Viaggi e Turismo

Antola, è tempo di narcisi al Pian della Cavalla

Antola, è tempo di narcisi al Pian della Cavalla. Un anno bizzarro, nel segno della Covid-19 e con il meteo capriccioso in qualsiasi stagione ma, nonostante le eccezionali nevicate fino a maggio, anche quest’anno sono sbocciati i narcisi (narcissus poeticus) che imbiancano molti prati di alta quota del nostro appennino. Il luogo più celebre e spettacolare per godere della fioritura è nel cuore del Parco dell’Antola – un’area naturale protetta che si trova in Liguria e, precisamente, tra l’entroterra genovese e l’Appennino ligure vero e proprio -, al Pian della Cavalla.

Antola, le valli di narcisi

Pian della Cavalla è un altopiano a 1200 m. s.l.m. che si trova tra Fascia e Fontanarossa, poco distante dalla SP 16 che porta fino a Casa del Romano. Più precisamente, si percorre la Statale 45 della Val Trebbia e, nel tratto compreso tra Isola e Gorreto, si prende la strada che varca il fiume in direzione  nord e risale seguendo le indicazioni per Fontanarossa. Dalla piazza della chiesa del piccolo paesino si imbocca una stradina in salita che procede in direzione sud. Da qui la vista sul Monte Antola, la montagna dei genovesi, a 1597 m. s.l.m.,  la più celebre del gruppo omonimo, sulla Val Trebbia e sulle ormai prossime colline del Piacentino, è impagabile. 

Anello di Fontanarossa e del Pian della Cavalla

Giunti al paese di Fascia, ci sono due modi per arrivare a Pian della Cavalla:

  • Il primo consiste nel posteggiare dove inizia l’area pedonale del paese e da lì salire il sentiero erboso che, oltrepassata la strada asfaltata, in circa 40 minuti di cammino (l’ultima parte è un salita, ma nel bosco) vi porta in prossimità dell’altipiano di Pian della Cavalla;
  • La seconda possibilità è quella di oltrepassare il paese di Fascia, in direzione Casa Del Romano. Dopo qualche chilometro, in prossimità di un tornante a sinistra, un cartello dell’Ente Parco vi segnalerà l’inizio del Sentiero dei Narcisi.

Pian della Cavalla

Il Sentiero dei Narcisi

Il Sentiero dei Narcisi si trova poco sopra l’abitato di Fascia, all’interno del parco dellAntola, a circa 1 ora e mezza di strada da Genova. Il percorso per raggiungere Fascia è abbastanza tortuoso. Il Sentiero dei Narcisi in trenta minuti, e senza particolare dislivello, da Fascia raggiunge Pian della Cavalla.

Il sentiero, una volta giunti sulla piana, è quasi tutto in pianura e facilmente percorribile da tutti: non ci sono buche e ruscelli. Dopo circa mezz’ora di cammino, se è il mese di maggio, vi ritroverete immersi in una distesa di narcisi fioriti che adorna, come un tappeto bianco, tutto l’estendersi dell’altopiano.
E’ severamente vietato reciderli, ma si può goderne, appieno, la bellezza semplicemente fotografandoli. La gita è comunque consigliata anche ad inizio primavera e tarda estate, anche senza la fioritura dei narcisi selvatici.

sentiero dei narcisi

Narciso e il mito di Narciso

Il fascino nei confronti del Narciso risale addirittura alla mitologia greca. Il mito di Narciso è sicuramente il più conosciuto. Talmente famoso da diventare una parola di uso comune, a tratti inflazionata, per indicare una specifica caratteristica dell’uomo: l’amore smisurato per se stessi. Il mito di Narciso, infatti, narra la storia di un giovane bellissimo che perde la vita perché si innamora perdutamente del suo riflesso.

La leggenda

Narciso è il figlio di Cefiso, una divinità fluviale, e di Liriope, una ninfa. La madre era però molto preoccupata perché aveva dato alla luce questo bambino bellissimo. Si recò così dall’oracolo Tiresia, che le consigliò di non fargli mai conoscere se stesso. Il bambino crebbe e divenne un adolescente bellissimo, del quale tutti si innamoravano. Narciso, però, respingeva tutti, forse per orgoglio o per forte personalità.

Ecco che Eco, una ninfa che non poteva parlare per prima perché punita da Giunone, si innamorò follemente di lui. Ella, però, non poteva dichiararsi in quanto con la sua voce poteva soltanto fare eco a quella di Narciso, che la rifiutò bruscamente. La fanciulla così trascorse il resto della sua esistenza a vagare nelle valli, fino a diventare soltanto una voce.

La dea della vendetta, Nemesi, decise di punire il giovane Narciso per il suo rifiuto alla ninfa. Lo condannò così a specchiarsi in un laghetto per bere. Quando lui si calò per bere l’acqua, vide il suo riflesso e se ne innamorò perdutamente. Dopo poco, capì di essere lui stesso il bellissimo ragazzo e realizzò che il suo era un amore impossibile.

Narciso mito e leggenda

Ovidio afferma che Narciso morì consumato dal fuoco di quell’amore irrealizzabile. Altre fonti invece riportano che egli si gettò nel fiume, nell’estremo tentativo di raggiungere l’amore. Quando le ninfe accorsero per seppellire il suo corpo, al suo posto trovarono dei fiori bellissimi. Si trattava di fiori bianchi e gialli, quelli conosciuti oggi come fiori del narciso. Questo termine deriva proprio dalla parola greca narke, che significa stupore (lo stupore di Narciso che vide per la prima volta la propria immagine).

I narcisisti sbocciano nell’amore altrui, senza mai mettere radici.

Ogni fiore che sboccia ci ricorda, però, che il mondo non è ancora stanco dei colori. Ci sono due fiori dentro il fiore. Uno è girato verso di noi, l’altro verso l’infinito…

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Il canyon della Val Gargassa con un giro ad anello

Il canyon della Val Gargassa con un giro ad anello capace di stupire per le sue caratteristiche peculiari. Un sentiero panoramico, dedicato agli aspetti geologici e geomorfologici, per escursionisti esperti, della durata di 4 ore per una lunghezza di 7 km con un dislivello di 180m. Siamo in Liguria, nel Parco naturale del Begua, poco lontano da Rossiglione, dove il torrente Gargassa forma una gola stretta tra curiose conformazioni di conglomerato.

Il canyon della Val Gargassa, sentieri sospesi e torrenti

La Val Gargassa si snoda tra sentieri sospesi, torrenti, canyon,dirupi, con una ricca vegetazione con boschi di rovere e pinete. Si possono ammirare paesaggi esposti su rocce, con sorgenti che sgorgano poco sopra il pelo d’acqua, per poi finire su prati dove sorge un villaggio abbandonato, Vereira (420m circa), il cui nome deriva da un’antica vetreria, dove le antiche attività pre-industriali testimoniano il passato sfruttamento di questi luoghi per la produzione, appunto, del vetro.

Dalle case di Vereira, risalendo per la valle per una decina di minuti in prossimità di una radura, si scorge una sorgente di acqua sulfurea che scaturisce dalla roccia a pochi metri dal torrente. Ritornando a valle del nucleo abitativo si riprende il sentiero, che porta lungo un crinale panoramico e alla fine di un castagneto ci si ritrova nuovamente all’inizio del percorso.

val gargassa

Conglomerati del Rio Gargassa

La Val Gargassa è una stupenda area, nelle vicinanze dell’abitato di Rossiglione, in provincia di Genova, il più esteso comune della Valle Stura, dove la presenza dei conglomerati Oligocenici della Formazione di Molare si traduce in uno spettacolare ambiente e panorami mozzafiato. In quest’area, all’interno del Parco del Beigua, tali rocce prendono il nome locale di Conglomerati del Rio Gargassa, ma in realtà fanno parte della Formazione di Molare.

Il piccolo torrentello, dalle acque cristalline, ha profondamente inciso queste rocce formando canyon, spettacolari forre e marmitte dei giganti. Le numerose discontinuità strutturali (faglie) hanno accentuato le evidenze dell’erosione, chiamata selettiva in quanto si esplica con modalità ed effetti differenti a seconda dei materiali rocciosi interessati.

Il così detto Muso del Gatto è un buon esempio di tale azione, ma sono anche presenti numerosissime guglie, crepaci e cavità che richiamano, su differente scala, ai famosissimi panorami dei parchi americani.

la val gargassa

Il “Sentiero Natura” della Val Gargassa

Il “Sentiero Natura” della Val Gargassa offre angoli di incontaminata bellezza, tra placidi laghetti, canyons e suggestive conformazioni rocciose. In questo angolo del Geoparco le tipiche rocce ofiolitiche, altrove più abbondanti, cedono il passo ai conglomerati, nei quali l’acqua ha scavato forme erosive di grande suggestione. A metà del percorso ad anello i segni dell’antica presenza dell’uomo: il borgo di Vereira, appunto.

sentiero natura

Punto di partenza

Da Rossiglione si percorre la strada provinciale SP per Tiglieto a circa 3 km, oltrepassata la Cappelletta di S. Bernardo, un bivio a sinistra conduce in soli 50 metri al campo sportivo in località Gargassino al fianco del quale vi è un ampio parcheggio e l’inizio del Sentiero Natura (44°33’39″N –  8°39’00″E).

Il Sentiero Natura si snoda ad anello attorno alla valle del Torrente Gargassa ed è marcato con il segnavia XX sino a Case Vereira. All’inizio brevi sali e scendi in un bosco caratterizzato da castagni, querce, noccioli e aceri montani corrono in prossimità del torrente.

Usciti dal bosco, il percorso segue per un tratto la sponda sinistra del Gargassa, tra spettacolari laghetti inseriti in un ambiente roccioso con scarsa vegetazione e pendii acclivi. In queste condizioni ambientali possono crescere e sopravvivere solo poche essenze come pini ed eriche. Le rocce che costituiscono il substrato su cui camminiamo sono le serpentiniti.

anello della val Gargassa

Tappa dopo tappa

1°stop  (338 /20′).
Passato il tratto tra le “roccette” aiutandosi con l’apposita catena, il percorso prosegue in piano sino ad una zona caratterizzata da rimboschimenti a pini neri dalla quale si scorgono i primi torrioni rocciosi bruno-nerastri, talvolta rossastri, e le ripide pareti del canyon inciso nei conglomerati. Dopo alcuni limpidi laghetti, accoglienti spiaggette ed erte pareti di roccia, si giunge al…

2° stop  (351 /40′)
per godere di un panorama suggestivo ed osservare meglio la formazione rocciosa in conglomerati. Ci accompagnano, lungo il cammino, pareti rocciose verticali in cui è facile distinguere i ciottoli e le stratificazioni tipiche di queste rocce. Le incisioni fluviali con pareti verticali (canyons) scavate nelle dure rocce conglomeratiche diventano sempre più suggestive, ma per godere delle vedute migliori del canyon bisogna proseguire sino al…

3° stop  (360 /1h)
In questa zona il torrente scorre ed incide le sue forme tra due ripide pareti molto vicine tra loro, rendendo ancora più suggestivo lo scorrere dell’acqua. Giunti al primo guado, posto sotto un torrione di roccia dall’aspetto particolare che da origine al toponimo “Muso del Gatto”, si passa sulla sponda destra idrografica del Rio Gargassa.

muso del gatto

L’attraversamento su grossi massi arrotondati può risultare difficoltoso se non praticato con calzature idonee ed è comunque sconsigliato dopo forti piogge. Dopo un tratto in salita dal quale si scorgono ad ovest scorci sui torrioni della “Rocca dra Crava” e “Rocca Giana“, si ridiscende per giungere nuovamente a guadare il rio Gargassa. Risaliti pochi metri dal guado si apre di fronte a noi un ampio prato con alberi da frutta inselvatichiti e alcuni edifici rurali sulla sinistra: siamo giunti all’antico borgo di

 Terza vetta cresta est Val Gargassa anticima e Rocca Giana

Case Vereira – 4° stop  (401 /1h30′) (44°32’33″N –  8°39’22″E)
Dalle case Vereira si può percorrere il sentiero che prosegue verso sud, senza segnavia specifico, ma ben tracciato, e proseguire nel bosco per circa 600 metri per giungere alla

Sorgente sulfurea – 5° stop   (401 /2h).
Una zona aperta dove tra rocce affioranti e bassi arbusti, scendendo verso il corso d’acqua si individua la sorgente con tipiche concrezioni attorno e un debole odore di zolfo.

Sulla via del ritorno

Il percorso del ritorno permette di ammirare scenografici panorami sui canyon sottostanti, riportandoci nuovamente al campo sportivo dopo aver percorso il crinale sinistro della Val Gargassa. Il sentiero è marcato con un segnavia tre bolli gialli disposti a triangolo e si imbocca a nord del prato di Case Vereira.

Un’erta salita conduce in breve in quota dove tra gli scorci lasciati liberi dal bosco si può osservare il “Balcone della Signora”, una frattura verticale originatasi in un bastione di roccia bruno-rossastra attraverso la quale si osserva l’azzurro del cielo. Un tratto di sentiero di pochi metri molto esposto conduce ad una sella

6° stop (510 /3h)
consentendo il godimento di scorci mozzafiato sui canyon e sugli spettacolari torrioni di roccia presenti nell’area, forme decisamente inconsuete nel panorama ligure. Scesi a valle verso Case Camilla, sempre seguendo il segnavia con i tre bolli giallini si osservano i contrasti tra i rilievi della Val Gargassa e le forme montano-collinari delle valli Stura. Superate Case Camilla si giunge al…

7° stop (410 /3h40′)
Un punto in cui si possono trovare molti degli alberi che costituiscono il bosco misto di latifoglie (rovere, roverella, acero, sorbo). Il sentiero scende, quindi, ripidamente per giungere in circa 10 minuti al campo sportivo da cui siamo partiti.

 

Come scriveva il filosofo Nietzsche “Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina”.

Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che, quando posso, cammino lentamente. Quando le mie gambe sono stanche, allora, cammino con il cuore.

Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori, nel mare, in un lago, in collina. Le alte montagne, però, sono per me un sentimento fortissimo…

 

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Cinque Terre, il salto della Lepre: un itinerario seducente

Cinque Terre, il Salto della Lepre. Siamo al Parco Nazionale delle Cinque Terre. Un territorio in cui mare e terra si fondono a formare un’area unica e suggestiva, fatto di antichi villaggi di pescatori caratterizzato da case colorate e da vigneti aggrappati ai ripidi terrazzamenti ricavati sulla costa.

Cinque Terre, l’itinerario fino a Framura

Un itinerario da Levanto a Bonassola e Framura, lungo un sentiero litoraneo straordinariamente scenografico nel Parco delle Cinque Terre. Un tratto di costa che è un concentrato di bellezze paesaggistiche e angoli architettonici da godere passo dopo passo, ad iniziare dai tesori monumentali di Levanto, porta di accesso occidentale del Parco Nazionale delle Cinque Terre.

Salto della Lepre: il percorso, tappa dopo tappa

In un’atmosfera tipicamente mediterranea, ci si lascia alle spalle il centro storico medioevale di Levanto per raggiungere Bonassola, dove la Chiesa di Santa Caterina testimonia il legame fra il borgo e il mare conservando gli ex-voto dei naviganti. 

Tappa successiva è il Salto della Lepre (120 m), punto panoramico sovrastante Punta Monte Grosso. Una pittoresca scogliera, un salto di 100 metri nel mare blu, una chiesetta rosa a picco sul mare, un paese nascosto pieno di fiori nella verdeggiante macchia mediterranea

Una passeggiata seducente e varia, immersa nei colori e nei profumi della riviera: questa è la bellezza selvaggia e l’atmosfera da fine del mondo del Salto della Lepre. Boschi di lecci e pini, interrotti qui e là da casolari, orti e vigneti, accompagnano i nostri passi sino a Framura e al suo spicchio di terra a picco sul mare. 

Al ritmo delle onde si segue ancora più da vicino il mare lungo la pista ciclopedonale, ottenuta sullo storico tracciato ferroviario dell’Ottocento.

Calette e spiagge nascoste

Calette e spiagge nascoste e segrete, scorci incredibili e angoli segreti si aprono tra le gallerie illuminate della pista ciclabile. Bonassola è li vicina, anche la stazione ferroviaria del borgo, però la visita non si può considerare completa senza una passeggiata fino alla Cappelletta della Madonna della Punta, all’estremità del promontorio occidentale che chiude la baia.

Qui, si possono posare zaini e scarponi per accarezzare il bagnasciuga, rigenerare i piedi, giocare con gli spruzzi delle onde che s’infrangono a riva.

Viaggiare, oggi…

Che sia un viaggio immaginario, dettato dalle misure imposte dalla Covid-19, o da “mettere in agenda” è sempre un partire, ogni volta e, per dirla alla Charles Baudelaire “i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole”.

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I 20 borghi più belli d’Italia: e in Liguria?

I 20 borghi più belli d’Italia. Scopriamo, insieme, quali sono i borghi più belli del Belpaese e…lasciamoci affascinare da storia, arte, cibo e tradizioni.

L’associazione “I borghi più belli d’Italia”

Nel marzo 2001 nasce l’associazione de “I borghi più belli d’Italia, su impulso della Consulta del Turismo dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI). Questa iniziativa è sorta dall’esigenza di valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi dei visitatori e dei turisti. Sono, infatti, centinaia i piccoli “borghi d’Italia” che rischiano lo spopolamento ed il conseguente degrado a causa di una situazione di marginalità rispetto agli interessi economici che gravitano intorno al movimento turistico e commerciale.

Da Nord a Sud l’associazione comprende oltre 250 borghi, nei quali sembra di tornare indietro nel tempo, in un’oasi di pace dove tutto scorre più lentamente e in armonia con la natura.

E’ oggettivamente impossibile visitarli tutti e vi propongo una scelta tra i 20 borghi più belli d’Italia da non perdere e, rigorosamente, in ordine di classifica.

I 20 borghi più belli d’Italia

  • 1. Tropea – Calabria
  • 2. Baunei – Sardegna
  • 3. Geraci Siculo – Sicilia
  • 4. Arquà Petrarca – Veneto
  • 5. Locorotondo – Puglia
  • 6. Tremosine sul Garda – Lombardia
  • 7.Cirò – Calabria
  • 8. Rocca San Giovanni – Abruzzo
  • 9. San Lorenzo in Banale – Trentino Alto Adige
  • 10. Pretoro – Abruzzo
  • 11. Erice – Sicilia
  • 12. Ortona – Abruzzo
  • 13. Ravello – Campania
  • 14. Recanati – Marche
  • 15. Tellaro – Liguria
  • 16.Castiglione del Lago – Umbria
  • 17. Egna – Trentino Alto Adige
  • 18. Civita di Bagnoregio – Lazio
  • 19. Bosa – Sardegna

E, allora, scopriamoli “da vicino”…

Tropea

Storia millenaria, promontorio disteso su un mare azzurro, spiagge sabbiose e, a tratti, con scogli disegnati dal tempo. Tropea e i suoi vicoli stretti con piccoli negozi d’artigianato, profumi e sapori calabresi, ma suoni che vengono da tutto il mondo, complice il turismo internazionale che contraddistingue questa perla del tirreno. Grazie a tutto questo, e molto altro, si è meritatamente conquistata il primo posto fra i borghi più belli d’Italia.

Tropea

 

Baunei

Barbagia sarda, siamo nei territori dell’Ogliastra, in provincia di Nuoro. Un piccolo centro urbano di poco più di 300 anime, che hanno la fortuna di vivere in un angolo di paradiso, dove la natura si fa spazio in modo incontaminato e libero, fra i boschi alti e selvatici, e via via scende lungo la spiaggia frastagliata e ricca di scogli calcarei che ne danno un’area antica e primitiva. E’ la patria dell’escursionismo, con sentieri di trekking, che vanno dalla montagna al mare, e pareti verticali. Un secondo posto meritato per questo luogo senza tempo.

cala-goloritzè Baunei

 

Geraci Siculo

All’interno del Parco delle Madonie, area naturale protetta dal 1981, questo piccolo borgo medioevale, in provincia di Palermo, adagiato sulla schiena rocciosa di un colle, considerato la “perla delle Madonie, ”vanta un numero elevato di chiese antiche anche di età romana. Il suo terzo posto all’interno della classifica dei borghi più belli d’Italia lo deve alla sua storia e alle innumerevoli testimonianze monumentali ed al fascino che dall’alto questi antichi tetti ancora oggi sprigionano.

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Arquà Petrarca 

Tra le dolci colline dei Colli Euganei sorge Arquà Petrarca, nome che omaggia il famoso poeta, considerato il precursore dell’umanesimo e uno dei fondamenti della letteratura italiana, che qui venne a trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Il tempo ad Arquà si è fermato a quando si lavavano i panni al lavatoio, si lasciavano i cavalli agli abbeveratoi, a quando le case venivano costruite con la pietra. Da vedere anche la casa di Petrarca con le pitture cinquecentesche e il piccolo museo.

Arquà Petrarca 

 

Locorotondo

Fondato nell’XI secolo Locorotondo si trova su una collina che cinge gli ultimi contrafforti murgiani del Barese e domina la Valle d’Itria, un cuscinetto di verde a metà strada tra Adriatico e Jonio e su questa pianura, circondata da piccole alture. Il piccolo centro storico è caratterizzato da stradine pavimentate e case costruite in pietra chiara. Locorotondo è così affascinante che venne scelto come location per alcuni film tra cui “Così è la vita” con il trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, e “Baciami piccina” con Vincenzo Salemme.

Locorotondo

 

Tremosine sul Garda 

Affacciato sul lago di Garda, quasi a strapiombo, Tremosine è diviso in diverse frazioni sparse a più altitudini. Il borgo fa parte del Parco Alto Garda Bresciano e racchiude piccoli gioielli artistici, vecchie mulattiere che si snodano su per i monti e splendide vedute sul lago. Tremosine è molto più simile a un paesino alpino che ai tipici paesi lacustri, essendo immerso nella natura dei pascoli e della montagna.

tremosine

 

Cirò 

Un piccolo gruppo di case antiche e ben arroccate sulla collina che si affaccia sul bellissimo mar Ionio o “mare di mezzo”, in un fazzoletto di terra verde, in provincia di Crotone, dove la natura ha regalato bellezza e forza alle viti del posto, i cui vini vengono ogni anno esportati in tutto il mondo. La denominazione Cirò DOC, in Calabria, si riferisce a vini tra i più antichi del mondo, con una storia alle spalle che risale a migliaia di anni fa, ancora ai tempi prima della civiltà romana. Sono prodotti nelle colline orientali dell’altopiano della Sila e sulla costa ionica, nei comuni di Ciro, Cirò Marina, Crucoli e Melissa. Una storia antichissima che parte dalla magna Grecia e arriva fino ad oggi passando anche da un medioevo. Un luogo fatto di cultura e bellezza, che merita di diritto il suo posto fra i primi sette borghi più belli.

Cirò

 

Rocca San Giovanni 

Tra la foce del fiume Sangro e il torrente Feltrino sorge Rocca San Giovanni fondato nell’XI secolo. Il piccolo centro storico, in provincia di Chieti, ha un aspetto trecentesco e conserva ancora i resti delle antiche mura medievali. Si può godere di uno splendido panorama sulla natura circostante ed inoltrarsi nell’area faunistica “Zoo d’Abruzzo o di Rocca San Giovanni”.

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San Lorenzo in Banale 

San Lorenzo in Banale, piccola perla incastonata alle pendici delle Dolomiti di Brenta, patrimonio dell’Unesco, nato dalla fusione di sette antichi feudi, offre moltissimo dal punto di vista storico e archeologico. Diversi palazzi e chiese decorati con affreschi, altari e statue lignee, raccontano la storia del luogo.

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Pretoro

Alle pendici del massiccio della Majella si incontra Pretoro, piccolo borgo di artigiani dalla particolare struttura urbanistica nel cuore dell’Abruzzo. Vi conquisterà con la sua semplicità e il magico silenzio che troverete tra i suoi stretti vicoli, le case appoggiate le une alle altre e i saliscendi delle sue scale. Fermatevi qui a mangiare uno dei piatti tipici della cucina abruzzese: i maccheroni alla chitarra con ragù di agnello.

Pretoro

 

Erice 

Affascinante e solitaria, Erice domina da millenni la punta estrema della Sicilia occidentale. Il mito qui è di casa. Ce lo ricorda Virgilio nell’Eneide, quando racconta che Enea, in fuga da Troia, vi si fermò ben due volte, ce lo rimandano le mura ciclopiche realizzate dai Punici per fortificare la città, ce lo rammenta il Castello normanno edificato sui resti di un’antichissima area sacra dedicata al culto della fecondità. Ogni angolo del borgo ci riporta indietro nel tempo, ci confonde con i suoi profumi, ci avvolge con la sua nebbia leggera. Pur essendo meno abitato, è il centro nevralgico del turismo. A colpire i visitatori è, innanzitutto, la posizione di dominio rispetto alla sottostante pianura che si affaccia sul mare. Il panorama è da togliere il fiato, già a partire dalla funivia che si può prendere per salire nel borgo di Erice in tutta comodità, a soli 4 € andata e ritorno. Una volta saliti si è subito colpiti dal contesto fiabesco di mura medievali e dal Castello di Venere, di origine normanna, che conserva intatto, ancora oggi, l’immortale fascino. Una volta in giro per il borgo fatevi tentare dai piccoli forni artigianali: arancini o cannoli? 

Erice

 

Ortona

La storia di Ortona parte dal periodo romano dove oggi è posto il Castello aragonese del 1500. Una storia che porta i visitatori a immergersi nel borgo, in provincia di Chieti, attraversando di volta in volta i monumenti, le chiese, gli antichi palazzi, facendosi rapire da una cornice senza tempo. La particolarità di Ortona risiede anche nella sua estensione geografica, che la porta ad essere oltre che luogo di collina, anche luogo di mare, visto che parte della cittadina si estende sul litorale abruzzese. Merita una sosta anche nella vicina citta di Vasto.

ortona

 

Ravello 

Appartenendo ad una delle mete classiche della riviera amalfitana, Ravello fa del mare una splendida cornice, attorno ad uno spettacolare trionfo di monumenti ville e chiese che dominano l’intero litorale da una posizione rialzata in grado di togliere il fiato ai numerosi visitatori. Noto come città della musica e della poesia. La cittadina domina da un’altezza di 350 m la strada costiera che da Maiori conduce sino ad Amalfi e, negli anni, ha incantato letterati ed artisti di ogni epoca fra cui Boccaccio, Turner e molti altri ancora.

Villa Rufolo, tra amore e fotografia

Fra i luoghi d’interesse va certamente segnalato la fiabesca Villa Rufolo, risalente al 1200′ , voluta dalla omonima famiglia, è ancora oggi il luogo d’eccellenza per gli innamorati e gli appassionati di fotografia. Grazie alla immensa terrazza fiorita e alla sua posizione a picco sul mare regala momenti indimenticabili. Segnaliamo la difficoltà di muoversi nelle strette e affollate strade che portano a Ravello, motivo in più per pernottare un po’ fuori dal centro nevralgico e raggiungere il posto affittando una moto, muovendosi così in libertà nelle lunghissime code che, certamente, incontrerete. Non può mancare una visita nella vicina Paestum.

Ravello

Recanati

Nella classifica dei borghi più belli d’Italia, non può mancare il luogo che ha dato i natali a Giacomo Leopardi, uno dei più grandi poeti della letteratura italiana e Beniamino Gigli, noto cantante lirico. Recanati è stata candidata a Capitale Italiana della Cultura 2018. E’ la tipica “città balcone” per l’ampio panorama che vi si scorge. Il paese conserva monumenti e palazzi che via via faranno attraversare ai visitatori, i diversi periodi storici che il paese ha vissuto. Da segnalare la visita alla Chiesa di Sant’Agostino, all’interno colpisce certamente l’affresco medievale raffigurante l’Ultima cena e il campanile, che ha ispirato la nota poesia “Il passero solitario”. Non perdetevi la visita all’interno della casa dove visse Leopardi…

Recanati

Tellaro 

Siamo su una delle più belle zone di mare della Liguria. Tellaro è una frazione del comune di Lerici, caratterizzato dall’essere un antico borgo marinaro, arroccato su una scogliera che si affaccia sul Golfo della Spezia. Meta di molti artisti italiani e stranieri. Tellaro, infine, è una delle borgate marinare che ogni anno partecipano al Palio del Golfo.

L’unica via di comunicazione carrabile, che dal capoluogo lericino porta al borgo di Tellaro, è una strada che si dipana a picco sul mare, transitando per Maralunga e Fiascherino. E’, inoltre, raggiungibile percorrendo alcuni sentieri pedonali che dai borghi a monte calano verso il mare, anche se con una certa difficoltà, per la natura aspra e impervia delle terrazze digradanti sul mare. Ma una volta arrivati dove il borgo incontra la riva, lo spettacolo vi farà dimenticare la fatica. Non è un caso che in un piccolo posto come Tellaro abbiano soggiornato, innamorandosene, tre grandi uomini della cultura internazionale come D.H.Lawrence, Mario Soldati e Eugenio Montale.

tellaro

 

Castiglione del Lago 

Castiglione del Lago si trova su un promontorio che si affaccia sul lago Trasimeno. Sicuramente uno dei borghi più belli di tutta l’Umbria. Abbarbicata su un promontorio ricoperto di ulivi, e circondato da dolci colline, la cittadina ha una storia decisamente notevole, che la vede importante centro nel Medioevo e ducato tra il ‘500 e il ‘600, rendendola, in passato come a tutt’oggi, una delle perle da visitare nel centro Italia. Il borgo conserva ancora il suo aspetto medievale, grazie anche alla bellissima Rocca del Leone che domina dall’alto il paesaggio circostante. Da vedere anche la piccola Isola Polvese ricca di vegetazione e sede anch’essa di un suggestivo Castello medievale.

castiglione

 

Egna 

Egna si trova in Bassa Atesina, circondato da bellissimi vigneti, in provincia di Bolzano è uno splendido borgo immerso tra vigneti meleti  e circondato da splendide montagne. Ciò che caratterizza il paese sono sicuramente i portici, che ritroviamo in parecchie cittadine di stampo tedesco. Da non perdere la chiesa gotica (tra le più belle dell’Alto Adige) e l’annuale festa dei portici a fine agosto. Grazie alla sua posizione geografica, già nel medioevo, Egna divenne un importante centro commerciale che collegava nord e sud acquistando così una rilevante importanza culturale ed economica. 

Egna

 

Civita di Bagnoregio

E’ un luogo magico, surreale, fantastico, famoso nel mondo, situato sulla vetta di un’altura di tufo e raggiungibile solo attraverso uno stretto ponte pedonale dal quale si gode di uno dei panorami più spettacolari di tutto il Lazio. Soprannominata la città che muore, per via della costante erosione delle rocce di tufo su cui si trova, questa cittadella a metà strada tra Orvieto e il lago di Bolsena ha origini etrusche e medioevali. Sospesa nel tempo e nello spazio, Civita di Bagnoregio è senza dubbio uno dei borghi italiani più belli e caratteristici. Durante le giornate di nebbia questa incredibile città sembra letteralmente sospesa nel vuoto. Eppure, la storia di questo luogo parla di una città che vive, e lo fa da epoca antichissima. Infatti, le testimonianze architettoniche insieme a numerosi ritrovamenti, indicano come il borgo debba le sue origini alla favolosa civiltà etrusca e, in seguito, a quella romanica. Ad oggi è possibile visitare il paese lasciando l’auto fuori dal borgo e attraversando un piccolo ponte, costruito nel 1965, perdendosi nel fascino assoluto di questo luogo.

Civita di Bagnoregio, Viterbo, Latium, Italie, 18 août 2018: Vue de la cité médiévale

 

Bosa 

Bosa è un perla assolutamente da visitare nel panorama di una vacanza nella costa occidentale della Sardegna, in provincia di Oristano. Questo piccolo – ma neanche troppo – borgo, sorge sulle rive del fiume Temo, e al contempo si affaccia sul mar mediterraneo. Un incantevole luogo dove tradizione e modernità si fondono e infondono curiosità e fascino, uno dei borghi più pittoreschi d’Italia, dominato da un castello medioevale, con le sue case multicolori lungo la foce del fiume che la divide in due con forme sinuose.

La sua storia ha dell’incredibile con una stratificazione che pochi luoghi nel mondo possono vantare: dall’età preistorica si passa ai fenici, ai romani, agli aragonesi, agli spagnoli, agli austriaci, fino alla più recente unità d’Italia. Visitare Bosa significherà avvicinarsi a tutte queste epoche ma, al contempo, questo luogo è di interesse internazionale per via dei suoi aspetti naturalistici. Infatti, oltre alla presenza di specie rare come i grifoni, anche dal punto di vista della flora il borgo nasconde nei propri fondali forme di coralli di rara bellezza. 

Bosa

 

E in Liguria? 

La Liguria è piena di borghi, arroccati sul mare o nell’entroterra più nascosto. Posti suggestivi, magici e ricchi di storia, da visitare sia in estate che in inverno. Dall’imperiese allo spezzino, la nostra regione regala scenari mozzafiato. Dai più noti come Campo LigureTriora o Moneglia, a quelli da scoprire come Castelvecchio di Rocca Barbena o Seborga. Piccoli o medi borghi che vanno tutelati, talvolta recuperati, e valorizzati. Sul sito I Borghi più Belli d’Italia si possono consultare e ‘visitare’ tutti i piccoli centri storici e artistici finora inseriti nell’elenco (aggiornato al 2021). 

Ecco quelli in Liguria, oltre 20, che si trovano in tutte e quattro le province:

  • Apricale, il bacio della pietra con il sole
  • Brugnato, il borgo a forma di tenaglia
  • Campo Ligure, l’arte lieve della filigrana
  • Castelvecchio di Rocca Barbena, come in una fiaba
  • Cervo, sogni d’oltremare
  • Colletta, il villaggio telematico
  • Diano Castello, la culla del Vermentino
  • Finalborgo, aria da marchesi
  • Framura, tre torri e tre borghi
  • Laigueglia, piazzette al mare
  • Lingueglietta, una lucertola distesa al sole
  • Millesimo, il ponte sulla Bormida
  • Moneglia, un gioiello tra due campanili
  • Montemarcello, nel flusso dell’acqua infinita
  • Noli, l’antica repubblica marinara
  • Perinaldo, il Poggio delle Stelle
  • Seborga, riposarsi all’ombra
  • Taggia, la città del ponte a 15 arcate
  • Tellaro, poesia scritta sull’acqua 
  • Triora, il borgo delle streghe
  • Varese Ligure, un paese tutto bio
  • Verezzi, il teatro delle meraviglie
  • Vernazza, nell’incanto delle Cinque Terre
  • Zuccarello, la patria di Ilaria Del Carretto

Mi piacerebbe vivere in ognuno di questi borghi, in uno di quei paesini sul mare…in cui le case sono colorate di bianco e di blu, sui balconi ci sono i fiori e nell’aria c’è profumo di limone.

Ad ognuno il proprio borgo.
È casa, radici, colori, respiri, sangue, orizzonte che ci appartiene.
E una strada che porta sempre dove bisogna essere, in quel punto esatto della felicità.

Di certi paesini, dove il tempo si è fermato, dove quando incroci un anziano che ti guarda quasi “pretendendo” il saluto.
Dovrebbe essere così ovunque.
Ed è bellissimo.

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Anello Camogli – San Fruttuoso- Portofino a piedi

Anello Camogli – San Fruttuoso – Portofino a piedi. Siamo nel Parco Naturale di Portofino la cui rete sentieristica, oltre ad essere molto varia, è anche ben segnalata. Stretto tra il mare e la montagna, il nostro sentiero si fa strada tra fasce di ulivi, boschetti e rocce a strapiombo sul mare.

Quanti sanno che anche a Camogli ci sono i laghetti? Laghetti e cascate che davvero in poco conoscono, fuori dai percorsi escursionistici, ricchi di specie inaspettate. Sicuri di conoscere tutte le fortificazioni della Batteria Chiappa, anche quelle fuori dalla vista e dai soliti itinerari? E quelle su cui si cammina sopra senza accorgersene? In questa escursione ad anello si può toccare con mano un po’ tutto questo…

parco regionale di portofino

Anello Camogli, una gita suggestiva

Che ne dite di un’altra suggestiva gita nella riviera ligure di Levante, adatta solo ai camminatori più esperti e allenati? Però, non mancano le varianti, decisamente meno impegnative e alla portata di tutti. 

Mi piace raggiungere Camogli in treno e, uscendo dalla stazione, teniamo la sinistra fino ad imboccare Via San Bartolomeo dove si trovano subito i cartelli a segnalarci la direzione per l’ingresso al Parco.

Camogli

Camogli, la “Città dei Mille Bianchi Velieri”. Camogli è la traduzione in italiano del nome della cittadina, dal genovese Camoggi  (pronuncia Camúggi). Il nome significa Case ammucchiate (Camoggi = Cà a mûggi,) cioè Case a mucchi); difatti, guardando la città da fuori, possiamo notare come sia caratterizzata da case le une addossate alle altre. Questo piccolo borgo marinaro affacciato sul Golfo Paradiso fa parte del parco naturale regionale di Portofino e sarà il punto di partenza della nostra camminata, di un diverso modo di viaggiare, a piedi.

All’ingresso del centro storico, un’enorme padella accoglie i turisti e ne attira l’attenzione. Viene utilizzata per friggere il pesce in occasione della grande festa che in maggio celebra il patrono dei pescatori, San Fortunato. Vale la pena addentrarsi nel budello e percorrere la passeggiata sul mare, per ammirare le case variopinte, rifornirsi di focaccia e salire fino alla Basilica di Santa Maria Assunta e al Castello della Dragonara, o anche Castel Dragone, la fortezza del centro di Camogli che si arrampica su delle rocce a picco sul mare.

castello della dragonara

Siete pronti?

Appena fuori dal centro, proseguendo verso levante e superando un parcheggio, inizia il sentiero che, nel primo tratto, costeggia il Rio Gentile. Ecco che si inizia a salire per una stradina che si snoda tra fasce di ulivi e case isolate; l’ultima scalinata ci porta nella frazione di San Rocco.

Dal piazzale della chiesa, si abbraccia con lo sguardo tutto il litorale del Golfo Paradiso. A destra della chiesa, una fontanella d’acqua ci viene in soccorso per il nostro viaggio “in salita” e…si riparte.

Golfo Paradiso

Per San Fruttuoso da San Rocco

Da San Rocco partono due sentieri per San Fruttuoso. Il primo tratto è riparato dagli alberi e non presenta particolari difficoltà mentre il secondo, che vi propongo, quello a ridosso sul mare, presenta maggiori difficoltà, ma è anche il più panoramico. Il percorso inizia con la strada che, partendo dal sagrato della chiesa di San Rocco, prosegue a sbalzo mare. Dopo qualche minuto, oltrepassata la scalinata che scende a Punta Chiappa, si attraversa località Mortola, un piccolo nucleo di case molto caratteristico.

San Rocco

Allontanandosi dall’abitato il sentiero si inoltra nel bosco e arriva, dopo circa 20 minuti, in località Fornelli, da cui, a sinistra, si può salire a località Pietre Strette. Proseguendo, invece, diritti, dopo un tratto in falso piano seguono alcuni saliscendi su scalini di roccia irregolari, ma facilmente percorribili che, uscendo dalla boscaglia, si affacciano su Punta Chiappa e Camogli. Dopo circa 40′ dalla partenza si arriva alla località Batterie, magnifico belvedere sul golfo, che ospita il Centro Batterie “Silvio Somazzi”, nato per valorizzare i resti dei manufatti bellici, risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.

Punta Chiappa: curiosità

Arrivati a Batterie, incontriamo il primo di una serie di bunker usati dai tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale. Qui, si può fare una deviazione e scendere a Punta Chiappa imboccando un sentiero sulla sinistra che, ben presto, si trasforma in scalinata. La Punta è formata dal tipico conglomerato di Portofino e delimita il Golfo Paradiso. Prende il nome dalla singolare roccia di puddinga che si estende sul mare, chiamata appunto Punta Chiappa che in genovese vuol dire Punta piatta. La Batteria di Punta Chiappa è il complesso difensivo della 202ª Batteria costiera del Regio Esercito, costruito verso la fine degli anni trenta sul versante occidentale della penisola di Portofino concepita come sistema antinave a protezione del levante del golfo di Genova.

Punta Chiappa

Il primo agosto di ogni anno si celebra la Stella Maris, la Madonna protettrice dei navigatori, a cui è dedicato il mosaico sull’altare che si trova all’inizio della punta. La mattina, almeno pre Covid-19, ha luogo una processione via mare e via terra che termina con la benedizione delle imbarcazioni; la sera centinaia di lumini colorati vengono affidati alle onde, in ricordo delle vittime del mare.

festa stella maris

Il Passo del Bacio

Dopo essere risaliti sul sentiero principale, si prosegue sino a Passo del Bacio. Qui il paesaggio cambia: il sentiero attraversa punti molto esposti, rocce a strapiombo sul mare dove è possibile aggrapparsi a delle catene.

Arrivati a Passo del Bacio (il nome deriva da una leggenda secondo cui due giovani innamorati, per non separarsi come avrebbero voluto le famiglie, morirono lanciandosi insieme in questo punto, dopo un ultimo bacio) il percorso si fa un po’ più impegnativo per alcuni punti in cui bisogna passare direttamente sulla roccia a strapiombo sul mare. L’uso delle catene (a volte superfluo) facilita il passaggio, soprattutto in un breve tratto in cui la roccia presenta pochi punti di appoggio per il piede.

Passo del Bacio e sentiero dei tubi

A questo punto affrontiamo una salita molto ripida e faticosa con un primo tratto molto soleggiato per inoltrarci poi in mezzo al bosco che ci porta, in circa 40 minuti, in vetta da cui si può godere della vista mozzafiato su Cala dell’Oro e Punta Torretta (accessibile solo con visite guidate). Quindi, si svalica per iniziare la discesa verso San Fruttuoso e, in prossimità dell’Abbazia, il paesaggio sembra addomesticarsi nuovamente.

La discesa verso San Fruttuoso

L’ultima parte del percorso, tutto in discesa, si sviluppa in mezzo ad alberi secolari e termina, dopo 25 minuti, all’imbarcadero di San Fruttuoso di Camogli, proprio di fronte alla spettacolare Abbazia di san Fruttuoso di Camogli, ed ecco apparire le prime case tra la vegetazione. Passando sotto agli archi dietro alla spiaggia, si accede ad una zona più interna. Il paesaggio è stupendo, i suoi colori qualcosa di speciale.

L’Abbazia di San Fruttuoso

Questo monastero benedettino fu costruito intorno all’anno Mille. Il luogo ha un fascino immortale. Le scogliere a precipizio, tra la terra e i boschi impenetrabili del monte di Portofino e il mare azzurro della Liguria di Levante, sono tutti elementi che rendono l’Abbazia di San Fruttuoso unica.

Le origini risalgono addirittura all’VIII secolo dopo Cristo. Fu un vescovo spagnolo, in fuga dai mori, a scegliere il luogo per fondare una chiesa e intitolarla a San Fruttuoso, che pare gli avesse indicato questa preziosa baia in sogno.

abbazia-san-fruttuoso

L‘Abbazia di San Fruttuoso, non collegata alla rete stradale, ma raggiungibile solo a piedi o in battello, è proprietà del FAI grazie alla donazione della famiglia Doria. Nel 1984 l’Abbazia fu donata da Frank e Orietta Pogson Doria Pamphilj al FAI, che l’ha ristrutturata e resa visitabile.

Potete consultare gli orari di visita sul sito del FAI. Ci sono proposte particolari per le visite di gruppo e scolastiche e un interessante calendario di eventi, tra cui la stagione concertistica.

Lo sapevate che?

Il fatto che ci sia una sorgente d’acqua dolce, ha reso il tutto più agevole. L’abbazia è stata usata anche come covo dei pirati e come borgo di pescatori.

Anello Camogli Portofino

Verso Portofino a piedi

Dopo la sosta all’Abbazia e il meritato riposo sulla spiaggia, è ora di ripartire, attraverso il bosco, ammirando nuovamente i colori, e le loro sfumature, della luce che precede il tramonto. Si riparte con una ripida salita; ogni tanto la vegetazione lascia intravedere bellissimi scorci panoramici. Dopo una serie di tornanti, arriviamo nella località Base 0, che nella Seconda Guerra Mondiale fu utilizzata come postazione militare. Da qui si potrebbe raggiungere Pietre Strette, dove passa il sentiero che attraversa il parco più internamente. Noi proseguiamo invece verso Portofino.

Portofino

Via via la strada diventa più pianeggiante e si addentra in un boschetto ombroso con la vegetazione tipica della macchia mediterranea. Arrivati a Case di Prato ammiriamo il mare di ulivi della collina di Portofino.

Si continua sino a Vessinaro, dove ignoriamo la deviazione per la splendida Cala degli Inglesi. Un sentiero sterrato e pianeggiante serpeggia per la collina, punteggiandola con la dolce luce dei lampioni. Il crepuscolo avanza e “cammina” con noi. A Capelletta si scende a San Sebastiano e poi a Palara dove, superato un cancello per allontanare gli animali selvatici, inizia una gradinata che ci porterà alla nostra meta. 

Arrivati a Portofino, passeggiamo immersi nel silenzio, tipico della stagione autunnale/primaverile, complice la pienezza delle sensazioni assorbite lungo il cammino, appagati da tanta bellezza.

Battelli: idee alternative

Servirsi dei battelli può essere un’ottima soluzione alternativa per abbreviare il percorso e renderlo adatto a tutta la famiglia. Un esempio: si potrebbe arrivare a san Fruttuoso in battello, camminare sino a Portofino e tornare indietro in treno. 

Le linee coprono la tratta Camogli – San Fruttuoso – Portofino. Alcuni siti utili in proposito sono: golfoparadiso.it e traghettiportofino.it.

battelli

Altri percorsi

Molti altri sentieri attraversano il parco i cui percorsi sono ben segnalati. Il sito portofino trek offre moltissimi spunti, descrizioni dettagliate e cartine.

 

Un altro giro, un altro assaggio della Liguria da scoprire.

Liguria. Il mare nei capelli, l’odore e i colori dell’estate nelle vene, e le bougainville negli occhi.

La Liguria è quel luogo dove il blu del mare si mescola con l’argento degli ulivi, e il tuo sguardo è pieno di stupore e gratitudine.

 

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Punta Pineda e le sue selvagge piscinette

Punta Pineda e le sue selvagge piscinette. La Liguria non finisce mai di stupire con le sue spiagge segrete e i suoi angoli di paradiso da Ponente a Levante. Le Cinque Terre sono un vero e proprio gioiello della riviera spezzina, quello che attira turisti da tutto il mondo. Ma è nelle discese a mare dei borghi di Tramonti che il territorio spezzino nasconde, gelosamente, i suoi diamanti più preziosi.

Punta Pineda e l’effetto piscina

Siamo in provincia di La Spezia alla scoperta delle piscine naturali (in dialetto bozi) di punta Pineda, conosciuti come i luoghi più suggestivi della regione. Isolate, difficili da raggiungere, esclusive e protette dalla roccia, le selvagge “piscinette” danno la possibilità di fare un bel bagno in pace. La caratteristica di questo luogo è che le rocce creano una barriera naturale dietro cui si trovano vere e proprie grandi vasche naturali, dove l’acqua di mare entra creando un suggestivo effetto piscina (in passato usati per ricavare sale dall’acqua marina).

Punta Pineda, le piscine naturalie

Lo sapevate che i bozi…?

I bozi di punta Pineda, in riva al mare aperto e, grazie alla loro conformazione naturale, sono stati utilizzati dalla gente del posto fino al secondo dopo guerra come salina. La bassa profondità delle “piscinette”, infatti, favorisce l’evaporazione dell’acqua marina, che lascia così depositato sulla roccia il sale. Un tempo, i contadini di Biassa favorivano questo processo utilizzando rudimentali teglie di lamera sotto cui accendevano il fuoco.

Bozi di punta Pineda

Come si arriva?

Siete pronti ad affrontare la fatica? Bene, si parte, dunque, perché il paesaggio di punta Pineda ripagherà ampiamente dello sforzo. Dopo un sentiero fatto di tanti gradini – con più di un tratto esposto – roccia, fichi d’india, passaggi tra le terrazze coltivate, si raggiunge il mare. Lo sguardo corre dal Tino alla costa delle Cinque Terre, in un silenzio che sembra toccare l’infinito.

Queste pozze verdi nella roccia si trovano sotto il Borgo dei Campi, nell’area protetta delle Cinque Terre (Riomaggiore), e sono raggiungibili con un sentiero, segnalato sul sito del Parco per escursionisti esperti (EE), di 30 minuti circa a scendere dalla Litoranea e 60 minuti circa a salire, piuttosto impervio e con un dislivello di circa 250 metri

P-Riomaggiore-Campi,Pineda, Punta Pineda, Punta Castagna

Per arrivare si può partire dalla Litoranea. Dalla Spezia, occorre seguire le indicazioni per le Cinque Terre (Strada Provinciale delle Cinque Terre). Seguendo per circa sei chilometri la strada si giunge alla galleria di Biassa e al ristorante “Due Gemelli”, 600 metri dopo la quale si incrocia, sulla sinistra, il bar “Il Giardino” con davanti un pergolato: qui parte il sentiero (il parcheggio, sulla sinistra, è privato dell’agriturismo) che – dopo molta fatica – condurrà al mare. Nei periodi estivi occorre, necessariamente, dotarsi di acqua abbondante.

punta-pineda-scogli-piscina-

La scalinata da imboccare…

Tra le varie scalinate di Tramonti, il naturale affaccio della Spezia sul mare aperto, quella da imboccare è quella di Campi. Questa non è una scalinata banale: sono 260 metri di dislivello senza respiro, guardando l’azzurro del mare e camminando in mezzo alle rocce. Durante il tragitto si incontrano la scogliera di Punta Castagna e lo scoglio “Castagnola”.

punta castagna e la sua altalena

Un itinerario un po’ scosceso e ostico, ma che regala i  colori unici del mare delle Cinque Terre e della Liguria: una terra che sa di basilico e mare, le colline sembrano voler sfiorare le nuvole e i colori sono pennellate di luce e incanto.

Amo la Liguria che profuma di voci, vento e basilico. La Liguria dei vicoli e dei carrugi. Da una parte c’è il mare, dall’altra ci sono case dai colori disuguali e colline lavorate dall’uomo e ulivi. Il blu dell’acqua, di uno dei mari più belli d’Italia, lambisce la costa, fatta di rocce, macchia e dei colori pastello dei cento paesi orgogliosi della tradizione marinara ligure. 

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Cinque Terre Walking Park, tra arte, natura e sentieri

 

Cinque Terre Walking Park, i percorsi con guida

Un programma di percorsi escursionistici, accompagnati da una guida esperta, organizzati nel Parco nazionale – Area Marina Protetta Cinque Terre in Liguria, Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO. Ogni fine settimana di luglio appuntamento con visite guidate alla scoperta del paesaggio terrazzato e del patrimonio di biodiversità custodito nella ricca rete sentieristica del Parco, tra i servizi compresi nella Cinque Terre Card. Il paesaggio naturale della Liguria, e in particolare quello delle sue Cinque Terre, rappresenta il connubio perfetto per gli amanti della camminata in vetta che non vogliono rinunciare all’ampio panorama marinoCinque Terre Walking Park, dunque, concilia queste passioni con le escursioni guidate. Ecco tutti i sentieri percorribili del Parco delle Cinque Terre http://mappe.parconazionale5terre.it/plus/index2.html.

parco nazionale delle Cinque Terre

Alla scoperta delle Cinque Terre e dei suoi sentieri

 

Riomaggiore

Il punto di partenza del nostro viaggio è Riomaggiore. Il primo dei cinque borghi è raggiungibile in treno da La Spezia in meno di dieci minuti e, da Genova, in un’ora e mezzo circa. La stazione è divisa dal centro città con un lungo tunnel, che troverete, a destra, all’uscita della stazione. Al bivio, potete proseguire dritto e scendere nel passaggio sotterraneo per arrivare alla banchina o girare a sinistra, raggiungendo così la strada principale della città. Il borgo colorato è piuttosto piccolo, ma così magico e affascinante, tra le sue caratteristiche viuzze, il Castello e la sua romantica e incantevole terrazza panoramica. Si battono le antiche vie di pellegrinaggio intorno al borgo.

Riomaggiore

Via dell’Amore

Ora, raggiungiamo la seconda tappa dell’itinerario, la strada più rapida, e più bella, la cosiddetta Via dell’Amore, il primo tratto del Sentiero Azzurro, il più famoso e romantico e seducente delle Cinque Terre. Il sentiero è lungo solamente 1 km e collega i borghi di Riomaggiore e Manarola attraverso una bellissima strada pedonale a picco sul mare. La via alternativa per raggiungere Manarola è il sentiero Via Beccara, leggermente più impegnativo che passa attraverso un colle, e richiede circa un’ora di tempo.

Via dell'Amore

Il l tracciato corre lungo il mare con scogliere a picco, venne costruito a partire dall’anno 1920 quando si avviarono dei lavori di rifacimento delle gallerie sulla linea ferroviaria Genova – La Spezia e si rese necessario costruire un sentiero per depositare gli esplosivi a metà strada dei due borghi. Intorno al 1930 il sentiero, già meta di giovani innamorati, venne ultimato. Ancora oggi, è purtroppo chiuso a causa della frana dell’autunno del 2012. La riapertura è prevista per il 2023.

Sentiero Via dell'Amore

Manarola

Ed eccoci al secondo borgo delle Cinque Terre che permette di scoprire le caratteristiche del borgo dall’alto. Manarola di acqua, pietre e vigne. È considerato il più fotogenico dei cinque. Manarola è famosa per il suo presepe di luci che viene inaugurato ogni anno l’8 dicembre e chiude solitamente per la fine di gennaio, completamente ecosostenibile ed alimentato da energia solare: è il più grande al mondo. Ideatore dell’evento e costruttore del presepe è Mario Andreoli, un residente locale, che ogni anno posiziona più di 300 personaggi dell’Avvento a grandezza naturale, e circa 17 mila luci, su e giù tra i terrazzamenti della collina. Forte il legame di Vincenzo Cardarelli, uno dei più grandi poeti e prosatori italiani del ‘900, con la Liguria e con questo borgo. Alcuni versi toccanti della sua prosa “Liguria” sono scolpiti sulle mura del Cimitero di Manarola.

È la Liguria terra leggiadra.
Il sasso ardente, l’argilla pulita,
s’avvivano di pampini al sole.
È gigante l’ulivo. A primavera
appar dovunque la mimosa effimera.
Ombra e sole s’alternano
per quelle fondi valli
che si celano al mare,
per le vie lastricate
che vanno in su, fra campi di rose,
pozzi e terre spaccate,
costeggiando poderi e vigne chiuse.
In quell’arida terra il sole striscia
sulle pietre come un serpe.
Il mare in certi giorni
è un giardino fiorito.
Reca messaggi il vento.
Venere torna a nascere
ai soffi del maestrale.
O chiese di Liguria, come navi
disposte a esser varate!
O aperti ai venti e all’onde
liguri cimiteri!
Una rosea tristezza vi colora
quando di sera, simile ad un fiore
che marcisce, la grande luce
si va sfacendo e muore.

Manarola

Per il palato

Se siete amanti del vino, qui una sosta è obbligatoria. ll vino di Manarola è uno dei più pregiati della Liguria, si chiama Sciacchetrà ed è prodotto solo in questa zona. Cercate la Cassola, la terrazza sul tetto delle case, dove a settembre le uve vengono lasciate appassire al sole. Il risultato è un vino passito, dolce e liquoroso, dal colore dorato e dai riflessi ambrati.

Per proseguire alla scoperta delle Cinque Terre, bisognerebbe percorrere il secondo tratto del Sentiero Azzurro che collega Manarola alla stazione di Corniglia. Il sentiero passa molto vicino al mare, è lungo 2 km e richiede meno di un’ora. Come alternativa alla via principale del Sentiero Azzurro, si deve raggiungere Volastra, un piccolo borgo, attraverso il sentiero n°6, da qui prendete la deviazione n°6d fino a Corniglia. In questo modo le due terre distano 4,5 chilometri.

Volastra e Groppo

L’itinerario, sempre con sfondo sulla costa ligure, porta a conoscere, appunto, Volastra Groppo, frazioni del famoso borgo spezzino dove il tempo sembra essersi fermatoteleferiche, antichi ponti sui rigagnoli, sorgenti e vigne in terrazzamento sono il segno del rapporto idilliaco tra comunità locale e ambiente naturale. Un’escursione ad anello con arrivo e partenza da Manarola che, attraverso il punto di vista della verticalità, aiuta a scoprire di più il borgo. Una storia d’amore e di lavoro che la guida del Parco racconta passo dopo passo. 

Volastra

Corniglia

Arrivando alla stazione di Corniglia, vi aspetta la grande scalinata, di 382 scalini, chiamata Lardarina oppure, se vi sembra troppo faticoso, c’è un servizio bus che, in pochi minuti, vi porterà in centro. Corniglia è l’unico dei cinque a non essere direttamente sul mare, si trova infatti su un piccolo e ripido promontorio a 100m sul livello del mare. Il piccolo borgo è il meno contaminato dal turismo e offre una vista senza eguali. Le colline circostanti, come in tutto il territorio, sono coltivate a viti e ulivi ed è normale incontrare le donne che vanno e vengono con cesti con la frutta della terra sulla testa.

Un bosco brulicante di vita, un panorama mozzafiato e antichi muretti a secco ti accompagnano lungo tutto il sentiero per arrivare al magnifico borgo. Una camminata in mezzo alla natura e alla storia di un territorio che ha saputo fare della sua difficile conformazione il punto di forza: carrucole e percorsi tra la vegetazione creati dai “vecchi” contadini liguri ti aprono le porte di un paesaggio del tutto incontaminato a metà tra mare e monti, tra sentieri a picco sul mare, fitti boschi e vigneti carichi d’uva brillante.

La spiaggia solitaria

A poca distanza, collegata attraverso un tunnel (percorribile con una torcia), troverete la bellissima e solitaria spiaggia di Guvano, principalmente visitata da nudisti, con acque limpidissime e fondale imperdibile.

Spiaggia Guvano

Proseguiamo, dunque, per il Sentiero Azzurro, il sentiero per Vernazza, di circa 3 km, e il primo tratto che non passa vicino al mare, attraverso una zona boschiva, attraversata da vigneti ed uliveti; si sale sino a raggiungere quota 208m per poi scendere nuovamente verso il borgo.

Corniglia

Vernazza

Dopo poco più di un’ora e mezzo, vi ritroverete a Vernazza, davanti a quello che sembrerà un quadro. Questo borgo è considerato dalla maggior parte dei turisti il più bello delle Cinque Terre. Nonostante la grande presenza turistica, la sua anima rimane quella di borgo marinaro. Le alte case-torri di tipo genovese sono raggruppate ad anfiteatro intorno ad una piccola insenatura; le sovrastano le mura difensive e la Torre del Castello. Vernazza è l’unico borgo delle Cinque Terre che ha un porto naturale. A Vernazza, anche, in cerca di testimonianze religiose e culturali: dal centro del paese si prosegue in direzione del Santuario di Nostra Signora di Reggio, per arrivare al Monte Santa Croce, in ambienti di quota che dialogano con quelli costieri, e godere, da lassù, di una natura pura e robusta.

Riprendiamo, per l’ultima volta, il Sentiero Azzurro, per un altro tratto non a ridosso del mare. Si attraversano i monti, si sale di quota e si apre una vista panoramica mozzafiato sul porto di Vernazza che merita i migliori scatti. Il sentiero è lungo poco più di 3 chilometri e impiegherete circa due ore a percorrerlo. 

Vernazza

Monterosso

Eccoci, infine, all’ultima tappa dell’itinerario, quella più a Nord. Monterosso è la città più grande delle Cinque Terre e quindi la più visitata. Questo borgo tra caruggi, piccole barche, alberi di limone e colline è un piccolo gioiello italiano. Si divide tra città nuova e città vecchia e offre diverse spiagge, anche sabbiose. Si può tornare al punto di partenza del nostro itinerario, con il treno e, in circa 15 minuti, sarete di ritorno a Riomaggiore. Si cammina tra limonaie antiche e fioriture.

Un itinerario ad anello con partenza e arrivo al borgo, passando per la Valle del Morione, attraverso variegati ambienti naturalistici. Terra amata dal poeta Eugenio MontalePremio Nobel per la Letteratura nel 1975, che a lungo visse – e frequentò – Monterosso.  La sua poesia I limoni, dalla raccolta Ossi di seppia, ben descrive il territorio e il suo amore per esso.

Monterosso

 

Verticalità e visioni contadine nel trekking ad anello sui sentieri alti del borgo con guide esperte. Il legame secolare della comunità locale con una natura bella e, a tratti ostile. 

Quando il mare è magia.
Quando il mare è stupore. 

La complessità della bellezza risiede qui, nelle Cinque Terre.

I luoghi hanno un’anima, sempre. Parla, racconta una storia di salino e di pietra, di gozzi a riva, di caruggi e porte dipinte di verde…

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Al lago di Giacopiane con i Cavalli Selvaggi dell’Aveto

Al lago di Giacopiane con i Cavalli Selvaggi dell’Aveto. E’ un bacino artificiale situato in valle Sturla, poco sopra l’abitato di Borzonasca, l’entroterra di Chiavari, e nel Parco Naturale Regionale dell’Aveto. Una suggestiva gita al lago, meglio nei mesi estivi, una full immersion a contatto con la natura, lontano dal vortice cittadino, con la possibilità di osservare da vicino i famosi cavalli selvaggi dell’Aveto.

Lago di Giacopiane, l’itinerario per l’auto

Il lago si può raggiungere, facilmente, in auto. Occorre uscire al casello di Lavagna, dell’autostrada A12 Genova-Rosignano, e da qui seguire le indicazioni per Carasco. Giunti alla rotonda principale di Carasco, seguire per Borzonasca, attraverso la SS 586. La distanza dal casello è di 16 km. Superato l’abitato di Borzonasca, dopo poche curve, trovate la deviazione per il lago di Giacopiane.

Prima, però, fermatevi in un bar del paese di Borzonasca (tutti i giorni, in orario di apertura al pubblico, anche nel pomeriggio), per comprare il permesso ( 5 euro il giornaliero per una macchina, esclusi camper e autocaravan che sono vietati) che vi dà l’accesso al lago. Basta comunicare la targa e il nome di chi guida, esponendo poi il tagliando che viene rilasciato sul cruscotto, quando si posteggia l’auto. L’alternativa, per raggiungere il lago, è passando da Sopralacroce, raggiungendo la frazione di Perlezzi e poi, facendo una bella escursione tra i boschi – tutto segnalato dal Parco dell’Aveto – e, in poco tempo, si arriva a destinazione anche a piedi, senza necessariamente fare il biglietto e arrivare in macchina.

Il-Lago-di-Giacopiane-la diga

Si prosegue poi lungo la statale 586 per altri 7 km fino a incrociare, a destra, la strada comunale che, in altri 7 km e numerose curve, giunge al lago. Si sale in quota, quindi, lungo una strada asfaltata e si raggiunge il bacino che è a circa 1000 m s.l.m. In estate è possibile la balneazione, lontano dalle strutture della diga; lungo le sponde si trovano tanti campeggiatori e piccole vallette dove fermarsi per un picnic o un barbecue.

Il percorso, tra natura e centri abitati

Un percorso seducente, caratterizzato dalla presenza di rocce di rilevante interesse geologico e foreste di faggi, snodandosi fra piccoli centri abitati (Sòria, Gazzolo, Devoti e Barca di Gazzolo) testimoni della civiltà contadina dell’entroterra ligure (la cosiddetta civiltà della castagna). Si passa attraverso boschi di castagno, terrazzamenti (le tipiche “fasce”, terreni rubati alla montagna destinati ad una agricoltura esercitata in condizioni estreme) e panorami del Tigullio che da precipizi elevati spaziano fino al mare. Qualche sosta, lungo il tragitto, regala scorci unici per ammirare, nelle giornate più nitide, anche la Corsica.

L’anello del Lago

Una volta a destinazione una strada sterrata di circa 4 km, che costeggia il lago principale, offre l’opportunità di una passeggiata non impegnativa, piacevole e adatta a tutti, lungo la quale è facile scorgere, con un po’ di fortuna e magari nelle ore più calde, lungo le rive, piccole mandrie di bovini e dei famosi cavalli selvaggi dell’Aveto, che vivono in libertà nella zona e scendono al lago per abbeverarsi. Non vanno avvicinati in alcun modo, non perché siano pericolosi, ma perché sono nel loro habitat (siamo noi gli intrusi) e vanno lasciati tranquilli. Ci sono anche mandrie di mucche che, pigramente, riposano sulle sponde del lago.

lago giacopiane e i cavalli selvaggi d'aveto

E’ possibile rilassarsi a bordo lago o al fresco all’ombra di maestosi alberi secolari, oppure sostare nell’area picnic appositamente attrezzata lungo il percorso ma, non essendo presente alcun esercizio commerciale nell’intera area, è consigliabile giungere forniti di cibo e bevande.

Pronti, dunque, per fare il giro del lago nella straordinaria bellezza di questa riserva naturale.

Il giro del lago Giacopiane

I Cavalli selvaggi dell’Aveto

Nell’area del Parco Naturale Regionale dell’Aveto, tra pascoli e faggete, vive un branco di cavalli selvaggi composto da una quarantina di capi. Eredi di un piccolo gruppo, il cui proprietario è morto da tempo, sono sopravvissuti adattandosi alla perfezione alla vita in natura.

L’incontro con i cavalli di razza bardigiana, che da decenni trascorrono le estati in alpeggio, ha permesso la riproduzione e la nascita di nuove famiglie che, nell’ultimo decennio, non hanno mai avuto rapporti con l’uomo.

Il loro comportamento in natura è del tutto comparabile a quello dei Mustang delle praterie americane e dei cavalli di Przewalski della Mongolia. Lo studio del comportamento dei cavalli in branco è oggetto di interesse sempre crescente, e non c’è modo migliore per comprendere l’etologia equina dell’osservazione in natura.

Vita da branco

Si muovono liberi in un’aerea che va dai 16 ai 25 chilometri quadrati. Sono stati identificati 5 stalloni, mentre il numero delle femmine è maggiore, circa 3 femmine per ogni maschio, e una media di 3-4 puledri per branco.

All’interno del branco ognuno ha il suo ruolo, le femmine guidano il gruppo e sono più brave a trovare le vie di fuga in caso di pericolo, mentre i maschi fanno le sentinelle. Il ruolo guida viene sempre assegnato per competenza…

I Cavalli Selvaggi d'Aveto

Evelina Isola, guida ambientale escursionistica che, grazie alla passione per il cavallo, è diventata anche accompagnatore escursionistico equestre, cura i cavalli selvaggi come fossero figli suoi. Paola Marinari, medico a Moneglia, dal 2009 si occupa della tutela e della conservazione dei Cavalli selvaggi dell’Aveto. Nel 2012, convinta del loro grande valore naturalistico, si fa promotrice, insieme a Evelina, del Progetto Wild-Horse-watching.

Il progetto Wild Horsewatching – I Cavalli Selvaggi dell’Aveto

Nato nel 2012, il progetto Wild Horsewatching – I Cavalli Selvaggi dell’Aveto  ha  lo scopo di divulgare questa incredibile realtà.
L’horsewatching nasce per creare occasioni di osservazione in natura e, contemporaneamente, dare visibilità a questi animali rendendoli una risorsa per il territorio in cui vivono, un territorio di grande pregio naturalistico, ricco di tradizioni e di storia.

Il progetto, infatti, prevede escursioni guidate da un esperto naturalista e accompagnatore equestre. La passeggiata è lunga circa 4 km e si compie agevolmente in 1 ora circa. E’ interamente pianeggiante, perciò adatta anche ai bambini non particolarmente abituati a camminare. Esiste una sola area picnic dotata di tavoli, ma numerosi sono i posti dove è possibile stendere il telo. 

Non ci sono cestini o bidoni portarifiuti per cui di eventuali immondizie, e nel rispetto di comportamenti “green”, è opportuno farsene carico in autonomia.

Le pietre del lago di Giacopiane

A seconda delle stagioni il livello dell’acqua può variare di molto, ma io trovo che il paesaggio sia sempre bellissimo sia con il lago pieno, sia quando le sponde emergono con le loro pietre particolarissime.

Eh sì, perché il lago di Giacopiane è meta di chi è in cerca di suiseki (“pietra lavorata dall’acqua” in giapponese). Queste pietre, plasmate dall’acqua, hanno forme particolari, evocative di elementi naturali e, pare, favoriscano la meditazione.

Per gli escursionisti più coraggiosi

 Il lago di Giacopiane è anche punto di partenza per escursioni più impegnative, per i trekkers più coraggiosi, che raggiungono le vette vicine da cui si godono panorami stupendi sui monti di Liguria e fino al mare.

Per chi decide di affrontare percorsi di trekking un po’ più impegnativi, esistono diversi  itinerari capaci di sodisfare gli amanti di questa attività. Anelli di sentieri percorribili a piedi, in mountain bike o a cavallo, permettono di ritornare alla propria posizione di partenza senza bisogno di ripetere il percorso in direzione inversa.

Tra verdi foreste di faggi ed ampie radure, si passa dai 1000 metri dei laghi per arrivare a quota oltre i 1700 del Monte Aiona, passeggiando immersi in ambienti incontaminati. I sentieri sono sempre ben segnalati poiché la zona è un crocevia importante, da qui infatti è possibile percorre una parte dell’Alta via dei Monti Liguri, un percorso che attraversa tutta la LIGURIA da Ventimiglia (IM) a Ceparana (SP).

Percorsi trekking disponibili

Vi propongo alcuni dei percorsi trekking percorribili e altri sentieri:

  • Anello delle Moglie: si attraversano delle piccole zone umide, le “moglie” appunto (dal latino mollus, molle, umido), che si sono formate circa 10.000 anni fa durante l’ultima glaciazione. Esse presentano elementi di flora e fauna specifici di questi ambienti;
  • AVML (Alta Via dei Monti Liguri, che attraversa longitudinalmente tutta la Liguria). La si raggiunge alla Cappella delle Lame (A7) o al Passo Prè de Lame (segnavia rombo rosso);
  • Altri sentieri raggiungono il Monte Bragaceto (h. 0.30), che lo sovrasta, il Monte Aiona (h. 3.00) ed altre località.

Acqua, terra, natura e… cavalli selvaggi. Un viaggio, una nuova cultura di viaggio per mettersi a contatto con i rari elementi di grazia: bellezza, spirito e fuoco. Il cavallo percorre veloce le strade e annuncia con i suoi zoccoli che sfiorano la terra l’appuntamento puntuale con il vento e la libertà.

L’odore del cavallo, il rumore dei suoi zoccoli, il suo nitrito… Il cavallo prende già forma anche se non lo si vede. 

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Un viaggio al Carmine, nella Genova nascosta: un borgo in città

Un viaggio al Carmine, nella Genova nascosta. Una passeggiata tra i vicoli che portano alla scoperta dei tesori di un borgo in città alle spalle di piazza della Nunziata: il Mercato e la Chiesa.

Tra piazza della Nunziata, Largo della Zecca e le prime pendici della collina di Castelletto è possibile scoprire una vera e propria ‘isola’ in pieno centro città, una zona antica e popolare, centrale ma isolata dai traffici e dai commerci dei caruggi: è il Carmine, quartiere medievale sviluppatosi intorno all’omonima chiesa, intitolata a Nostra Signora del Carmine e Sant’Agnese.

quartiere del Carmine

Un viaggio al Carmine, nella Genova nascosta: un borgo in città

Ci si arriva proseguendo lungo via Polleri, la strada che si trova sulla destra della Basilica della Santissima Annunziata del Vastato, una delle chiese più rappresentative dell’arte genovese del tardo manierismo e, soprattutto, del barocco del primo Seicento.

In alternativa, se arrivate a piedi da Via Cairoli, basterà attraversare la strada al semaforo, e prendere via di Vallechiara che si trova subito di fronte.

Basilica_dell'Annunziata_e_del_Vastato_

Provenendo dalla Nunziata, proseguendo lungo la strada che costeggia la chiesa, si giunge velocemente in piazza Bandiera. Dalla piazza a sinistra inizia via Dino Bellucci, strada che conduce ad una delle scuole più famose dell’intera città, quel liceo Classico Colombo dove studiò un giovanissimo Fabrizio De Andrè.
Sulla destra della piazza si apre via Polleri, che conduce verso il cuore di questo piccolo quartiere, compreso tra la piazzetta del mercato e la piazza del Carmine le cui tracce di Medioevo si ritrovano sui palazzi che orlano la stessa.

E’ qui che si trovano, infatti, la chiesa di Nostra Signora del Carmine e Sant’Agnese, dove Don Gallo iniziò il suo servizio, ed il piccolo mercato rionale recentemente ristrutturato.

Cosa vedere nel quartiere del Carmine

Il fascino misterioso del quartiere del Carmine, l’ho scoperto, per caso, lo scorso autunno, accompagnata da un viaggiatore curioso e solitario, anche, come me e…dopo 13 anni di vita genovese.     

La prima cosa da vedere è il Mercato del Carmine, con la sua affascinante struttura liberty. Qualche anno fa fu riaperto al pubblico con ristoranti a tema ma, purtroppo, con scarso successo e, oggi, vengono organizzate solo alcune serate con musica live.

mercato del Carmine

Sulla stessa piazza del mercato si trova la Chiesa del Carmine che prende il nome da alcuni frati carmelitani francesi che la edificarono nel 1262. Al suo interno si trova la cappella dei Camalli, i lavoratori del porto di Genova.

La chiesa cela alcuni capolavori che, solo con occhio attento, è possibile scoprire: dietro l’altare principale si trovano infatti nove medaglioni raffiguranti santi carmelitani opera di Manfredino da Pistoia, allievo di Cimabue, dipinti sul finire del 1200.

I medaglioni sono stati ritrovati in seguito al restauro del 2009 e costituiscono probabilmente la più importante scoperta in campo artistico dell’ultimo secolo a Genova. L’abside della chiesa è di pianta quadrata, un unicuum per Genova, derivante dall’originario stile gotico dell’ordine dei mercanti.

abside chiesa del carmine

Curiosità

Nella chiesa del Carmine venne battezzato Palmiro Togliatti, il massimo esponente del comunismo italiano assieme ad Antonio Gramsci, nato a Genova, presso l’Albergo dei Poveri, il 23 marzo 1893 e battezzato qui il giorno dopo.

Sempre qui, poi, furono celebrati, il 25 maggio del 2013, i funerali di Don Andrea Gallo, il sacerdote “anarchico”, il prete degli ultimi. Due personaggi di grandissimo spicco della sinistra genovese che hanno lasciato il loro segno, ironia della sorte, in questa chiesa.

Su e giù per le creuze

Una volta visitata la chiesa ci si può addentrare nelle creuze (i vicoli) partendo da Salita San Bernardino. E, all’improvviso, ci si ritrova in un altro mondo fatto di colori e di silenzio. Sembra impossibile che, a poche centinaia di metri dal traffico della rumorosa piazza della Nunziata, qui si respiri la tranquillità di un tempo senza tempo.

Salita_S.Bernardino

Si passeggia tra le tipiche creuze liguri, su mattoni rossi, sotto panni stesi e archi medievali, per vie dai “dolci” nomi poetici ed improbabili, che sembrano uscire da un libro di fiabe: vico Cioccolatte (antica zona dove risiedevano maestri cioccolatieri), vico della Fragola, vico dello Zucchero che conducono a piazza della Giuggiola.

carmine creuze

vico cioccolatte carmine

Ci si ritrova, poi, ad un altro bivio. Il nostro percorso viene incrociato da Salita di Carbonara, mentre di fronte a noi un portale, molto antico, ci fa intravedere la targa “Salita dell’Olivella” nella cui zona si trovano i resti dell’antico monastero delle monache di San Bartolomeo.

Poi, i giardini Tito Rosina, l’area verde che divide il Carmine da Castelletto e affaccia su corso Carbonara. Una breve passeggiata, infine, ci porterà fino all’imponente edificio dell’Albergo dei Poveri, eretto a metà ‘600 come nuovo ricovero destinato a dare ospitalità ai poveri della città.

Ma, andiamo con calma. Siamo a  due passi dal cuore universitario eppure ci troviamo in un’altra dimensione, fatta di angoli senza tempo.

Salita e piazza dell’Olivella

Proseguendo si supera un portale in marmo che porta in salita dell’Olivella e da qui nell’omonima piazza. Il portale era l’antico ingresso del monastero delle monache di San Bartolomeo.

Oggi questa zona è stata riconvertita e ci troviamo in una piazzetta tra le case e l’antica chiesa. Sulla sinistra della chiesa si trova una piccola salita con due ulivi che sembra condurre all’ingresso di un portone.

Se provate a spingerlo, spesso è aperto, rimarrete senza parole. All’interno si trova l’antico chiostro del monastero che ora è stato suddiviso in giardini privati. Siamo in una delle zone più suggestive, per storia ed evoluzione, del quartiere del Carmine.

carmine piazza dell'olivella

Risale al 1300, ospitava le monache Cistercensi. Dopo una breve creuza, a gradoni, si giunge in piazza di San Bartolomeo dell’Olivella, il centro del monastero. Tutto il complesso fu fondato nel 1305 da un generoso zeneise, Valente, e durò fino all’arrivo di Napoleone che chiuse tutti gli istituti religiosi. Qui, anche qui, il silenzio e la quiete la fanno da padrona.

Salita dell'Olivella creuza

Lo sapevate che?

Si narra che la piazza ed il chiostro siano ancora frequentati dal fantasma di una donna che tiene in mano un piccolo fardello, contenente la testa del marito traditore. Tranquilli, comunque: pare faccia due passi solo all’alba e poi svanisce…

Piazza della Giuggiola, un antico albero al Carmine

Una piccola piazzetta tra case rosa e ocra su cui si affaccia un cortiletto privato dove si trova l’albero delle Giuggiole. Sembra che sia l’unico in tutta Genova, nell’antico quartiere del Carmine, con le sue magie uniche e rare. Tra ulivi e biciclette, gatti vagabondi ed assonnati, fili da stendere, edicole e mollette, i colori delle case, finestre dalle imposte socchiuse, tetti d’ardesia e archetti tesi contro il cielo blu.

Così, con tale scenografia, ci accoglie piazza della Giuggiola, una delle piazzette più belle di Genova, con il suo antico albero che, in certe stagioni lo si vede così, spoglio e privo di verde, con i suoi rami appoggiati contro la rossa facciata.

piazza Giuggiola

Il_cortile_della_Giuggiola_-_panoramio

È il maestoso giuggiolo, al suo frutto è dedicata la piazza, questa è una pianta dalla lunga storia. Si tratta di una pianta originaria dell’Egitto e della Valle dell’Indo, il giuggiolo del Carmine è il più vecchio della città, ha almeno 500 anni e, tuttora, resiste. Poco distante, poi, c’è un fratellino minore di appena trentacinquenne…

albero del giuggiolo

Quando è il tempo, cadono le giuggiole, si adagiano tra le foglie sulla creuza e…dalla giuggiola al brodo di giuggiole il passo è breve, brevissimo. 

giuggiolo frutti

 

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Tellaro, laddove il tempo sembra essersi fermato

Tellaro, laddove il tempo sembra essersi fermato. Ultimo abitato della riva orientale del Golfo dei Poeti, sdraiata sugli scogli, è abbarbicato sopra una penisoletta rocciosa degradante verso il mare.

Golfo dei Poeti

Tellaro, il fascino del borgo marinaro

Ci sono luoghi, nel mondo, che sembrano fatti apposta per essere ricordati. L’Italia ne è piena, di posti così. È il caso di Tellaro, un borghetto marinaro arroccato su di una scogliera, nel comune di Lerici, censito tra i cento borghi più belli d’Italia.

“E’ un posto che non si può attraversare. E’ un posto a cui si arriva. Un po’ la fine, una delle fini del mondo. Si arriva, e basta: si è arrivati! C’è un senso, unico, di calma e di chiusura”.

Mario Soldati

Il nome e le origini

Il nome deriva, probabilmente, da tela o telaio per i commerci fiorenti di tele e stoffe con Lucca nei primi tempi di costruzione del borgo. 

Le origini di Tellaro risalgono al X secolo quando era l’ultimo avamposto difensivo collegato al borgo di Barbazzano, che con la grande peste del 1348 si spopolò favorendo lo sviluppo di Tellaro. E’ nel 1300, probabilmente tra il 1320 e il 1380, che la storia di Tellaro inizia.

“C’era una volta, e c’è ancora oggi, il villaggio di Tellaro. E’ tutto costruito sulle rocce di un promontorio che sporge sul mare, ai piedi di una grande collina ricoperta da boschi di ulivi”.

Mario Soldati

Nei villaggi vicini si diffuse un’epidemia di peste, e i sopravvissuti si stabilirono qui, in quest’angolo del Golfo dei Poeti. Successivamente, il borgo servì a controllare gli invasori che arrivavano dal mare: ancora oggi si possono infatti ammirare le mura che circondano le case, e due delle tre torri – di origine pisana – d’avvistamento costruite per lo scopo.

Una trasformata nel campanile della Chiesa di San Giorgio, dalla facciata rosa antico, patrono del paese, un tempo il castello di Tellaro. L’altra, all’ingresso del paese, nei pressi dell’oratorio di Santa Maria in Selàa, che risale al XVI secolo, il cui toponimo deriva da “sull’Ara”. Venne sconsacrato nel 1940, quando la regia marina lo requisì per trasformarlo in alloggio miliare. Oggi, completamente restaurato, ospita importanti eventi culturali, mostre pittoriche e fotografiche e, di recente, è diventata casa comunale per le celebrazioni di matrimoni.

oratorio di Santa Maria in Selàa

Come arrivare…

Arrivare a Tellaro significa fare i conti con un romantico paesaggio da favola: viuzze strette e intrecciate, casette colorate, la storia che incontra la cultura e dà vita a splendide tradizioni. Per raggiungerlo si percorre una via panoramica affacciata sul mare, che – partendo da Lerici – passa da Maralunga e poi da Fiascherino. I più avventurosi, invece, possono scegliere uno dei tanti sentieri – nascosti tra la natura aspra – che partono dai borghi sovrastanti, e che scendono verso il mare.

Tellaro

Un nirvana tra mare e cielo, tra le rocce e la montagna verde”.

Mario Soldati

Il paese, che conta circa 800 abitanti, rapisce, fin da subito, il cuore. La strada percorribile con gli automezzi arriva fino alla piazza Figoli, ma è accessibile solo ai residenti. La parte antica del borgo è praticabile, solo a piedi, attraverso i carruggi. La torre anticipa la spianata sul mare, dentro il paese vecchio, e svetta sul panorama.

Tellaro con vista torre

Offre una delle più belle viste sulla terra di Dio”.

Emma Orczy

La Marina di Tellaro

Arrivati alla Marina di Tellaro, zona di attracco per pochi natanti, si può ammirare l’antico paese in tutta la sua bellezza come fosse una cartolina. Un servizio di traghetti, attivo in estate, consente di raggiungere a ponente il vicino comune di Lerici e il paese di San Terenzo, a levante la scogliera fino a Punto Corvo, Punta Bianca e Bocca di Magra.

Marina di Tellaro

Ed è ecco che la strada si ferma nella piazzetta Figoli dove, percorrendo l’antica mulattiera, oltre le rocce sul mare, si snoda il sentiero per gli Spiaggioni, lungo il quale si trova la Torre Groppina, antica torre di guardia. Dal borgo di Tellaro, direttamente dalla piazzetta della Marina, quindi, si snoda un sentiero che, attraversando in direzione est le ultime case, sale la ripida scalinata del Piastron per congiungersi più in alto con altri camminamenti a strapiombo sul mare.

Spiaggioni di Tellaro

“Tellaro, inaccessibile come un nido di briganti”.

D.H. Lawrence

Le spiagge

Poi, ci sono le spiagge. Dalla chiesa di San Giorgio se ne può raggiungere una, dotata di porticciolo e di una scogliera perfetta per prendere il sole, lungo lo scivolo usato per l’ingresso delle barche, e per fare il bagno dove l’acqua è poco profonda. Percorsi pedonali conducono, invece, alle spiagge nascoste, libere e attrezzate, di Fiascherino, appena all’uscita del paese, dove si trovano due piccole baie, con arenile corto e di sabbia grossa e il fondale in parte roccioso. Per chi preferisse un’avventura più asciutta, anche se ci sarà parecchio da sudare, i percorsi di trekking non mancano in questo scorcio di Liguria.

Fiascherino

Il porticciolo di Tellaro

La leggenda del polpo campanaro

La seconda domenica di agosto, invece, la Sagra del Polpo rende omaggio a una leggenda. Si racconta che, nel Medioevo, un polpo gigante, avvicinandosi al porticciolo, abbia salvato Tellaro dall’attacco dei pirati saraceni nel 1660, suonando le campane della chiesa per allarmare la popolazione. Si narra, però, che il vero pericolo fosse rappresentato dal pirata Gallo d’Arenzano e che un tale Marco Arzellino, di guardia sul campanile della chiesa, addormentatosi, provocò lo scampanio a causa della fune che si era legato alla gamba.

Tellaro, il borgo amato dai poeti

È questo mix di leggende, di storia e di natura che ha reso Tellaro famoso tra gli artisti. Lo scrittore e giornalista Mario Soldati, alla ricerca di una cassapanca appartenuta allo scrittore inglese D.H. Lawrence, rimase talmente affascinato al luogo che vi si trasferì fino alla sua morte. Eugenio Montale, il poeta forse più iconico del ‘900 italiano, e Premio Nobel per la Letteratura, vi si fermò durante un viaggio in treno, e dedicò al borgo una poesia. Qui, infatti, pittori e poeti italiani e stranieri amano venire, per qualche giorno o per un po’ di tempo, conquistati dalla bellezza di un luogo tanto antico e misterioso.

“Cupole di fogliame da cui sprizza una polifonia di limoni e di arance e il velo evanescente di una spuma, di una cipria di mare che nessun piede d’uom ha toccato o sembra, ma purtroppo il treno accelera …”.

Eugenio Montale

Tradizioni 

Tellaro è, soprattutto, storia e tradizioni. Particolarmente suggestivo è il Natale subacqueo. Allo scoccare della mezzanotte, del 24 dicembre, dalle acque emergono i sommozzatori che recano la statua del Bambin Gesù degli abissi, adagiato in una conchiglia donata da papa Giovanni Paolo II, per condurla fino alla chiesa parrocchiale Stella Maris, costruita nel 1942, dove verrà adagiato in una mangiatoia. E, sullo sfondo, la luce di 8.000 lumini e fuochi d’artificio nel cielo…

Natale subacqueo di Tellaro

Tradizionale è anche la Sagra del Polpo che si svolge ogni anno la seconda domenica d’agosto, organizzata dall’Unione Sportiva. E, dulcis, la festa del Borgo fatato, a fine agosto, un viaggio nel tempo e nella fantasia per grandi e piccini. Per una sera il paese si veste di magia, con maghi, fate, principi e principesse, streghe e stregoni, che invaderanno il centro storico del borgo ricreando uno scenario da favola. L’appuntamento è con l’incanto e la magia: strade, case e cantine si animano di personaggi fantastici, alla scoperta degli angoli più nascosti del borgo di Tellaro che, in questa occasione, si immerge in una atmosfera onirica e incantata.

Il borgo di Tellaro

Quando la tua bellezza viene decantata dai più grandi scrittori e poeti, probabilmente quelle parole saranno le migliori possibili per descriverti. Questa è Tellaro, un luogo in-quieto e romantico, per “pochi”, non per tutti, ma anche terra di meditazione di poeti, scrittori e…vagabondi. 

“Qui l’armonia nasce dalla sedimentazione del tempo”.

Attilio Bertolucci

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