia la chiesa, si giunge velocemente in piazza Bandiera. Dalla piazza a sinistra inizia via Dino Bellucci, strada che conduce ad una delle scuole più famose dell’intera città, quel liceo Classico Colombo dove studiò un giovanissimo Fabrizio De Andrè.
Sulla destra della piazza si apre via Polleri, che conduce verso il cuore di questo piccolo quartiere, compreso tra la piazzetta del mercato e la piazza del Carmine le cui tracce di Medioevo si ritrovano sui palazzi che orlano la stessa.

E’ qui che si trovano, infatti, la chiesa di Nostra Signora del Carmine e Sant’Agnese, dove Don Gallo iniziò il suo servizio, ed il piccolo mercato rionale recentemente ristrutturato.

Cosa vedere nel quartiere del Carmine

Il fascino misterioso del quartiere del Carmine, l’ho scoperto, per caso, lo scorso autunno, accompagnata da un viaggiatore curioso e solitario, anche, come me e…dopo 13 anni di vita genovese.     

La prima cosa da vedere è il Mercato del Carmine, con la sua affascinante struttura liberty. Qualche anno fa fu riaperto al pubblico con ristoranti a tema ma, purtroppo, con scarso successo e, oggi, vengono organizzate solo alcune serate con musica live.

mercato del Carmine

Sulla stessa piazza del mercato si trova la Chiesa del Carmine che prende il nome da alcuni frati carmelitani francesi che la edificarono nel 1262. Al suo interno si trova la cappella dei Camalli, i lavoratori del porto di Genova.

La chiesa cela alcuni capolavori che, solo con occhio attento, è possibile scoprire: dietro l’altare principale si trovano infatti nove medaglioni raffiguranti santi carmelitani opera di Manfredino da Pistoia, allievo di Cimabue, dipinti sul finire del 1200.

I medaglioni sono stati ritrovati in seguito al restauro del 2009 e costituiscono probabilmente la più importante scoperta in campo artistico dell’ultimo secolo a Genova. L’abside della chiesa è di pianta quadrata, un unicuum per Genova, derivante dall’originario stile gotico dell’ordine dei mercanti.

abside chiesa del carmine

Curiosità

Nella chiesa del Carmine venne battezzato Palmiro Togliatti, il massimo esponente del comunismo italiano assieme ad Antonio Gramsci, nato a Genova, presso l’Albergo dei Poveri, il 23 marzo 1893 e battezzato qui il giorno dopo.

Sempre qui, poi, furono celebrati, il 25 maggio del 2013, i funerali di Don Andrea Gallo, il sacerdote “anarchico”, il prete degli ultimi. Due personaggi di grandissimo spicco della sinistra genovese che hanno lasciato il loro segno, ironia della sorte, in questa chiesa.

Su e giù per le creuze

Una volta visitata la chiesa ci si può addentrare nelle creuze (i vicoli) partendo da Salita San Bernardino. E, all’improvviso, ci si ritrova in un altro mondo fatto di colori e di silenzio. Sembra impossibile che, a poche centinaia di metri dal traffico della rumorosa piazza della Nunziata, qui si respiri la tranquillità di un tempo senza tempo.

Salita_S.Bernardino

Si passeggia tra le tipiche creuze liguri, su mattoni rossi, sotto panni stesi e archi medievali, per vie dai “dolci” nomi poetici ed improbabili, che sembrano uscire da un libro di fiabe: vico Cioccolatte (antica zona dove risiedevano maestri cioccolatieri), vico della Fragola, vico dello Zucchero che conducono a piazza della Giuggiola.

carmine creuze

vico cioccolatte carmine

Ci si ritrova, poi, ad un altro bivio. Il nostro percorso viene incrociato da Salita di Carbonara, mentre di fronte a noi un portale, molto antico, ci fa intravedere la targa “Salita dell’Olivella” nella cui zona si trovano i resti dell’antico monastero delle monache di San Bartolomeo.

Poi, i giardini Tito Rosina, l’area verde che divide il Carmine da Castelletto e affaccia su corso Carbonara. Una breve passeggiata, infine, ci porterà fino all’imponente edificio dell’Albergo dei Poveri, eretto a metà ‘600 come nuovo ricovero destinato a dare ospitalità ai poveri della città.

Ma, andiamo con calma. Siamo a  due passi dal cuore universitario eppure ci troviamo in un’altra dimensione, fatta di angoli senza tempo.

Salita e piazza dell’Olivella

Proseguendo si supera un portale in marmo che porta in salita dell’Olivella e da qui nell’omonima piazza. Il portale era l’antico ingresso del monastero delle monache di San Bartolomeo.

Oggi questa zona è stata riconvertita e ci troviamo in una piazzetta tra le case e l’antica chiesa. Sulla sinistra della chiesa si trova una piccola salita con due ulivi che sembra condurre all’ingresso di un portone.

Se provate a spingerlo, spesso è aperto, rimarrete senza parole. All’interno si trova l’antico chiostro del monastero che ora è stato suddiviso in giardini privati. Siamo in una delle zone più suggestive, per storia ed evoluzione, del quartiere del Carmine.

carmine piazza dell'olivella

Risale al 1300, ospitava le monache Cistercensi. Dopo una breve creuza, a gradoni, si giunge in piazza di San Bartolomeo dell’Olivella, il centro del monastero. Tutto il complesso fu fondato nel 1305 da un generoso zeneise, Valente, e durò fino all’arrivo di Napoleone che chiuse tutti gli istituti religiosi. Qui, anche qui, il silenzio e la quiete la fanno da padrona.

Salita dell'Olivella creuza

Lo sapevate che?

Si narra che la piazza ed il chiostro siano ancora frequentati dal fantasma di una donna che tiene in mano un piccolo fardello, contenente la testa del marito traditore. Tranquilli, comunque: pare faccia due passi solo all’alba e poi svanisce…

Piazza della Giuggiola, un antico albero al Carmine

Una piccola piazzetta tra case rosa e ocra su cui si affaccia un cortiletto privato dove si trova l’albero delle Giuggiole. Sembra che sia l’unico in tutta Genova, nell’antico quartiere del Carmine, con le sue magie uniche e rare. Tra ulivi e biciclette, gatti vagabondi ed assonnati, fili da stendere, edicole e mollette, i colori delle case, finestre dalle imposte socchiuse, tetti d’ardesia e archetti tesi contro il cielo blu.

Così, con tale scenografia, ci accoglie piazza della Giuggiola, una delle piazzette più belle di Genova, con il suo antico albero che, in certe stagioni lo si vede così, spoglio e privo di verde, con i suoi rami appoggiati contro la rossa facciata.

piazza Giuggiola

Il_cortile_della_Giuggiola_-_panoramio

È il maestoso giuggiolo, al suo frutto è dedicata la piazza, questa è una pianta dalla lunga storia. Si tratta di una pianta originaria dell’Egitto e della Valle dell’Indo, il giuggiolo del Carmine è il più vecchio della città, ha almeno 500 anni e, tuttora, resiste. Poco distante, poi, c’è un fratellino minore di appena trentacinquenne…

albero del giuggiolo

Quando è il tempo, cadono le giuggiole, si adagiano tra le foglie sulla creuza e…dalla giuggiola al brodo di giuggiole il passo è breve, brevissimo. 

giuggiolo frutti

 

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Triora tra i “Villaggi degli Alpinisti”: unico in Liguria

Triora tra i “Villaggi degli Alpinisti.  Anche in Liguria ora c’è il primo  Villaggio degli Alpinisti: è il borgo di Triora che il 6 marzo 2021 è entrato ufficialmente nel gruppo dei Bergsteigerdörfer. Oltre a Triora, quest’anno, sono entrati a far parte del ristretto gruppo anche il paese piemontese di Balme, le località austriache di Göriach e Steinberg am Rofan, il paese svizzero Sankt Antönien e le frazioni di Lavin, Guarda e Ardez, nel cantone dei Grigioni. 

Triora, si respirano le Alpi

E’ un grande orgoglio per Triora, l’unico comune Ligure e uno dei pochi fuori dalla zona (Trentino Slovenia e Austria): area Alpina presa da sempre come esempio nella gestione della montagna e di un certo tipo di turismo, naturalistico.

Un traguardo importante raggiunto dopo circa 2 anni di intenso lavoro per entrare nel prestigioso gruppo dove trovano spazio soltanto le poche località montane che rispecchiano precisi criteri d’ammissione.

Villaggi degli Alpinisti per uno sviluppo turistico sostenibile

Scenari ricchi di fascino, ambienti di interesse alpinistico e paesaggi culturali e naturali intatti, non deturpati dalle grandi infrastrutture, sono alcune delle peculiarità che accumunano i ‘Villaggi degli Alpinisti. A questo si aggiunge anche la volontà e l’impegno delle comunità locali nel perseguire uno sviluppo turistico sostenibile in termini ambientali e sociali

La rete dei Villaggi degli Alpinisti si estende ora anche alle Alpi Occidentali e fino al Mediterraneo. Il numero dei Villaggi degli Alpinisti sale così a 35: 22 in Austria, 4 in Germania, 5 in Italia (di cui 2 in Alto Adige – Südtirol), 2 in Slovenia e 2 in Svizzera.

Il progetto Bergsteigerdörfer

Bergsteigerdorfer è il prestigioso circuito di località di montagna i cui membri sono rigorosamente selezionati da Club Alpino Italiano e Alpenverein Südtirol (Italia), Club Alpino Svizzero (Svizzera), Österreichischer Alpenverein (Austria), Deutscher Alpenverein (Germania) e Planinska Zveza Slovenije (Slovenia). Il progetto Bergsteigerdörfer, nato nel 2008, mira a promuovere un turismo di montagna all’insegna della sostenibilità.

I Villaggi degli Alpinisti, di conseguenza, devono essere luoghi che si siano «conservati intatti nella cultura e nelle tradizioni», che si trovino «immersi nella natura incontaminata» e siano caratterizzati da «un territorio modellato dalle forme di una armoniosa antropizzazione», e che stimolino i visitatori «a un approccio virtuoso e al rispetto dell’ambiente». Una descrizione, questa, che ben rappresenta il borgo di Triora.

Triora, tra i Villaggi degli Alpinisti, è in assoluto l’unico da cui si può vedere bene il mare

Come Villaggio degli Alpinisti, Triora ha una meravigliosa peculiarità: tra i 35 paesi attualmente presenti nel circuito dei Bergsteigerdörfer è, in assoluto, l’unico da cui si può vedere bene il mare.

Monesi di Triora

Triora è un paese arroccato a 780 metri sul livello del mare nella suggestiva Valle Argentina (e in minima parte nella vallata del torrente Tanarello, dove si trova la frazione di Monesi di Triora che ospita, tra l’altro, l’unica stazione sciistica della Liguria di Ponente).

Ha una popolazione di poco superiore alle 200 persone e una estensione territoriale molto vasta – il più esteso della provincia di Imperia – che comprende numerose frazioni. 

Triora e la vallata

Tra storia e attrazione turistica

Questo borgo deve il suo nome a “Tria-Ora” (tre bocche) indicante i tre principali prodotti del luogo (grano, vite e castagno) ma, complice la tragica storia accaduta negli anni 1587-89, dove diverse donne furono bruciate sul rogo perché accusate di stregoneria, viene conosciuta, tuttora, come Paese delle Streghe, sebbene non sia l’unico al mondo.

Triora, casa delle streghe

Una “nomea sinistra” che ha contribuito, negli ultimi anni, a portare molti turisti attratti dai tanti eventi a tema, dai vari appuntamenti di Halloween alla festa delle streghe Strigora, che si tiene ad agosto. Poi, di recente, il borgo di Triora, è tornato a far parlare d sé, con la  la notizia della messa in vendita, da parte del Comune di Triora, di case a un euro.

 

Triora tra i "Villaggi degli Alpinisti": unico in Liguria

Cosa vedere a Triora

I vicoli stretti e tortuosi del centro storico di Triora appartengono ad un passato medievale estremamente pittoresco, tanto da essersi meritato di entrare a far parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia.

Stradine acciottolate, archi e strutture scavate nella roccia, carruggi tipicamente liguri che qui assumono un aspetto tenebroso e spettrale, scalinate che portano a vecchi casolari (anche quelli in cui si riunivano le streghe) e abitazioni abbarbicate sulla roccia.

Le porte dipinte

Decine e decine di porte in legno dipinte con la relativa etichetta indicante la persona che ha decorato quella porta, la data di realizzazione e l’indirizzo e-mail per contattare l’artista. 

porte dipinte di legno a Triora

Il Museo Etnografico

Un paese con una storia così ricca e leggendaria non può non avere il suo Museo Etnografico della Stregoneria. Il percorso espositivo, suddiviso in sei sale principali, di cui quattro dedicate alla stregoneria, rappresenta uno “spaccato” della vita quotidiana dei contadini. Sorge in quello che un tempo fu il carcere dove le donne accusate di stregoneria vennero imprigionate, e dove molte di loro trovarono la morte.

Vi sono ricostruzioni degli interrogatori e della prigionia delle donne accusate, i documenti del processo. Tra superstizioni, credenze popolari e documenti reali, una visita imperdibile per chi vuole conoscere la storia della ‘Salem’ d’Italia.

Museo Etnografico e della Stregoneria Triora

Il Ghost tour

Iniziativa che abbraccia diverse località italiane ‘stregate’, i Ghost Tour sono interessanti visite guidate organizzate dall’associazione AutunnoNero, che offrono l’occasione di immergersi nella narrazione della storia locale, tra mito, realtà e un pizzico di magia.

Nella notte di Halloween, Triora si trasforma in una bellissima festa in maschera: bancarelle per acquistare teschi e pozioni magiche. Fattucchiere che vi leggeranno il futuro, zombie e mostri di ogni tipo e, ovviamente, streghe.  

Ghost Tour - Autunno Nero

Parco delle Alpi Liguri

E’ l’area protetta più occidentale della Liguria, fra il confine francese ed il Basso Piemonte. I suoi circa 6.000 ettari di territorio sono distribuiti su tre valli: il comprensorio del torrente Nervia, è il più vicino al mare e si estende fra coltivazioni floricole, oliveti e vigneti. 

L’Alta Valle Argentina, con il Comune di Triora, presenta più ripidi dislivelli, selvaggi panorami naturalistici e centri abitati sorti su crinali o speroni rocciosi. L’Alta Valle Arroscia è la zona a più spiccata vocazione montana, contraddistinta da ampi pascoli ed estese superfici boscate. E’ possibile spostarsi da una valle all’altra del Parco utilizzando antichi percorsi di crinale, oggi, ripristinati, che regalano struggenti panorami a 360° sulle Alpi Liguri e il mare.

Parco Alpi liguri

Quando le streghe si davano appuntamento e dove…

Qui a Triora, per arrivare alla «Cabotina», la casa dove le streghe si davano appuntamento e dove aspettavano il diavolo, si deve passare davanti alla «Grotta di Lourdes», un «carugio», una stradina stretta e storta che ha un soffitto di pietra bassa e una Madonnina bianca e azzurra che ti guarda con uno sguardo dolce e tollerante.

Poi arrivi lassù. E una incisione consumata ti dice: «Qui le streghe danzavano con il diavolo». Ti volti e vedi il Bosco Infernale…

Triora, Cabotina

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I laghetti di Rocchetta Nervina: oasi verdi nell’imperiese

I laghetti di Rocchetta Nervina, in Liguria, sono pozze blu e verdi, con giochi di luce e riflessi. A levante come a ponente, sono posti tutti da scoprire, sempre rispettando l’ambiente e più accessibili nei mesi ‘caldi’, in tutti i sensi: clima e viabilità. 

I laghetti di Rocchetta Nervina, pozze paradisiache

Stavolta “andiamo sempre per laghetti”, verso l’estremo Ovest, nella Riviera di Ponente e, precisamente, nell’imperiese. Tra loro, meritano una segnalazione i laghetti di Rocchetta Nervina nell’imperiese. Non lontani dalla strada, queste pozze paradisiache offrono una valida alternativa al bagno in mare. Se l’acqua è troppo fredda e non ve la sentite di tuffarvi, potete fare una bella escursione con gli occhi…

Come raggiungere questi laghetti nello scenario delle Alpi Liguri? 

Rocchetta Nervina, situata sulla strada Provinciale della Val Nervia a circa 13 chilometri da Ventimiglia, è raggiungibile, oltre che dalla Statale Aurelia anche dall’Autostrada A10 con uscita a Bordighera o Ventimiglia. Inoltre, la Riviera Trasporti assicura un servizio regolare di autobus con partenza da Ventimiglia.

Il borgo medioevale di Rocchetta Nervina 

Appena a ridosso delle case del borgo medievale di Rocchetta Nervina inizia una serie di conche naturali conosciute come i laghetti, meta estiva per gli amanti della natura. Le acque limpide e cristalline che rispecchiano il blu del cielo e il verde brillante della vegetazione circostante rendono l’atmosfera selvaggia e suggestiva.

Il canyon del torrente del Barbaira

Più a monte si trova il canyon vero e proprio del torrente Barbaira in cui migliaia di sportivi di tutta Europa ogni anno praticano il torrentismo. Questo sport, che assembla le tecniche di discesa speleologica con l’alpinismo e il nuoto, rappresenta una grande attrazione e permette di conoscere un ambiente assolutamente unico quale è l’ecosistema della canyon del Barbaira, con le sue rocce, i muschi, le felci e i suoi bacini verde smeraldo.

Il sentiero per raggiungere il punto di inizio del canyon, ponte Cin, comincia presso l’Oratorio e passa accanto alla chiesetta campestre di San Bernardo. Il tracciato, che fa parte del sentiero Balcone, conduce, con una splendida passeggiata di cinquanta minuti, a Ponte Cin e più avanti al Ponte Pau.

Intorno a Rocchetta Nervina, quindi, tra il Barbaira e il Rio Oggia, si trovano tanti laghetti per fare un bagno rinfrescante e passeggiare immersi nella natura.

Perché, tra un dpcm e decreto legge, si tornerà a viaggiare “senza confini”, nel mentre non rinunciamo a farlo dentro noi e “vicino a casa”…

Personalmente, i laghi mi rimandano, da sempre, l’immagine di una sorta di pozzanghere rimaste dopo il diluvio. Le acque tranquille di un lago riflettono le bellezze che lo circondano; quando la mente è serena, la bellezza dell’io si riflette in essa.

E, per dirla alla Henry David Thoreau, “un lago è il tratto più bello ed espressivo del paesaggio. È l’occhio della terra, a guardare nel quale l’osservatore misura la profondità della propria natura”.

 

 

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