Capodanno 2023: un altro giro di giostra

Capodanno 2023: un altro giro di giostra. Che si porta via un 2022 difficile, in salita, dove tutto quello che poteva accadere è accaduto e… dopo un finale di 2021 già così amaro.

Capodanno 2022

C’era un prima, fino al 2021. Era davvero una splendida giostra. C’era il movimento, il vuoto, la paura, la felicità. E c’era la vertigine di guardare nei tuoi occhi. Le vecchie e familiari giostre, con le criniere dei cavalli che sembrano troppo vere, mi hanno insegnato quanto possa essere esaltante girare in tondo.

Capodanno 2023: un altro giro di giostra

Mi hai invitato a un ballo sulla luna, due giri di bollicine, tre spettacoli di magia, quattro passi con gli unicorni, cinque mostre d’arte, sei tramonti, sette giri di giostra, otto fughe in un bosco e diecimila risate. Come potevo dire di no? Quanti anni di tradizioni, abitudini, ricordi, viaggi, casa, famiglia, regali da scartare, simpatici siparietti sul cosa fare e non fare, cosa preparare per cena, compleanni da organizzare [n.d.r. immancabilmente io perché non tu amavi festeggiare, salvo quella tua festa di compleanno a sorpresa, alla vigilia del lockdown, che ti commosse così tanto da rendere visibili a tutti i tuoi occhi umidi: sbam, c’ero riuscita, almeno una volta, a sorprenderti!], gite in auto “senza tetto”, sorprese, di abbracci, qualcuno da chiamare tra partenze e arrivi, quel senso di “case aperte”, quella magia di Natale tutto l’anno. Oggi, c’è in quello che immagino qualcosa che non riesco a vedere. Che fa la magia di quello che immagino. Mai come ora sento che la nazione più forte sulla terra, oltre a noi, è la tua imagi-nazione. Un nuovo inizio senza giorni di te e di me, di noi. Senza chi sapeva essere Presenza e farti sentire importante, ogni giorno.

Un altro giro di giostra

La vita è…

Un giro di giostra con un solo gettone. Puoi urlare, piangere, ridere, emozionarti e aver paura. Ma goditelo a fondo così come l’amore. Perché, sì, innamorarsi è come essere su un ottovolante che sale soltanto. E ci sono delle salite che ti sparano verso le stelle con tutta la loro forza centrifuga. Ho pagato infiniti giri sulla giostra della vita e, ora, dopo aver visto che ruota sempre e solo in tondo, vorrei davvero poter scendere, per un attimo. Tregua. Questa vita, oggi, assomiglia ad una gigantesca giostra in cui non si vede mai il giostraio (tu), quelli che girano sui cavallucci strillano, illudendosi di essere bimbi (io).

Un ultimo giro di giostra

Facciamolo un ultimo giro di giostra, così da guardare dall’alto tutte le nostre sterili corse e le nostre piccolezze, e sfiorare le nuvole, senza finire “mai” i gettoni.  Sentirmi, ancora, come al Luna Park. Odore di caramelle e zucchero filato. La mia pelle che vibra sulle giostre. E certi sorrisi  al sapore di un “Ti Vorrei Ancora Qui”. E’ stata una prova durissima percorrere, da sola, il 2022 e, forse, anche scrivere nuove pagine dell’anno che verrà. Per il 2023 ci vorrebbe un’epidemia d’amore.

Capodanno 2023

Come quelle giostre spericolate che ti fanno paura, ma ti sfidi e ci vai. E poi non vorresti più scendere, da quel carosello di emozioni, da quell’ultima sera.

L’ultima sera
L’ultima storia,
l’ultimo luna Park…
E tu che sogni
Mentre la giostra va…
(Renato Zero)

 

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Dentro un caldo abbraccio… puoi fare di tutto

Dentro un caldo abbraccio. Cosa può regalarti un caldo abbraccio? In una mattina di festa, la prima dell’ultimo mese dell’anno, mi è stata donata una mantella di pura lana realizzata a crochet, punto stella, dalla eclettica creatrice di energia Pina Mesisca. Il nome – uncinetto – deriva dal termine francese crochet, che significa ‘gancio’. Le origini della lavorazione all’uncinetto sono antichissime e difficili da tracciare, ma sono stati trovati esempi primitivi in ogni angolo del globo: in Estremo Oriente, in Africa, Europa, America del Nord e del Sud. Si ritrovano anche nella cultura egizia. L’uncinetto dalla forma più delicata ebbe origine in Italia nel XVI secolo; veniva usato soprattutto dalle suore per realizzare addobbi e vestimenti per la chiesa. Mi commuove, sempre, allora come oggi, l’arte tessile di chi danza con questo bastoncino munito a un’estremità di un uncino che serve per prendere e guidare il filo nelle lavorazioni, per intrecciare anelli di filo. Sono cresciuta osservando mia mamma, una paziente e talentuosa sarta, e oggi l’emozione è stata la stessa.

Dentro un caldo abbraccio puoi fare di tutto

Il cucito è la prosa dei lavori femminili; il ricamo la poesia.
I nostri nonni passavano le giornate a cucire. Oggi, invece, il lavoro di cucire è così raro. Si preferisce strappare. I vestiti, le relazioni, le persone.
[…]
Ho capito, mai come in questo faticoso anno, che il mondo non è comprensibile, ma è abbracciabile.
Possiamo farci abbracciare da noi stessi, da chi lo sente, possiamo accogliere un abbraccio di qualsiasi natura esso sia fatto.
Quello di Pina è speciale, oltre per la bellezza, arriva in un momento di grande freddo, dentro e fuori, di energia positiva a far da contraltare a quella negativa, come gesto del cuore, come tempo investito per me, lottando con il suo tempo.
Pina e il suo abbraccio per me. Chi è Pina?
È tante cose, ha tra le mani così tante potenzialità e capacità che ti ci perdi ad ascoltarla, staresti ore e ore ad ascoltarla, a raccontarci pezzi di vite, di passioni comuni: dalla forte e sconfinata spiritualità ad ogni forma di arte (abbigliamento, borse, creme vegan etc), dalla delicata filosofia di vita al realismo più concreto, diretta e cruda, ma così calda e tenera come un abbraccio, appunto.

Nell’abbraccio

Nell’abbraccio – ciò che è stato spigolo, linea interrotta, groviglio – diventa di nuovo, come per miracolo, cerchio perfetto.
Come questo “abbraccio” fatto con le mani di Pina e con una lana avvolgente intrisa di caldo e profumo.
Verbo abbracciare. Un verbo aperto. Privo di muri. Verbo che mostra luce. Verbo che disarma.
Esiste una parola gallese chiamata Cwtch, che è intraducibile in altre lingue.
Significa l’abbraccio in cui ci sentiamo protetti, il posto sicuro che ci dà la persona che ci vuole bene.
È un posto in cui niente ti turba, niente ti ferisce, niente può colpirti.
È un posto speciale, un posto unico, che puoi trovare solo tra quelle braccia.

In certi abbracci ci entri da adulta e ci esci da bambina

Sì, perché dentro ad un abbraccio puoi fare di tutto. Sorridere e piangere. Rinascere e morire. Oppure fermarti a tremarci dentro. Come fosse l’ultimo.

Oggi, beh, io mi sento così, in tutto e per tutto, una bambina al caldo e protetta da un abbraccio pelle-pelle. Quello fisico che cerco, da marzo, e quello che saprei riconoscere al buio. Lo stesso che, se chiudo gli occhi, se metto a tacere la mente e il cuore, riesco ancora a sentire addosso.
Sono negata per ago e filo. Non ho mai imparato a cucire ed ora non so come fare con i fili della mia vita.

Però, so attaccare bottone con le persone, rammendare ferite e ricucire rapporti. Vale come capacità sartoriale?
Un anno così difficile, ma che mi sta facendo scoprire Milena, il valore delle persone, quelle da tenere abbracciate, quelle da lasciarle andar via, ma tenendole agganciate sottopelle ogni giorno, e quelle dalle quali allontanarmi io, in punta di piedi, senza far rumore…
[…]
“Grandi eventi non sono preceduti da piccoli presagi. Quando accade un grande male, seguirà un grande bene”. 
Dal Gosho “Grande male e grande bene” (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, volume I, pag. 992)

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La mia vita in valigia

La mia vita in valigia.

Prendo una valigia leggera e salgo sul treno, carrozza meraviglia, lato finestrino, vicino all’imprevedibile. Ogni valigia che faccio è una storia in più da raccontare.

Ci sono viaggi che si fanno con un unico bagaglio: il cuore. Sono quelli più rumorosi, così vissuti e senza quelli io, oggi, non sarei qui – a raccontare.

Oggi ho fatto una valigia che non avrei voluto fare, ma è servita ...in questo 2022 di partenze, troppe senza ritorno. Ogni donna che ha finalmente capito il suo valore, ha raccolto le valigie del suo orgoglio, è salita sul volo della libertà poi atterra nella valle del cambiamento. Non si perde nulla, se ci si ascolta, se si impara.

La vita in valigia

“Partiamo?” mi dicesti – quelle rare volte – col cuore timoroso, mentre preparavo la valigia. E dentro c’erano così tanti sogni e una luce impacchettata con cura. Non importa se, poi, a partire sia sempre stata sola. Quel “partiamo?” mi ha regalato una valigia piena di sogni.
Io che amo partire, che ho sempre viaggiato il mondo, che con la valigia ho un rapporto intrigante ma, al tempo stesso, subisco la malinconia delle partenze, di chi parte da me senza sapere, a volte, se tornerà.  Se ci sarò – ad aspettare.

Della partenza mi piace il saluto dell’alba, l’odore delle valigie piene di vestiti e sogni, l’indugiare dei pensieri nei corridoi e nelle stanze di casa, sapendo che al ritorno saremo cambiati. Mi piace portare con me come unico bagaglio l’oro della fede nell’amore e nella poesia.

“Fai le valigie amore, andiamo nel futuro”

Oggi ho preparato una valigia piena di sogni, bloccata alla dogana.  E la frase più bella del film Blue Valentin mi trilla nella testa senza sosta “Fai le valigie amore, andiamo nel futuro” e… mi accarezza l’anima come se fossi la protagonista principale Cynthia “Cindy” Heller. Il  film si alterna, andando avanti ed indietro nel tempo tra il corteggiamento di Dean Pereira e Cindy e lo scioglimento del loro matrimonio diversi anni dopo. È stato acclamato dalla critica e la Williams (ndr, Cindy) è stata candidata sia all’Oscar che ai Golden Globe come migliore attrice, mentre Gosling (ndr, Dean) ha ricevuto una nomination ai Golden Globe come miglior attore.

Ogni valigia che faccio è una storia in più da raccontare

Sì, la mia vita in un trolley, ogni volta con tante storie da raccontare, da protagonista principale candidata all’Oscar. Almeno oggi.

Ormai, io e il mio Trolley siamo una Coppia di fatto.

Continuo, e continuerò, ad amare le valigie perché amano il viaggio, non solo intorno al mondo, ma anche intorno a un sogno. Come me. Irriducibile sognatrice, nonostante tutto. Eh già, tra bagagli di esperienza e valige di sogni, (non) ho finito tutto lo spazio!

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Il tempo è un’illusione

Il tempo è un’illusione, lo diceva Albert Einstein e gli do ragione.

C’è stato un tempo, prima dell’inizio del tempo? Non lo so, ma man mano che andiamo a ritroso, il tempo si avvicina a raggiungere il niente, ma non è mai stato il niente.

Il tempo – che gli uomini tentano di domare con gli orologi, fino a renderlo un automa – è per se stesso di natura vaga, imprevedibile e multiforme, tale che ognuno dei suoi punti può assumere la misura dell’atomo o dell’infinito.
Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo domanda, lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più. E’ passato del tempo, quanto e come, non so spiegarlo, a parole.

Noi due

Il tempo è illusione

E’ passato un anno, dove è successo di tutto in quel “tempo”, da quella corsa forsennata a 180 all’ora con una due posti con a bordo tre anime sospese.

Ore, da Genova a Modena, di speranza verso l’im-possibile, di dolore, di lacrime, di dover “lasciar andare”, di carezze, di spasmi, di sguardi struggenti, di stretta di mani, di guardarsi negli occhi e non trovarsi più nella gioia a tre, ma nel dolore dell’abbandono, della morte che bussava alle porte dei nostri cuori.

il ricordoMinou tubicina

Tu hai scelto, autoritaria qual eri, anche alla fine: quando e come arrivare, quando e come scivolare via, addosso a me, guardandoci negli occhi, un’ultima volta.

Quella corsa contro il “tempo”, beh, io non me la sono mai più scordata, ho impiegato tanto tempo per ritornare “a casa”, nella mia Modena, e l’ho fatto in treno (non in auto), nel tentativo di confondere “quel percorso autostradale verso la morte”.

E’ passato un anno senza di te, tenera e aristocratica Minou. Mi sono aggrappata così tanto ai ricordi, allo zio, ad una forza che credevo non sarebbe più tornata, ma è tornata giocoforza, eccome, ma per affrontare altre sfide.

Presi e MinouMinou giochino

Dopo di te, dietro l’angolo, anche lo zio mi ha lasciata. Come se, improvvisamente, volesse correre e nuotare veloce per raggiungerti. Infatti, i nostri nomi, “ Milena e Minou” sono state le sue ultime parole. Anzi, il tuo nome è stata la prima cosa che ha chiesto “in quel suo tempo”, di cinque mesi dopo.

Mai prima d’ora ho avuto così poco tempo per fare così tanto. Da sola.

Eravamo in due.

Poi in tre.

Poi, in due senza di te.                                       

Poi, in due, senza di te e senza lo zio.

E, infine, noi due, le emme rimaste a ricordare, ogni giorno, il profumo e il calore del nostro tempo.

Milady pre nominationMilady nomination

Oggi, lo so, ma è solo una conferma: la più grossa dimostrazione d’amore è il tempo dedicato, il resto sono parole.

La mia eredità è il tempo, il tempo dedicato a te, a noi tre, il tempo che mi avete dedicato, che siamo regalati. Il tempo di una “nuova vita”.

minou cuore di natalePresi e MiladyPresi e Minou

Il tempo, per tutto quel tempo, che mi hai insegnato a vivere in questa città, senza farmi sentirmi mai una solitaria emigrata. A riempire tanti vuoti di cuore… sempre in attesa di qualcosa di grande che dovesse succedere.

Minou freddoMinou Modena

Ed è successo, già, sì, un grande vuoto moltiplicato per due, ma anche il tempo della mia grande occasione di non deludervi, dell’attesa e della cura, nonostante questo tsunami del cuore, questo brutto scherzetto che mi avete riservato “così presto”.

Oggi il tempo è passato dappertutto, nelle stanze, nelle strade, negli alberi. L’unico posto dove non è passato è in quella nuvola lassù nel tramonto, che mi chiama allo stesso modo di quindici anni fa, di un anno fa, di sei mesi fa.

Minou dallo zioBaci

Oggi, quella nuvola lassù nel tramonto, è ancora la mia (doppia) stella cometa. E’ La mia promessa a te, a voi, di continuare il mio tempo “senza”, ma “con” rinnovata vita, riscoprendomi ogni giorno ‘mamma’ di vita, di qualcosa, di qualcuno, di una nuova Milena, anche in un anno troppo in salita

Quel tempo…sei ancora tu. Siete voi. Siamo noi.

Solo, s’è fatto tardi molto presto.

Minou in radaMinou a vela

Con amore piccola skipper,

la tua mamma

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Il rumore del silenzio

Il rumore del silenzio. Le parole si parlano, i silenzi si toccano. Troppo di tutto. Parole, suoni, voci, detti e non detti, confidenze mal con-divise.
Dolore e ferite. Ferite e dolore. Un vortice di sensazioni che fanno a pugni continuamente.
Non ci si abitua, si rinuncia a cambiare le cose.
Non esistono persone più coraggiose di altre, c’è solo chi affronta il dolore quando deve essere affrontato.

Il rumore del silenzio

Non c’è un solo modo di affrontare la solitudine, c’è chi si rinchiude in casa, chi si affeziona troppo agli animali, chi, infine, impara a conversare col silenzio .
Quante coppie sono unite dalla non scelta…
Quanti disequilibri reggono situazioni al limite…
Quante ferite ci fanno stare a galla…
 
In questo disordine sgraziato di vanterie ed esibizioni, di voci indiscrete che si sovrappongono, che ti rubano l’innocenza dello scambio, l’eleganza del silenzio, la delicatezza del ritrarsi, la forza del prendersi cura delle piccole cose.
Rarità.
S’impara.
Il rumore del silenzio

 

Chi siamo?

Quello che siamo svanisce col corpo, quello che siamo stati, invece, rimane custodito nei nostri cari. 
Ci si abitua alla solitudine e si dimentica di come la notte faccia meno paura se c’è qualcuno che ti respira accanto.
 
Presi minou e cielo aperto
Ci insegnano le equazioni, il “Cinque maggio” a memoria, i nomi dei sette re di Roma, e nessuno ci chiarisce come affrontare le paure, in che modo accettare le delusioni, dove trovare il coraggio per sostenere un dolore, come convivere con noi stessi e lo tsunami del cuore.
C’è il daimoku, per chi come me lo pratica. Quel suono, nam myho renge kyo, che è entrato nella mia via vent’anni fa e non se n’è più andato. Un cambiamento di vita, uno stile di vita, una scelta di vita.
 
“Una volta che abbiamo deciso di migliorare le cose, il nostro potenziale si espande illimitatamente e di fronte a noi si aprono nuove porte. Shin’ichi proseguì: Ogni volta che decidiamo di realizzare o di migliorare qualcosa, finiamo sicuramente per imbatterci in grossi ostacoli; oppure ci troviamo a dover risolvere numerose  contraddizioni. In realtà, il mondo è di per sé pieno di contraddizioni. Non abbiamo altra scelta che continuare ad avanzare giorno dopo giorno con saggezza e perseveranza”.                                            (Daisaku Ikeda, La Nuova Rivoluzione Umana, Vol.30, p.592).
 

Chi diventiamo?

Scegliere, lo so, è logorante, è una decisione forte, è un atto di fede e… chi riesce davvero a farlo fino in fondo? Se non ci si riesce, però, si diventa degli incompiuti.
Il rimorso, poi, è anche peggio. Ti sveglia ogni mattina, t’incateni a qualcosa e qualcuno, ogni volta che non scegli.
 
E poi? Che succede?
 
La vita va avanti e non si cura dei pezzi che lascia per strada.
Ecco perché mi sento così vicina a chi combatte ogni giorno per essere felice nonostante tutto.
E a chi non ci riesce, ma ci prova…
 
CalasettaCalasetta
 
E’ di notte che si percepisce meglio il frastuono del cuore, il ticchettio dell’ansia, il brusio dell’impossibile e il silenzio del mondo.
 
Non c’è mai un silenzio uguale a se stesso. Ci sono silenzi regolari e silenzi irregolari, silenzi pesanti e silenzi leggeri, silenzi limpidi e silenzi soffocati, silenzi oscuri e silenzi luminosi, silenzi spaventosi e silenzi felici, silenzi gelidi e silenzi empatici. Tu chiamali, se vuoi, si-len-zi d’autore. Un vocabolario dei silenzi non conterrebbe meno voci di un vocabolario delle parole.
Il mistero e la bellezza del silenzio è che non fa mai lo stesso rumore.
 
Riparto da qui, da lui – dal silenzio…

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Nankurunaisa: la cura del tempo

Nankurunaisa: la cura del tempo. Credo sia una delle parole più belle del mondo. E’ giapponese e significa “con il tempo si sistema tutto”.

Mi sono nascosta dietro un albero inseguita dalle mie ferite. Il signor Tempo si era fermato prima e mi guardava da lontano, come chi non avesse più la forza di corrermi dietro.

E oggi c’è chi guarda noi due. Una a proteggere l’altra. La cucciola pelosa, però, è così “drolla” – come ho imparato stasera da Sonia – che non sa neppure saltare ma, meno male, perché non ha istinti di fuga (ndr, beata lei) alle sue prime uscite di casa. Col tempo – anche Milady – si è conquistata la strada verso il cielo, la luna e le stelle.

Milady drollaMilady sui tetti

Nankurunaisa: la cura del tempo

C’è stato un tempo, prima dell’inizio del tempo? Non so, ma man mano che andiamo a ritroso, il tempo si avvicina a raggiungere il niente, eppure non è mai stato il niente. Mai prima d’ora abbiamo avuto così poco tempo per fare, elaborare, soffrire, sognare e desiderare così tanto. 

Il tempo è buon amico, il tempo è buon testimone, il tempo è denaro, il tempo è galantuomo, il tempo è gran medico, il tempo è una lima sorda, il tempo consuma ogni cosa, il tempo vola, ma nessuno ha veramente capito a cosa serva il tempo.

Il tempo

Il tempo è spesso puntuale nel farci capire molte cose in ritardo. Oggi, ho l’ora, ma non ho mai il tempo. Non più “quel tempo”. 

Non so come sono chiamati gli spazi tra i secondi, ma è in quegli spazi che il dolore picchia più forte quando si sente la mancanza di una persona.

Lo so, nella corsia del tempo non si può sorpassare né fare inversioni a U.

E allora? Riparate la ruota del mondo! Perché deve continuamente girare? Dove si trova la retromarcia?

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Emme come mamma: emme come maggio

Emme come mamma. La mia. Quanta strada, da quel lontano (…) 14 maggio 2007.  Quanti anni, quanti cammini, al buio, quante strade imboccate nel tentativo di ri-trovare la Via. Persa, ripresa, e sono ancora qui a cercare di ritrovarmi, rimettermi in careggiata, sai? Oggi, paradossalmente, più di allora.

Certe strade sanno dirlo meglio. Come certe persone. Come tu, mamma. Tu che conoscevi ogni angolo del mio cuore e della mia mente. A volte si percorrono strade che il cuore non capisce
e la mente non sa spiegare.
Ma l’anima lo sa.

Ogni tanto mi è successo di fare una svolta sbagliata ed uscire dal sentiero. Perdermi in qualcosa che amavo, che ho incontrato dopo di te, e il tuo vuoto, come un premio a riempire quel rumore di silenzi che hai lasciato. Non so cosa penseresti, oggi, di me, ma so che non mi sono mai fermata, ho continuato a correre anche quando non sapevo la direzione, eppure la tua bussola mi guidava, insieme alla mia fede buddista. La stessa che ho abbracciato vent’anni fa proprio a causa, o semplicemente, grazie a te, alla tua malattia e al mio instancabile spirito di ricerca.

Emme come mamma…

E…come Modena, quindici anni fa, senza di te. Da allora, la mia vita è cambiata, radicalmente: radici, terra, legami, spaesamenti. Tutto nuovo, tutto da riscrivere, tutto da reinventare per una figlia orfana di mamma ed emigrata.  Come se la tua scomparsa, così prematura, mi avesse permesso tutti gli incontri significativi che mi si sono “presentati” davanti.  Grandi amori, grandi riempimenti di cuore, quasi fossi sempre tu il mandante di tanto vuoto e tanta pienezza d’amore. Numeri che sembrano coincidenze. Anni che sanno come calpestarti la vita.

Minou, la mia bambina pelosa che mi ha accompagnata per oltre 13 anni.

Minou primo piano

Presi, il capitano con il quale ho percorso tanta strada, in questi ultimi 13 anni. Incontrarti per la prima volta all’angolo di quella strada, che sarebbe diventata (anche) casa mia,  è stata una dichiarazione di vita, una poesia mai letta, un’esplosione di colori, una scala appoggiata nel cielo, migliaia di fiori di campo appesi a ogni tua parola. Improvvisamente, non ero più sola. Non eravamo più soli. E, poi, sei arrivata tu, Milady, come regalo, ma siamo rimaste solo noi, alla fine. E tu, mamma, lo sapevi, vero?

Presi e Milady

Emme come maggio

Come ci arrivo a questa data di maggio? A questi quindici anni “senza mamma”? Ammaccata, sai? Non da ferma, però, ma sempre più orfana: di te, di Minou e di lui. Ci arrivo da Donna, più consapevole, di chi ero, di chi sono e di chi voglio e devo diventare per me stessa e per tutte le Emme del mio cuore. E, anche, per tutte le emme che verranno dopo di te, dopo di voi. Mi hai insegnato tante cose, che sono rimaste sempre con me. 

[…]

E’ cosa di un momento: io sono la strada e lascio dietro di me il viandante che ero e la distanza e l’affanno e l’incertezza, e ogni cosa è dentro la mia strada. Questa, è una di quelle.

Ho cercato di non barcollare; ho fatto passi falsi lungo il cammino. Tanti, troppi, sapessi. Ma ho imparato che solo dopo aver scalato una grande collina, uno scopre che ci sono molte altre colline da scalare e, non solo, anche montagne. Mi sono presa un momento, fatto di anni, per ammirare il panorama glorioso che mi circondava, per dare un’occhiata da dove ero venuta. Eppure, l’ho capito, eh già, posso riposarmi solo un momento, perché con la libertà arrivano le responsabilità e non voglio indugiare, il mio lungo cammino non è finito. Anche se, diciamocelo, questo nuovo anno e i miei “tanto attesi” cinquant’anni non me li aspettavo proprio così, eh…!

Capodanno 2022

Mi torna in mente Edoardo Bennato ...”Seconda stella a destra, questo è il cammino.. e poi dritto fino al mattino!”

La vita dovrebbe avere più svincoli,
piazzole delle meraviglia,
strade della felicità senza uscita,
baci ai caselli
e nessun limite alle possibilità.

Ti voglio bene mamma, grazie per tutta questa strada e quella che farò, faremo ancora…

Tua Milly

emme come mamma: emme come maggio

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World Cats 2022: la promessa mantenuta

World Cats 2022, la promessa mantenuta: l’esposizione internazionale felina torna a Genova, dopo due anni di pausa dettata dalla pandemia da Covid-19. Quattrocento gatti di tutte le razze insieme ai loro proprietari, provenienti da tutta Europa, sono arrivati all’Rds Stadium della Fiumara per disputare i Campionati Internazionali di Bellezza nelle giornate del 23 e 24 aprile. Un appuntamento gettonatissimo per gli amanti degli amici a quattro zampe, organizzato da World Cats e patrocinato dall’ANFI (Associazione Nazionale Felina Italiana).

mostra felinaworldcats2022

Più di trenta le razze in esposizione: dai giganti americani Maine Coon ai norvegesi delle foreste, dai Ragdolls agli American Curl con le orecchie a ricciolo, dai Kurilian Bobtail con le code a pon-pon ai Bengal con il mantello leopardato. E, ancora, i Sacri di Birmania dai piedini guantati e gli occhi di zaffiro, i morbidi British Shortair e gli Sphinx, più noti come gatti nudi o senza pelo, i Persiani dal lungo mantello, i Blu di Russia anche conosciuti come i gatti degli zar, i Siamesi e gli Orientali/Esotici, poi i Certosini dal mantello blu, che devono il loro nome ai monasteri francesi Chartreux.

WorldCats RDS

World Cats: la promessa

C’è un prima e un dopo. Poi, c’è un durante, quello che ti ritrovi ad attraversare, da sola, ma non da sola. Eppure, non come pensavo di arrivarci, in nome di quella “promessa”, a te. Chi ha mai fatto una statistica delle promesse non mantenute nel mondo? Nessuno, credo, ma sono sicuramente miliardi di miliardi. E alcune di quelle promesse non mantenute che fine hanno fatto? Ci sono arrivata in condizioni difficili, sei riuscito a lasciarmi senza parole e senza energie, dal 26 marzo, poi immobile dal 31, eppure ci eravamo promessi di partecipare, insieme, alla Mostra Felina con la nostra cucciola, First Milady Sguardi Dolci: il mio speciale regalo di compleanno.

milady baby Cagliari

E, allora, l’ho mantenuta, sai? Mi hai insegnato, a durissimo prezzo, che il tempo non lo decidiamo noi, rimandare si può, certo, ma alle volte, poi, è tardi. E, così, non per mettermi fretta, però la parola data andava, e va, mantenuta, entro questa vita. Entro questa data: 23 aprile 2022. Le promesse sono gli unici appuntamenti a cui non dovrei, e vorrei, mai mancare.

Presi con Milady

La mia prima volta alla Mostra Felina

Mi sono ritrovata, per la prima volta in vita mia, lì, ad una mostra felina, tra tanta gente, estranea, nel perimetro di uno dei tanti ampi rings rettangolari dove soggiornare insieme ai propri gatti, accudendoli personalmente (e non lasciandoli “in vetrina”). Tra allevatori, che sono diventati amici, accompagnata da chi ha aiutato – Milady – a venire alla luce, Sonia Fenu, e sostenuta anche da chi non c’era, ma c’era: Martina PintusBoi, la mamma umana di Gomez, il suo papà. Non ero sola, eppure così orfana. A superare il controllo dei medici veterinari, l’esame e la valutazione dei Giudici di Gara, esperti che sono autorizzati dalla Fife (Federation International Féline), organizzazione mondiale alla quale aderisce l’ANFI.

expo giuria

Un sabato speciale a Genova

Milady, che proprio sabato ha compiuto sei mesi, entrava, per la prima volta, insieme a me, in quel circuito di bellezza, competizione, di spaesamento, dopo aver perso “lo zio”, ma era come se ne avesse sempre fatto parte, nella sua compostezza, dolcezza, nei suoi “sguardi dolci”, nel suo cercarmi, continuamente e io, di riflesso, così attenta a proteggerla. Gare e competizioni che si sono tradotte nella valutazione estetica dei soggetti in base allo standard di razza. Gatti presentati ai giudici da esperti assistenti, gli stewards, che sapevano come tenerli in braccio, valorizzando le loro caratteristiche.

Milady dal giudice MantovaniMilady e il giudice 2

L’emozione di accompagnarla era tale e tanta che non ho saputo realizzare a cosa stessi andando incontro, se non alla fine. Ho incontrato il giudice Gianfranco Mantovani, negli occhi e attraverso la sua scrupolosa valutazione, ricca di apprezzamenti e di note di colore, e lì ho capito che non sarebbe stato un attimo qualsiasi, per Milady, per me. Per noi. Tu, ancora una volta, c’hai messo la zampino, eri con noi, eccome.

Giudizio MiladyGiudizio Milady 2Milady a giudizio

Milady si è aggiudicata la nomination per il BEST IN SHOW e una bellissima coccarda gialla a testimoniare la sua bellezza e tutte le altre qualità promettenti.

Best in Show, la finale

Dopo le selezioni, i migliori soggetti hanno sfilato per il Best in Show, la gara più emozionante, quella che porta alla votazione del gatto più bello di tutta l’esposizione. E’ lì, in quel tanto atteso momento, dove vengono spiegate le caratteristiche delle varie razze, raccontate sia la storia che le leggende legate ad ogni singola razza oltre alla distribuzione dei premi ai migliori soggetti qualificati nei due giorni.

milady fronte e mile retroMilady pre nomination

E Milady? E’ arrivata in finale, ha “gareggiato” con i gatti più belli d’Italia e d’Europa, e ha dimostrato, ancora una volta, quanto la cura, l’amore, la bellezza, i legami che sono cresciuti con lei, possono fare la differenza. La sua nomination, dunque, va allo zio Pino, a te Presi, che l’hai voluta, amata e viziata fin da subito, per soli due mesi, dal suo arrivo, ma saresti stato così fiero di lei. Di noi. Ti saresti commosso, di nascosto, al riparo da tutto e tutti, ma oggi le mie lacrime, le mie emozioni, la mia gioia, mista al vuoto della tua assenza, facevano così rumore che sono arrivate a raggiungerti, ovunque tu sia: mare, vento, sole, capricci e sorrisi.

milady nominata

Grazie a…

I ringraziamenti sono tanti, e a più persone. A Franco Ballari, che mi ha insegnato “al momento giusto” quel tocco magico in più sulla cura estetica, offrendomi qualche minuto del suo tempo, stimolandomi ad imparare, a Tatiana Motolese, alla sua disponibilità e fiducia, pur in quella telefonata ‘movimentata’, all’ultimo momento, a Sonia, che ha sfidato e vinto su se stessa per esserci e accompagnarmi, a Daniela, la cui voce e il cui sostegno mi accompagnano, da mesi, in questo mio percorso “in salita”, ai deliziosi addobbi sardi ‘salvavita’ di Marcella Flore, a chi ci ha offerto un passaggio sotto la pioggia, alla pazienza e gentilezza del mio amico Vittorio Santi, che è sempre “sul pezzo”, al bellissimo scatto di copertina di Francesco Spadafora, all’allevatrice piemontese, Franca, che ha saputo, con empatia e discrezione, incontrare i miei occhi e leggerci dentro tutte le lettere dell’alfabeto – anche quelle mute -, al sorriso e alla gioia di Maria, che ho incontrato sotto il diluvio, la sera, per donarle cibo per i gatti della sua oasi felina. 

milady stanca

A Milady, soprattutto a lei, che si è meritata ogni emozione che mi ha fatto provare. A te, che sei la mia eredità vivente, una meravigliosa e promettente vita da crescere tra le mie mani. E, dulcis, anche a me, alla forza che ho dovuto far emergere per essere presente, il più possibile, tra lacrime, malinconia, debolezze e quel sorriso ‘finale’ che sei riuscita a strapparmi. Ci sono delusioni e ferite che ti scaraventano fuori dal corpo, dalla ragione, dal mondo, dall’universo, dalla vita. Poi arriva la forza. Non sai da dove, ma arriva. E ti risolleva.

Presi, che dire? Grazie per aver trovato il modo di esserci, nella tua unicità, che continua a manifestarsi in altre forme…

Presi e MiladyMilady dopo Expo

Le promesse

Poi, ci sono le promesse…

I per sempre me li ricordo benissimo.
Sanno di cielo e promesse e occhi che ti guardano.

Forse il carattere è ciò che si forma in un tardo pomeriggio, quando la delusione ha riempito le nostre mani di specchi infranti, ore perdute e promesse mai avverate. Come quel tardo pomeriggio, del 26 marzo, in cui mi hai salutato, uscendo da casa, con la promessa di raggiungerci più tardi e…

Tu e le tue promesse, con te stesso e con me, andavate d’accordo, oh sì, anche se il ritmo non ha giocato a nostro favore nel tempo né, diciamo, alla fine… Eppure, quelle che potevi mantenere, beh, le hai sempre promesse per onorarle.

Però, io lo ricordo ancora quel modo che avevi di metter le tue promesse intorno alle mie, faceva, e  fa, venir voglia di rimanere incastrati per sempre.

Ogni mattina, guardo l’orizzonte all’alba, e se il sole mantiene la sua promessa, mantengo la mia.

Questa è la mia. Questa è quella di Milady.

Per te, capitano, con tutto il nostro amore, 

Milena e Milady

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Buon vento capitano. Presi, e adesso?

Caro Presi, vi sono al mondo famiglie di ogni sorta, ma non vi è mai una famiglia uguale all’altra.

Noi eravamo unici perché ci siamo scelti, da subito.

Tredici anni di vite, insieme, porta a porta, ogni giorno, mondi condivisi, amici, famiglie, lavoro e affetti comuni. Emigrata, orfana di mamma, e tu hai riempito ogni vuoto e ricoperto tutti i ruoli possibili.

Presi e i nostri mondi

Un compagno, un amico, un maestro, una guida, un faro nella notte in mare aperto con l’onda lunga, lo zio perfetto dei nostri amori felini. Un confidente, l’esempio migliore di Uomo che io abbia mai avuto la fortuna di conoscere e amare. Che privilegio!

MinouPresi e MiladyMinou primo piano

Presi e adesso?

Ognuno di noi corre da solo verso l’amore,
da solo verso i sogni e le delusioni.
Ma se la famiglia – anche solo per un tratto – corre insieme,
tutto è più facile.

E adesso mi hai lasciata a correre da sola…ne sarò capace? Non lo so…

Mi ritrovo aggrappata all’abitudine come ad uno scoglio, quando invece dovrei staccarmi e tuffarmi in mare. E vivere. Una vita completamente senza di te (…).

Non ti ho mai visto arreso. Sempre pronto a cavalcare l’onda.

Non ho mai visto le onde arrendersi, anche per questo amo, amavamo il mare.

E tu? Sempre a vedere la luce nel buio. Sempre a vedere e a non voler vedere, ma era pur sempre la prospettiva di vita più affine a te, di fatto.

A te che mi ha permesso di conoscere e scoprire Genova, oltre il mio campo ristretto ai due vicoli di casa/lavoro.

A te che mi ha preso, sempre, per mano, dicendomi “andrà tutto bene, ci sono io. Siamo una famiglia!”

A te che mi ha donato il tuo mondo, i tuoi mondi, mi hai fatto scoprire la tua terra e il tuo mare, facendomi sempre sentire parte di essi, con tutte le tue sfaccettature e contraddizioni.

A te che, anche quando non capivi i miei sogni, promettevi di esserci, sempre, accanto a me, così com’eri.

Noi che, in questi ultimi difficili anni, siamo stati davvero l’uno la spalla dell’altro.

A te che mi hai fatto un regalo unico, a sorpresa, per i miei 50 anni: una nuova vita da crescere, insieme, lasciandomi, oggi, il compito di farlo da sola.

Presi con MiladyPresi e MiladyTempo di compleanni: le emme del cuore

A te che sei caduto, sempre, in piedi, sognando. Come l’ultima volta che sei uscito da casa e non sei più tornato. E da dove? Nello stesso punto dei vicoli dove la mia vita genovese è iniziata quindici anni fa e tu, in gran stile, sei uscita dalla scena. Un caso? Le tue ultime parole, prima di uscire ” Vado a far due passi, mi accompagni o mi raggiungi dopo: sushi, stasera”? E ti ho raggiunto, sì, ma dove non potevi più sentire e vedere tutti i suoni e i colori del mondo (forse…), ma ho continuato a stringerti la mano sentendo la tua muoversi. Fino alla fine…

A te che mi hai fatto amare e “sentire” il mare, quello vero, mai da turista. 

Sì, perché lo senti il rumore del mare,
quella voce riconoscibile che si infrange sulla riva.
Te la spiega in un attimo, la vita.

Poche persone sono capaci di venirti a cercare dove sei veramente. Per questo amo il suono delle onde. Loro sanno sempre dove sei.

Tu eri come le onde. Sapevi cercarmi dove ero veramente, e mi aiutavi, sempre, a trovarmi.

A te che, come me, amavi i bambini, gli animali, i viaggi e i sogni…

A te ,così sempre pubblico, ma gelosamente attaccato al tuo “viver lontano dai riflettori”.

Presi, il bambino

Grazie Presi, grazie Pepè per l’immensità di un legame di cui non si può scrivere, ma solo vivere, per sentirsi davvero vivi, completi e migliori. Io, umilmente, ti regalo qualche getto d’inchiostro, in punta di piedi, solo per scrivere l’ultima lettera, ma non l’ultima. Ma, Presi, non potevo non scrivere di te, di noi, sebbene sia stato il racconto più difficile della mia vita…

Questo mi hai insegnato tu. Cos’è la famiglia.

Presi minou e cielo aperto

Tutto questo sei tu e rimarrai tu.

Questo siamo Noi.

Buon vento capitano

Mi chiedo, però, chi conforta il mare quando è in burrasca
e le sirene cercano un rifugio in qualche faro abbandonato.

Sopravviverti, non sarà affatto facile, lo sai?! Il corpo da una parte, il cuore da un’altra. Senza testa. In mezzo il vuoto. Ecco, la mancanza deve essere quella cosa qui.

Il vuoto non è vuoto. È pieno di rimpianti, amori finiti, lacrime, rabbia, paure, incubi, tramonti bruciati, follia, confusione, discussioni inutili, di cose dette non dette, scritte e non scritte, ansia e braccia tese aggrappate a un amore che non c’è più.

Chissà di cosa è fatto questo vuoto per essere così denso?!

Adesso, vestiti di cielo e stupore.

Ti porto al mare.

pepè marePresi ti porto al mare

Buon vento capitano del mio cuore, nuota libero da tutto e tutti e fai tanta strada, ancora, oltre ogni confine…

Con immenso amore,

Milena, Minou e Milady

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Tempo di compleanni: le emme del cuore

Tempo di…

Tempo nella perdita. 

Tempo per recuperare.

Tempo di traguardi.

Tempo di bilancio.

Tempo per ricevere.

Tempo di regali.

Tempo di notizie.

Tempo di uragani.

Tempo di compleanni.

Tempo di Capodanno.

Quanta vita, e morte, scorre nel tempo?

Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo domanda, lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più.

Il tempo non va misurato in ore e minuti, ma in trasformazioni. Non a caso, nella teoria della relatività non esiste un unico tempo assoluto, ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo.

Una volta a Stephen Hawking chiesero: “C’è stato un tempo, prima dell’inizio del tempo?” Rispose: “Man mano che andiamo a ritroso, il tempo si avvicina a raggiungere il niente, ma non è mai stato il niente”.

Il tempo è buon amico, il tempo è buon testimone, il tempo è galantuomo, il tempo è gran medico, il tempo è una lima sorda, il tempo consuma ogni cosa, il tempo vola, ma nessuno ha veramente capito a cosa serva il tempo.

Il tempo è spesso puntuale nel farci capire molte cose in ritardo. Io – confesso – ho capito più cose in questi ultimi quattro mesi che in cinquanta anni di vita.

Le ho capite in ritardo, sì, e pagando un duro prezzo. Perdendo dei pezzi per strada, acquisendone altri, di consapevolezza, e la strada è ancora in salita, sono sempre più “nelle curve”, sulle montagne russe nel cuore.

E’ passato un anno, dalla prima pagina di questo blog e del canale social. Nato in due, dalla mia voglia di mettermi in discussione, a tutto tondo, nel lavoro così come nel privato. Le due viaggiatrici nomade, zingare e solitarie il cui nome  inizia per Emme: Milena e Minou.

Dieci mesi di me, di noi, a raccontare storie, viaggi, curiosità e spremute di cuore in cerca di altri viaggiatori, lettori e innamorati della vita come eravamo noi. Così rimaniamo, anche nel tempo.

 

Minou primo piano

Le emme del cuore

Poi, mi sono ritrovata sola, senza la emme del mio cuore: Minou.

Un anno pieno di vita, di dolore nella perdita, di sfida a guardare in alto e in avanti, lottando col tempo. Poi, ti ritrovi sola ad imparare la ruota del mondo! E ti trilla nella mente e nel cuore la stessa domanda:” Perché deve continuamente girare al contrario? Dove si trova la retromarcia?”

Ecco, potendo, azionerei la retromarcia per fermare il tempo: prima di aprile, ottobre e dicembre. Mesi di macigni sul cuore, continui tsunami che non ne vogliono sapere di concedermi una “sana tregua”.

Ma, si sa, nella corsia del tempo non si può sorpassare né fare inversioni a U. Bisogna “stare” nel tempo.

Non so come sono chiamati gli spazi tra i secondi,  ma è in quegli spazi che il dolore picchia più forte quando si sente la mancanza di una persona, la paura di una notizia che ti cambia la vita, o ti rimette a nudo, quando già stavi cercando di riprenderti.

Baci

Oggi il tempo è passato dappertutto, nelle stanze, nelle strade, negli alberi, nel mio diverso modo di scrivere e vivere. L’unico posto dove non è passato è in quella nuvola lassù nel tramonto, che mi chiama allo stesso di quattordici anni fa, quando sei arrivata tu, Minou, ma che ora si affaccia al mio cuore, in casa mia, con un’altra Emme.

E da due, poi una, ecco che torniamo ad essere tre, su queste pagine, nel mio cuore, nella mia vita.

Ti ho visto appena nata, avevi pochi giorni di vita, e i miei occhi ti hanno “scelta”, ma il mio cuore non era libero. Non lo è neppure oggi, ma sto facendo spazio. Quanti legami di cuore, sensibili e comprensivi, mi hanno portato a te e a chi ti ha allevato con tanto amore e dedizione: Sonia Fenu. Quanti mi hanno sostenuta, spronata ad aprirmi ad accogliere una nuova vita, ma io ancora troppo “ferita” per provare ad amare, a farmi amare.

Sonia Fenu Sguardi Dolci

Tutto è partito da Pier Luigi e Cristina, per passare da Sarina e, per finire, a Sonia: incontri significativi che hanno saputo lenire, un pochino, giorno dopo giorno, il rumore molesto del mio cuore. Sonia mi ha reso partecipe, ogni giorno, mattina e sera, della vita delle sue creature magiche, quali sono i gatti, dell’ultima cucciolata. Un racconto di bordo, giornaliero, dalla mia isola del cuore, la Sardegna, fin dentro casa mia, in Liguria.

Sonia e Milady

Poi, sono entrata io in casa loro, alla scoperta della vita quotidiana e familiare di Sguardi Dolci Cattery , e sono stati tre giorni veloci, intensi, di emozioni conflittuali, di amore e di paura d’amare. Non avevo mai toccato con mano, così da vicino, la vita di un allevatore, non avevo mai visto tutto l’impegno, di energie ed economico, l’amore, la dedizione, le cure, le ansie, e le gioie di cui è fatta la vita, dal suo primo affaccio alla vita. Gli occhietti, da chiusi ad aperti, i primi passi, la tenerezza dei cuccioli e con la mamma, i video, l’attesa di quelle immagini che diventavano sempre più familiari, la vita che cresceva di pari passo con quella di chi, dall’altra parte, li osservava ‘a distanza’. Ho vissuto la loro evoluzione, ogni giorno, e sono cresciuta con loro. Anche il mio dolore si è nutrito di tutta quella vita.

Sonia e Milena

Sono stati tre mesi d’amore, di coccole, di respiro, di rifugio, di cose da imparare, di vita imparata, di “cose da sapere”, e che non sapevo. Dietro alla selezione della razza, c’è tanto amore, tanta passione e voglia di vita, da donare più che da “vendere”. Dietro ad ognuno di quei cuccioli dagli “sguardi dolci” c’è tutta la passione che la vita e l’amore  richiedono. A me, quei giorni, questi tre mesi, spesso, hanno salvato da quel buco nero, del lutto, che non se n’è andato, non se ne andrà mai, ma oggi posso dire che una sferzata di aria di primavera, profumata, soffice e invadente, è entrata nel mio “gelido” inverno, nel mese più freddo dell’anno, quello del mio compleanno: gennaio.

Milady Sonia Milena

Tempo di compleanni

Il 16 gennaio è stato un tempo speciale, una data sul calendario che non scorderò mai, al tempo della Covid-19, ancora distanziati, un tempo di miei compleanni: un anno del mio blog, e i primi 50 anni di vita. E, non sono mancate le sorprese, ma lo avrei scoperto più tardi.

Il 29 gennaio sei arrivata tu, dopo un lunghissimo viaggio, viaggiando in aereo, in pullman, in treno e, per finire, in taxi in direzione della tua nuova casa, delle tue nuove case: mia e dello zio. Solo ora, diciamo, riesco a trovare il “tempo giusto” per scriverne.

Milady sguardi dolci

E il triangolo magico, ancora una volta, è scandito dalle Emme. Emme come Milady. E’ passata una settimana, sei arrivata nel bel mezzo di un uragano, lo stesso che avevo già sperimentato quando arrivò la tua sorellina: Minou.

Sei arrivata tu, da lontano, ci stiamo conoscendo, ci siamo scelte? Forse. Ci stiamo misurando, credo, da dove partiamo. Ma oggi, posso dirlo, sei un centrifugato di tenerezza, dolcezza, intelligenza, un terremoto vivo di vita, però. La casa in disordine, ma più “accesa”. Hai stravolto i miei ritmi, le mie abitudini, tre mesi dopo. Sei una creatura speciale che non si spegne neppure mentre dorme, esattamente come chi scrive. Sei sensibile e timorosa. Sei rumorosa, ma non t’imponi sulla scena, un po’ come chi ti ha accolto in casa. Assomigli così tanto alla tua “sorellina” e a me. Oggi posso presentarti per come sei: il mio regalo di compleanno, dei miei primi 50 anni. E chi c’ha messo lo zampino se non lo zio?!

 

Hai portato nuova vita, faremo un po’ di strada insieme, per quanto tempo? Non lo so, a lungo, magari, ma oggi è un altro tempo. Il nostro tempo, insieme, ad imparare ad amarci da zingare. E, come mi ha scritto Sarina: “la gattina farà il suo mestiere e troverà la porta da sola, tu imponiti solo di accudirla. Non devi metterci il cuore o la testa. Solo le mani e il respiro. Perché lei farà il resto”. Queste parole sono state il mio balsamo, in quel profondo giorno di “spaesamento”. 

Sarebbe bello riuscire a riempire almeno un giorno. Riempirlo di opere e brividi e dettagli, senza lasciare fuori neanche un minuto o un secondo. Chissà come tremerebbe il tempo a vederci così forti.

Forse, il tempo è troppo lento per coloro che aspettano, troppo rapido per coloro che temono, troppo lungo per coloro che soffrono, troppo breve per coloro che gioiscono, ma per coloro che amano il tempo è eternità. L’amore non può essere congelato nel freezer del lutto, l’amore può e deve continuare, in modo diverso, con chi arriva nella tua vita, accanto a chi se ne va.

Il paradosso del donare il proprio tempo e amore ad un altro: regali un pezzo della tua vita che non sarà più tuo,
ma che proprio per questo non andrà perduto.

E’ questo che ho imparato da Minou, dallo zio, da Sonia, da Milady, che sto imparando da me in questo viaggio in “solitaria” abbracciando chi arriva

E tante altre “presenze d’amore” mi hanno portata fin qui. Una sorta di famiglia allargata nata dal ritrovarsi, ancora una volta, orfana. Alcuni sapranno riconoscersi in questo racconto…

Milady

Il tempo sistema tutto

Nankurunaisa.
Credo sia una delle parole più belle del mondo.
E’ giapponese e significa “con il tempo si sistema tutto”.

Il tempo, a volte, sembra che non passi, è come una rondine che fa il nido sulla grondaia, esce ed entra, va e viene, ma sempre sotto i nostri occhi.

Il tempo si muove in una direzione, i ricordi in un’altra. 

Benvenuta First Milady Sguardi Dolci, in questo nuovo viaggio insieme. Milady, questo è il nome che, alla fine, ho scelto per te, in con-divisione, e sei un po’ come la rondine che annuncia la primavera “dentro casa”. Una nuova direzione che, allo stesso tempo, cavalca l’onda dei ricordi. Il tempo è un assassino e porta via con sé ogni nostro secondo. E ha sempre un alibi. Lui non c’era dove eravamo noi, esisteva in qualche altro luogo.

Milady regina

Oggi, in questo tempo, però, TU sei il mio regalo del cuore in questo mezzo secolo di vita, in mare aperto e con l’onda lunga, ma scriveremo altre pagine, un anno dopo. Insieme. Ci stai?

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