Che severi allenatori questi ultimi! Per questo 2023 che se ne va, solo una cosa c’è da dire: “Bye bye”. Al 2024 che arriva invece direi: “Comportati bene e non fare come il 2023 (e 2021 e 2022)”.
Per questo nuovo anno mi auguro ponti, vertigini e orizzonti. E…di ricominciare, che verbo difficile e, al tempo stesso, intrigante.
Caro 2024, ora tocca a te…
Sono nata a Modena, correva l’anno 1972, modenese da generazioni (e me ne vanto), ma ligure di adozione dal 2007. La mia Genova, un po’ matrigna. Ti respinge, ma poi ti ama… Ho sempre sognato di fare la scrittrice: ero convinta che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo. Reporter di viaggi e inviata stampa, per vent’anni, esclusivamente sulla carta stampata, tra premi letterari e il profumo di qualche libro a mia firma. E poi? Un balzo sul digitale, nell’anno bisestile e, dulcis, al tempo del Coronavirus. Amante viscerale degli animali, della natura, del mare, dell’avventura, del viaggiare al di là dei confini del mappamondo per raccontare i veri luoghi e la vera vita della gente del mondo. Appassionata di comunicazione, letteratura di viaggio, sociale, cronaca di vita, fotografia, musica e libri. E di racconti, di storie, di tante storie da raccontare…
Il mio giorno zero. Esiste per tutti un giorno zero? Sì, quello in cui non si vince, non si perde, ma si riparte. Il numero dopo lo zero è sempre un inizio, anche dopo la fine di qualcosa. Un andare daccapo. Negli inizi si è vergini, non si può partire sconfitti e, se succede, beh, è più quella fastidiosa vocina sabotante che s’impone su tutto, e non il tutto. Ci si allontana da qualcosa, da qualcuno, da chi non resta, da chi non c’è mai stato, ma ti sei aggrappato all’idea ci fosse per farti tornare meglio i conti nel cuore. E così lo chiamano “il giorno zero” quella volontà di mettere un punto, respirare profondamente e ripartire, ripartire dal nulla, senza passato, senza futuro, senza la zavorra di tutti i tuoi errori e quelli che gli altri ti hanno scaricato addosso, senza niente.
Mi ha investito come un treno il mio personalissimo giorno zero, quello che convenzionalmente ho usato per ripartire. Ogni giorno zero di solito è preceduto da giorni con i numeri relativi, negativi, che ti hanno tolto qualcosa: la famiglia, un amore, un amico, più d’uno, un lavoro, una città, l’autostima, la bellezza di essere ciò che sei. Tocca reinventarsi, cambiare, trasformarsi, crescere improvvisamente e sapersi arrampicare ovunque per salvarsi. Bisogna voltar le spalle a ciò che viene prima di quel giorno per essere viva, possibilista, speciale per te, nuova, davvero me stessa. A volte, capita, che il giorno zero sia più neutro, più bizzarro e senza troppo carico sentimentale, ma non a me. A me non succede mai quel condono emotivo.
Quel giorno è stato il mio compleanno, il 16 gennaio, a due anni di vita dalla nascita del blog ma, soprattutto, il primo senza lui, senza quel noi. Ma con lei. Milady, il tuo regalo, anno dopo anno.
[…] Senza loro. Quel tempo di bilanci a cui non si può sfuggire. Un crocevia di tanti nodi e ferite che si sono riuniti tutti lì, insieme, facendo tanto rumore. E poi è arrivato quel messaggio vocale di un’anima spirituale e antica, tra i tanti, ma diverso dai tanti, a restituirmi il senso di quello che stavo vivendo e, in un qualche modo, ad ispirare “le fil rouge” di questo racconto postumo, che riproduco, in parole, per renderne lo spessore “Il tuo tempo è ancora lungo. Si sta dilatando. Non sono 51 anni, ma oggi è il tuo primo anno di vita! Che tu possa viverla anche per Pino, con gioia. Ritrovare quella morbidezza e leggerezza. ..E’ tutto da scrivere il tuo futuro, ti voglio bene, Millina. Buon compleanno, Millina: io ci sono!”.
Grazie Silvia, anche per la tua paziente attesa e le tue puntuali ‘comparse’, perché, sì, oggi quelle parole hanno lo stesso effetto solo “dilatato”, già… Alla fine, ho capito, sulla mia pelle, che c’è chi rimane in silenzio e in attesa dei tempi giusti, dandoti tempo, e c’è chi scivola via perché non ha tempo di concedere tempo, sta sempre a rincorrere e rimandare il tempo in attesa di qualcosa che può sempre accadere…un giorno, finché non si raggiunge il proprio “giorno”.
Tutti i numeri uno sarebbero minuscoli, se dietro non ci fossero le code osannanti di zeri. L’umiltà dello zero, si accontenta del fascino del non essere, del suo mistero vuoto, mentre i numeri si affannano per crescere e farsi notare.
Amo chi sa ripartire da zero. Consapevole che in quel momento lo zero è maggiore di qualsiasi altra cifra. Anche quando senti di valere zero, ti diranno che vali zero, ricorda che lo zero viene prima di tutti gli altri numeri. Siccome lo zero è “il nulla”, allora il doppio zero indica “il tutto”. Ecco, mi piace ripartire da qui. E puntando a “chiudere” quel cerchio con amore, libertà e leggerezza, presto. Nella tua terra. A primavera.
Dallo zero in poi conti all’infinito.
Per fare il contrario non sai da dove cominciare.
Basterebbe solo questo a mostrare tutta la fragilità e la bellezza del cuore.
Sono nata a Modena, correva l’anno 1972, modenese da generazioni (e me ne vanto), ma ligure di adozione dal 2007. La mia Genova, un po’ matrigna. Ti respinge, ma poi ti ama… Ho sempre sognato di fare la scrittrice: ero convinta che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo. Reporter di viaggi e inviata stampa, per vent’anni, esclusivamente sulla carta stampata, tra premi letterari e il profumo di qualche libro a mia firma. E poi? Un balzo sul digitale, nell’anno bisestile e, dulcis, al tempo del Coronavirus. Amante viscerale degli animali, della natura, del mare, dell’avventura, del viaggiare al di là dei confini del mappamondo per raccontare i veri luoghi e la vera vita della gente del mondo. Appassionata di comunicazione, letteratura di viaggio, sociale, cronaca di vita, fotografia, musica e libri. E di racconti, di storie, di tante storie da raccontare…
Capodanno 2023: un altro giro di giostra. Che si porta via un 2022 difficile, in salita, dove tutto quello che poteva accadere è accaduto e… dopo un finale di 2021 già così amaro.
C’era un prima, fino al 2021. Era davvero una splendida giostra. C’era il movimento, il vuoto, la paura, la felicità. E c’era la vertigine di guardare nei tuoi occhi. Le vecchie e familiari giostre, con le criniere dei cavalli che sembrano troppo vere, mi hanno insegnato quanto possa essere esaltante girare in tondo.
Mi hai invitato a un ballo sulla luna, due giri di bollicine, tre spettacoli di magia, quattro passi con gli unicorni, cinque mostre d’arte, sei tramonti, sette giri di giostra, otto fughe in un bosco e diecimila risate. Come potevo dire di no? Quanti anni di tradizioni, abitudini, ricordi, viaggi, casa, famiglia, regali da scartare, simpatici siparietti sul cosa fare e non fare, cosa preparare per cena, compleanni da organizzare [n.d.r. immancabilmente io perché non tu amavi festeggiare, salvo quella tua festa di compleanno a sorpresa, alla vigilia del lockdown, che ti commosse così tanto da rendere visibili a tutti i tuoi occhi umidi: sbam, c’ero riuscita, almeno una volta, a sorprenderti!], gite in auto “senza tetto”, sorprese, di abbracci, qualcuno da chiamare tra partenze e arrivi, quel senso di “case aperte”, quella magia di Natale tutto l’anno. Oggi, c’è in quello che immagino qualcosa che non riesco a vedere. Che fa la magia di quello che immagino. Mai come ora sento che la nazione più forte sulla terra, oltre a noi, è la tua imagi-nazione. Un nuovo inizio senza giorni di te e di me, di noi. Senza chi sapeva essere Presenza e farti sentire importante, ogni giorno.
Un giro di giostra con un solo gettone. Puoi urlare, piangere, ridere, emozionarti e aver paura. Ma goditelo a fondo così come l’amore. Perché, sì, innamorarsi è come essere su un ottovolante che sale soltanto. E ci sono delle salite che ti sparano verso le stelle con tutta la loro forza centrifuga. Ho pagato infiniti giri sulla giostra della vita e, ora, dopo aver visto che ruota sempre e solo in tondo, vorrei davvero poter scendere, per un attimo. Tregua. Questa vita, oggi, assomiglia ad una gigantesca giostra in cui non si vede mai il giostraio (tu), quelli che girano sui cavallucci strillano, illudendosi di essere bimbi (io).
Facciamolo un ultimo giro di giostra, così da guardare dall’alto tutte le nostre sterili corse e le nostre piccolezze, e sfiorare le nuvole, senza finire “mai” i gettoni. Sentirmi, ancora, come al Luna Park. Odore di caramelle e zucchero filato. La mia pelle che vibra sulle giostre. E certi sorrisi al sapore di un “Ti Vorrei Ancora Qui”. E’ stata una prova durissima percorrere, da sola, il 2022 e, forse, anche scrivere nuove pagine dell’anno che verrà. Per il 2023 ci vorrebbe un’epidemia d’amore.
Come quelle giostre spericolate che ti fanno paura, ma ti sfidi e ci vai. E poi non vorresti più scendere, da quel carosello di emozioni, da quell’ultima sera.
L’ultima sera
L’ultima storia,
l’ultimo luna Park…
E tu che sogni
Mentre la giostra va…
(Renato Zero)
Sono nata a Modena, correva l’anno 1972, modenese da generazioni (e me ne vanto), ma ligure di adozione dal 2007. La mia Genova, un po’ matrigna. Ti respinge, ma poi ti ama… Ho sempre sognato di fare la scrittrice: ero convinta che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo. Reporter di viaggi e inviata stampa, per vent’anni, esclusivamente sulla carta stampata, tra premi letterari e il profumo di qualche libro a mia firma. E poi? Un balzo sul digitale, nell’anno bisestile e, dulcis, al tempo del Coronavirus. Amante viscerale degli animali, della natura, del mare, dell’avventura, del viaggiare al di là dei confini del mappamondo per raccontare i veri luoghi e la vera vita della gente del mondo. Appassionata di comunicazione, letteratura di viaggio, sociale, cronaca di vita, fotografia, musica e libri. E di racconti, di storie, di tante storie da raccontare…
Capodanno. Un nuovo Capodanno. Cosa ho fatto a Capodanno? Ho chiuso senza salvare. Il mio bilancio di fine anno non è stato approvato.
E’ stato un anno in salita, il 2021, fin da Capodanno. Di notizie urticanti, difficili, di cambia-menti, di progetti saltati, di malattie nella mia famiglia, di legami e amori complicati, ma sempre educativi, di quelli che sanno insegnarti qualcosa anche quando “sulla carta” senti di aver perso, di rincorse contro il tempo, per fermare il tempo. Di viaggi e traversate in solitaria, di cammini a due, ma non due. Di salvataggi disperati, di illusioni che profumavano, sempre, di realtà. Un anno di perdite: del cuore e fisiche. Un anno dove la morte, quella che più temevo, di lei, ha bussato alla mia porta fino a sfondarla. Un anno di tempeste, di temporali, di fulmini a ciel sereno e di tsunami. Quelli che che fendono il cielo, mandando in frammenti anche il più silenzioso e mite dei silenzi. Un anno di rivoluzione del cuore, di movimenti, di determinazioni così potenti da andar incontro alla violenza dell’Universo quando non si ha paura di essere coerenti, ogni giorno. Un anno di incontri, di legami, intensi e veloci, tutti o quasi balsami d’amore, anche quando nati e abortiti sul nascere o quasi. Un anno dove ho imparato a consolidare ciò che c’era, realmente, e si è spezzato, naturalmente, ciò che non “serviva” più consentendo – mi piace crederlo – ad ognuno di seguire i propri cammini, senza rancore o giudizio, ma nella piena consapevolezza e accettazione dell’impermanenza della vita, con tutti i suoi transiti. Alcuni si sono sfilacciati altri defilati e, in altri ancora, sono scivolata io, con la naturalezza, credo, con la quale vi ho fatto ingresso. Un anno di chiusure, non di muri, ma di maggiore intimità, complice l’abbandono, per ritrovarmi, per conoscermi, davvero, a fondo, senza doverci essere, per forza, per tutti. Un anno di “confini”. Un anno di percorsi di crescita e incontri davvero “fortunati”, affatto casuali. Un anno, dopo anni ad allenare la mia pazienza, tenacia e fiducia verso l’altro, nel quale qualcuno ha trovato la Via, anche grazie alla mia incondizionata dedizione. Tanti, molti, sapranno ritrovarsi in queste parole, credo. Chi più chi meno…
Però, ora, che siamo arrivati alla fine dell’anno, qualcuno mi spieghi la trama! E’ stato un anno di amore, di conflitto, di sogni ad occhi aperti, di affanno, di salite col fiato corto, ma di avventure pazzesche, dentro casa, principalmente, grazie o a causa della Covid-19 e con tutte le restrizioni del caso, fase dopo fase, di conquista di libertà, sancite dai dpcm e dal cuore, dalle lotte di fede, che non scorderò tanto facilmente.
Un anno dove la morte, 14 anni dopo, ha fatto irruzione in casa mia, nelle mie case, nel mio cuore, togliendomi tanta della Milena che conosco da vicino, quella che sorride sempre, ma insegnandomi tanto, sulla vita, su di lei, su chi era e non era, su chi può diventare, nonostante tutto. Il vuoto di Minou, va detto, fa rumore.
Poi, ancora, il confronto su temi delicati e sfide difficili, non si è fermato a quel vuoto, continua, mi ha presentato il conto, nell’ultima settimana dell’anno e, dulcis, ieri.
Cosa c’è da capire, da approfondire quando la vita ti mette davanti a prove così difficili? Tutte insieme, come a negarti, nella sua durezza, una possibile e sana tregua del cuore? Per prendere respiro, ogni tanto, per toccare la riva, per ritornare a galla.
Avrei solo bisogno di una tregua.
E di un rifugio.
Ogni tanto bisognerebbe dare una tregua alle nostre colpe, e conceder loro il beneficio del perdono. Troviamo sempre il modo, spesso, di sentirci in colpa quando accadono le cose, di meritarcele, non sembra anche a voi? Anche quando non riusciamo più a tornare “indietro”, sulla strada di “casa”…
Poi, mi ripeto. Datti tempo, datti tregua, datti spazio, datti serenità.
Esci dai tuoi conflitti. Vai a visitare il cielo, incontra un albero, innamorati di un filo d’erba.
Non sei solo là fuori, anche se pensi di esserlo.
Crea un nido di luce dentro di te. Sii pronto ad accogliere ciò che il mondo ti darà.
Prima o poi qualcosa arriva, stanne certa!
Voglio un tempo che è tregua, tra il sollievo di un conflitto finito e la paura di un tuono in arrivo.
Importante, nel frattempo, non sentirmi n bilico su qualcosa che si finge tregua, ma è solo resa.
Negozierò una tregua col mio karma: gli darò ragione a patto che si dimentichi di me e io di lui. Come? Decidere di trasformarlo..!
È arrivato il 2022. Mi piacerebbe urlare al vento “GIOIE POTETE SMETTERE DI NASCONDERVI. VI STO ASPETTANDO!”
Scusa 2022, non è per diffidenza, ma usciamo da una storia difficile con due anni, possiamo dare una sbirciatina prima di entrare?
[…] Ricordo, con tenera compassione, i creatori del “Il 2020 sarà l’anno della ripresa” e “Nel 2021 finirà la crisi”. Gli stessi che, oggi, presentano “2022, adesso sì che è l’anno buono”.
Non so, speriamo che il 2022 non sia la “variante” del 2021. Confesso che mi piacerebbe vedere il trailer del 2022. Così, solo per farmi un’idea. Eppure, se tutto dipende da noi, occorre imparare a gettare nuove cause, anche se, dopo l’anno appena trascorso, è il 2022 che deve scrivere una lista di buoni propositi nei miei confronti!
Tra i propositi del nuovo anno, però, (io) scelgo con cura:
– A chi dare confidenza
– A chi fare una confidenza
– Con chi prendersi della confidenza
– Ad essere Pace e creare la Pace.
E poi arrivano quegli eventi che ti fanno capire che la pace con te stessa in realtà era solo una tregua. Non era davvero La Pace.
Lasciatemi, però, una tregua e prendetevi tutto il resto.
Tra le altre cose che vorrei: un attimo di tregua, un respiro non a vuoto, un po’ di fiducia incondizionata.
Buon Anno! Nuovo o ricondizionato? E va bene, lascia che sia, a volte, le migliori cose iniziano con un finale burrascoso.
Forse.
Addio 2021 e benvenuto (…) 2022!
Sono nata a Modena, correva l’anno 1972, modenese da generazioni (e me ne vanto), ma ligure di adozione dal 2007. La mia Genova, un po’ matrigna. Ti respinge, ma poi ti ama… Ho sempre sognato di fare la scrittrice: ero convinta che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo. Reporter di viaggi e inviata stampa, per vent’anni, esclusivamente sulla carta stampata, tra premi letterari e il profumo di qualche libro a mia firma. E poi? Un balzo sul digitale, nell’anno bisestile e, dulcis, al tempo del Coronavirus. Amante viscerale degli animali, della natura, del mare, dell’avventura, del viaggiare al di là dei confini del mappamondo per raccontare i veri luoghi e la vera vita della gente del mondo. Appassionata di comunicazione, letteratura di viaggio, sociale, cronaca di vita, fotografia, musica e libri. E di racconti, di storie, di tante storie da raccontare…