Gole dell’Alcantara, cosa vi viene in mente? Se state pensando ad un viaggio in un luogo incredibile che sembra appartenere ad un altro pianeta, vi consiglio questa ulteriore tappa in Sicilia, dopo avervi accompagnato alla scoperta della Riserva dello Zingaro, dove esiste uno spettacolo plasmato dalla natura: le Gole dell’Alcantara. A dispetto di come si potrebbe pensare, queste incredibili gole non sono il risultato dell’incessante scorrere del fiume, ma sono state sono state formate dalle sue acque, che scendendo su enormi colate laviche raffreddate dalle attività vulcaniche della zona, creano queste forme particolari.
Gole dell’Alcantara, canyon naturale in Sicilia
Canyon naturale formato dalla solidificazione del magma eroso dal tempo e dalle acque del fiume Alcantara, le gole offrono uno spettacolo impressionante nella bellissima Sicilia. Si trovano nella Valle dell’Alcantara, tra i comuni di Castiglione di Sicilia e di Motta Camastra, nel punto dove termina la catena montuosa dei Peloritani (tra le province di Catania e Messina). Si tratta un territorio di 1928 ettari con gole alte fino a 25 metri e larghe dai due ai cinque metri. Il raffreddamento della lava nell’acqua del fiume ha scolpito rocce dalle forme sorprendentemente fantasiose e originali. Per tutelare questo incredibile territorio negli anni ’60 è stato fondato il Parco Botanico e Geologico dell’Alcantara che si estende nel Parco Fluviale dell’Alcantara.
Storia e origini delle Gole
L’Alcantara è un fiume della Sicilia che nasce a 1250 metri di altitudine e scorre, tra le pietre lavica, sul versante settentrionale dell’Etna, per sfociare nel Mar Ionio. Il suo nome viene da un ponte arabo vicino alla foce di Giardini-Naxos. Al qantarah, parola che in arabo significa ponte, ha dato il nome proprio al fiume. Le attività vulcaniche della regione hanno ripetutamente modellato il letto del fiume, che in estate vede il suo corso molto ridotto, e hanno scavato le impressionanti gole dell’Alcantara. Le pareti sono costituite da organi basaltici alti diverse decine di metri, e i sentieri sono molto stretti.
Negli ultimi due secoli, poi, la foresta indigena è stata ridotta e soppiantata dalla macchia. I platani (Platanus orientalis), le ginestre o le peonie sono ancora presenti. Accanto al fiume, arrivano i fiori con la primavera: una varietà molto grande e colorata, viole, papaveri, anemoni, mirti, rosa canina, fichi d’india, trementine, allori e orchidee sono molto comuni.
E la fauna?
La fauna è interessante anche con molti uccelli (come il falco pellegrino o l’hobbit) e piccoli mammiferi non presenti altrove come la martora, il ghiro e una specie di rana, tanto che una parte del fiume sia stata dichiarata Riserva Naturale.
Cosa vedere
L’itinerario di visita alle Gole dell’Alcantara prevede il passaggio al Parco Botanico e Geologico dove con l’aiuto di moderne installazioni multimediali, è possibile informarsi sulle origini del luogo. È arrivato, quindi, il momento di immergersi nella natura incontaminata del parco, seguendo il sentiero che conduce fino alla Sorgente di Venere lungo il corso del fiume.
Il Sentiero delle Gole
Sul territorio di Motta Camastra, in località Fondaco Motta, si trova la gola più imponente e famosa dell’Alcantara, lunga più di 6 km e percorribile facilmente per i primi 3 chilometri. All’inizio delle gole c’è una spiaggetta accessibile solo all’inizio della bella stagione, prima che l’acqua diventi troppo alta. Il Sentiero delle Golecosteggia la sponda sinistra del fiume e passa attraverso agrumeti e punti panoramici. Il trekking fluviale e il body rafting (solo nelle stagioni più calde) sono i modi più avventurosi per esplorare le Gole dell’Alcantara.
Il sentiero attraversa interessanti punti della valle dell’Alcantara, numerose sono le deviazioni che potete prendere dalla strada principale che vi permetteranno di personalizzare i percorsi, scegliendo differenti tratti da attraversare. Si parte dal Ponte di Mitogio costeggiando il fiume, da qui potete seguire il percorso che sale verso il monte Miramare o che costeggia le Gole di Larderia.
Lo sapevate che?
Dal 2017, sono stati creati due nuovi sentieri per poter scoprire le meravigliose gole dell’Alcantara: il primo è il Sentiero di Eleonora che inizia nel Parco Botanico e Geologico, dove le bellissime vedute sui canyon si susseguono per oltre 600 metri. Questo percorso comprende la discesa alla spiaggetta tramite ascensore. Il secondo è il Sentiero del Giardino Mediterraneo, che inizia dal Sentiero di Eleonora: attraversa un rigoglioso agrumeto siciliano, e porta fino ai bacini della fitodepurazione, dove si potrà imparare tutto sul sistema naturale di depurazione delle acque.
Il canyoning
Per i più coraggiosi e i meno freddolosi, è possibile percorrere una parte delle gole con il canyoning, equipaggiata con trampolieri o anche con una muta. Si cammina poi nel mezzo della gola stessa. Informatevi, però, e in anticipo, sul livello dell’acqua e sulle condizioni meteorologiche. E’ consigliato avventurarvi con una guida locale esperta. Il canyoning è, dunque, una delle attività altamente raccomandate da fare nelle gole dell’Alcantara. I percorsi per gli escursionisti sono molto interessanti, ma c’è anche la possibilità di fare tour ed escursioni organizzate da Taormina, Catania e altre città della Sicilia.
Altre escursioni
Piccole Gole dell’Alcantara;
Sentiero del Castello di Calatabiano;
Sentiero Castiglione di Sicilia;
Rive dell’Alcantara;
Sentiero Gole di Larderia;
Sentiero Montagna Grande.
Consigli utili
Per accedere all’ingresso ed entrare nella gola, si consiglia di indossare stivali di gomma, che potrete anche noleggiare sul posto. L’acqua delle gole è gelida e il fondo del fiume è cosparso di rocce sporgenti.
Come arrivare alle gole dell’Alcantara?
Le gole dell’Alcantara si trovano a 13 km da Giardini, località balneare della Sicilia nord-orientale. Ecco l’itinerario da seguire in auto: da Taormina, andare fino alla località balneare di Giardini. All’uscita di Giardini, prendere la strada statale SS185 in direzione Francavilla di Sicilia. Sulla SS185 si attraversa il piccolo villaggio di Gaggi. L’ingresso della gola si trova a 5 chilometri dal villaggio. Per i visitatori c’è a disposizione un parcheggio gratuito, oltre a servizi di ristorazione e aree picnic.
Da Messina potrete percorrere la SS n.114 e deviare verso i Giardini Naxos in direzione Francavilla di Sicilia. Da lì, troverete le indicazioni per le gole di Alcantara. Da Catania, poi, imboccate l’autostrada in direzione Messina e uscite Giardini Naxos. Proseguite verso Francavilla di Sicilia e troverete l’ingresso ai Giardini di Naxos.
Ambienti incontaminati e scenari mozzafiato, tradizioni da scoprire, luoghi da visitare.
La Sicilia ha il richiamo del mare, il fascino dei miti antichi, il profumo dei sogni, le forme dell’accoglienza, la bellezza delle persone.
La Sicilia è un’isola complessa, ma puoi percepirne il segreto tutte le volte che ti meravigli, che ti accorgi di un dettaglio, che impari una parola nuova, che guardi una piazza, che osservi le meraviglie della natura, che fai entrare la luce negli occhi guardando il mare…
La Riserva dello Zingaro è un’area naturale protetta, in provincia di Trapani, affacciata sul mar Tirreno, che ogni anno attira oltre 300.000 visitatori. Un paradiso naturale incontaminato, di roccia e acqua, che qui assume tutti i colori dell’azzurro nonché meta ideale per gli amanti del trekking. Nel tratto di costa che va da San Vito Lo Capo a Castellammare del Golfo, sette chilometri di natura intatta dove vivono e nidificano i rapaci, si estende la Riserva Naturale dello Zingaro, una delle più famose d’Italia; chi desidera immergersi in una natura senza tempo, dove passato e presente si fondono armoniosamente, non potrà fare a meno di visitarla. Gli antichi greci e i latini la chiamavano Cetaria per l’abbondanza dei tonni che si incontravano nelle sue acque.
La riserva dello Zingaro, paradiso naturale in Sicilia
Poche storie parlano dell‘amore a lieto fine degli uomini per la propria terra come quella che, il 6 maggio del 1981, si concluse con l’istituzione della Riserva naturale orientata dello Zingaro, la prima area naturale protetta della Sicilia. Fu per scongiurare la costruzione della strada litoranea di collegamento tra le due località di Scopello e San Vito Lo Capo, infatti, che il 18 maggio del 1980, duemila ambientalisti marciarono tenendosi per mano impedendo così la cementificazione di questo tratto di costa siciliana e proteggendo (ndr, si spera per sempre) uno degli ecosistemi naturali più ricchi del Mediterraneo. Raccontare la bellezza della Riserva naturale dello Zingaro, non è un compito facile. Piccole baie pavimentate da candidi ciottoli, mare che durante il giorno si tinge di inattesi toni di verde e di azzurro, scogli appuntiti che separano le diverse spiaggette, macchia mediterranea che sembra tuffarsi nel mare e antiche case coloniche costruite sulla roccia. Un mix di natura e discreta presenza dell’uomo. Le calette si susseguono mischiandosi a profumi e a colori ineguagliabili, sfoderando tutto il loro fascino.
Alla scoperta …
Dunque, se avete voglia di addentrarvi in una natura pura, vivendo un’avventura fuori dalla modernità a contatto con gli elementi primari, acqua e terra, non vi resta che raggiungere questo tratto di costa baciato dal sole. E’ un susseguirsi di spiagge e calette da sogno, tra le più belle della Sicilia. Percorrere la riserva dello Zingaro significa scoprire sette chilometri (o anche di più) di natura sublime e straordinaria, una costa rocciosa intervallata da numerose calette, ammirare la natura riarsa da sole, fatta di ginestre, palme nane e timo selvatico. Rocce calcaree a strapiombo su un mare limpido e turchese, piccole insenature e spiagge di ciottoli bianchi, anfratti e grotte abitate fin dal Paleolitico superiore, come l’importante sito preistorico della grotta dell’Uzzo.
Cosa e come visitare
La riserva si visita solo a piedi e in barca, nulla deve disturbare la quarantina di specie di uccelli che qui nidificano, tra cui l’Aquila del Bonelli, la Poiana, il Nibbio, il Gheppio e la fauna endemica. Solo chi avrà la pazienza di attraversare interamente questo habitat unico farà un’esperienza davvero indimenticabile. Molti, purtroppo, non utilizzano un adeguato abbigliamento, soprattutto, scarpe chiuse e comode credendo di recarsi in una qualsiasi località balneare. Infatti, qui, è vietato l’ingresso in riserva con calzature inadeguate (infradito, ciabatte, scarpe con zeppe etc). Non è possibile, inoltre, portare al seguito sedie, sdraio, lettini, ombrelloni, natanti gonfiabili etc. Troverete rifugi e bivacchi per soste e pernottamenti se decidete di dormire nella riserva.
I musei e la Tonnara
Tra un bagno e l’altro, approfittando anche del minore flusso turistico che sta vivendo la riserva dal 2017 come diretta conseguenza (o almeno così raccontano gli operatori locali) della chiusura della base aerea della compagnia low cost Ryanair all’aeroporto di Trapani, ci si può trattenere qualche ora in più e visitare, oltre al Centro di educazione ambientale, anche i cinque musei dedicati a varie tematiche, dalla pesca del tonno rosso al Museo delle attività marinare, alla lavorazione del grano al Museo della civiltà contadina e dall’arte d’intrecciare la giummara (la palma nana simbolo dello Zingaro) e le altre fibre vegetali al Museo dell’intreccio fino all’antico utilizzo della manna al Museo della manna, appunto.
E infine, la fauna e la flora al Museo naturalistico dove, tra le altre curiosità in mostra, si scopre che proprio nei cieli dello Zingaro, insieme ai numerosi rapaci. Ma birdwatching a parte, la vera e indiscussa star della riserva, e più in generale della costa occidentale siciliana, rimane la Tonnara di Scopello. Scelta come location cinematografica di Ocean’s Twelwe e Il Commissario Montalbano, quest’antica costruzione adibita alla pesca dei tonni, in funzione dal Settecento e fino agli anni Ottanta del Novecento e oggi adibita a museo, infatti, offre un’incomparabile scenografia naturale incastonata com’è tra gli alti faraglioni che spuntano maestosi dall’acqua.
Le Sirene di Acquamarine
A rendere ancora più magica la bellezza dello Zingaro, da maggio a ottobre ci pensanoAquamarine Sea Passion Sicilye Sirenes Mermaid Lifestyle, due nuove realtà di Trapani, ma nate a Castellamare del Golfo, che propongono un turismo etico con iniziative e attività legate al mare, come il tour sirene alla Riserva dello Zingaro e alle isole Egadi oltre le escursioni in barca a vela tra le isole. Tra i gazebi in fila nel porto turistico della cittadina siciliana, la loro proposta non passa di certo inosservata perché, ad accogliere i clienti sulla banchina, ci sono niente di meno che due “sirene”.
E tanto altro…
Oltre alle lezioni di yoga, danza Gypsy, Sufi e Bollywood e alle uscite di biosnorkeling, lo snorkeling guidato fatto con pinne, maschera e boccaglio per imparare a conoscere, riconoscere e apprezzare le molteplici forme di vita che popolano l’ambiente marino; infatti, la fondatrice e istruttrice Maya propone corsi di mermaiding, la disciplina acquatica (riconosciuta prima dalla FIAS, e oggi dalla ISDA) che riproduce il nuoto delle sirene. Con indosso una leggera guaina che racchiude il corpo dai fianchi ai piedi, a loro volta inseriti in una monopinna flessibile, nelle stesse acque siciliane che, da Omero a Giuseppe Tomasi di Lampedusa, hanno fatto vivere il mito delle fantastiche creature incantatrici, gli adulti e i bambini si muovono fluidi nel mare alternando il nuoto, l’apnea e le risalite. Difficile? Per iniziare basta un po’ di acquaticità e i risultati sono incoraggianti, senza contare lo stupore degli sguardi attoniti dei bagnanti quando vedono arrivare dal mare delle vere e proprie sirene…
Grotte marine e terrestri: un mondo da scoprire
Notevole importanza rivestono le grotte nella Riserva Naturale dello Zingaro. Un’esperienza unica per coloro che vogliono immergersi in questi posti unici ed abbracciarli con i propri sensi, ma attenzione, mai senza la guida di un esperto speleologo.
Le grotte rappresentano un aspetto del “Carsismo”, termine che rimanda a tutto un insieme di attività che l’uomo per studio, ricerca e “socializzazione” svolge e in cui entrano in gioco tante discipline che si intersecano e si aiutano a vicenda, per comprendere i fenomeni e le potenzialità del binomio acqua/roccia che è l’artefice principale del carsismo.
Spiagge, e che spiagge…
Quali sono le spiagge più belle della Riserva dello Zingaro? La prima spiaggia che si incontra, venendo da San Vito lo Capo, all’ingresso del lato nord della Riserva, è Cala Tonnarello dell’Uzzo: la più grande ed anche la più frequentata, in estate. Premiata in passato dai turisti, in un sondaggio fatto da Skyscanner, il motore di ricerca internazionale di voli, si raggiunge in pochi minuti a piedi partendo dalla biglietteria. Se, invece, avete voglia di camminare o volete trovare una caletta meno affollata e godervi i gli angoli più nascosti di questa meravigliosa costa, non dovete fare altro che raggiungere altre selvagge calette: ecco quali.
Cala dell’Uzzo
Cala dell’Uzzo è una deliziosa caletta a 2 Km dall’ingresso Nord della Riserva. È caratterizzata da ghiaia bianca ed è vicinissima alla grotta dell’Uzzo che le dà il nome. Nelle vicinanze non perdete una visita al Museo della civiltà contadina. La spiaggia è facile da raggiungere e ben segnalata;
Cala Marinella
Cala Marinella si trova a circa 3,5 km di cammino dall’ingresso Nord di San Vito lo Capo. Qui, non troverete sabbia e ghiaia, ma solo scogli che rendono l’acqua più limpida che altrove, motivo per cui è il paradiso per lo snorkeling;
Cala Berretta
Cala Berretta si trova al centro della Riserva dello Zingaro e può essere raggiunta in egual modo sia dall’ingresso Nord che da quello Sud. Ad attendervi dopo la lunga passeggiata una spiaggia quasi deserta ed incontaminata che vi ripagherà della fatica;
Cala della Disa
Si trova a circa 3,5 km dai due ingressi Nord e Sud ed è caratterizzata da ciottoli bianchi che degradano verso acque turchesi. La spiaggia è formata da due piccole insenature divise da pareti rocciose;
Cala del Varo
A 2 km dall’ingresso Sud, Cala del Varo è raggiungibile esclusivamente via mare dai due ingressi Nord e Sud.
Cala Capreria
Cala Capreria è la prima caletta che si raggiunge dall’ingresso sul Sud, sul lato Scopello – Castellammare del Golfo. Per arrivarci dovrete percorrere un sentiero di 1,4 km. Nelle vicinanze della spiaggia troverete anche il Museo naturalistico.
Trekking e i sentieri
Oggi, per esplorare la riserva via terra, si può solo camminare. Il paradiso ideale di chi ama le lunghe passeggiate e i sentieri. Sono tre i percorsi, tutti ben segnalati e percorribili con ai piedi gli scarponcini da trekking e una buona dose d’acqua potabile, che vi permetteranno di scoprire spiagge, grotte e musei: ecco quali.
Sentiero Costiero
È il più semplice ed è lungo 7 km percorribili in circa due ore di cammino immersi in un paesaggio da cartolina;
Sentiero presso Cala Marinella
È il sentiero più impegnativo lungo 17 km da percorrere in sette ore di cammino che da nord a sud passa per Monte Passo del Lupo, Monte Speziale e Monte Scardina;
Percorso di mezza costa
È di difficoltà media ed è lungo 8,5 km che potrete percorrere in 4 ore e mezza. È la strada più panoramica che vi farà conoscere l’eterogeneità del territorio. Potrete raggiungere ancheBorgo Cusenza e Contrada Sughero dove troverete dei rifugi. A questo link trovate la cartina con i sentieri della Riserva, di seguito la mappa per raggiungerla.
Borgo Cusenza, il cuore dello “Zingaro”
Proseguite attraverso lo Zingaro, dal sentiero di mezza costa, e continuate, per altri 2 km, in salita. Ora, allungate lo sguardo. A darvi il benvenuto nella macchia mediterranea è il Borgo Cusenza, un viottolo giallo di margherite, i pini di aleppo e i fichi d’india, brulicante di vita, benché non sia più abitato. Un agglomerato rurale aggrappato alla montagna, spalancato al mare e accolto dentro una valle, culla di un popolo antico e sapiente, libero dalle contaminazioni dei borghi vicini. Pare, infatti, che la gente del Borgo Cusenza, il cui nome originario era Bagghiu di l’Acci, per il vicino Monte Acci, fosse completamente autosufficiente e che si recasse alla contrada Sughero, distante circa 3 chilometri, soltanto per scambi di attrezzi di lavoro e manodopere varie.
E’ un borgo scelto da molti visitatori, definito uno dei più belli della Sicilia, un insediamento rurale di una bellezza eterea, uno spaccato di vita contadina del secolo scorso. Lo riparano i venti e lo illumina lo splendore del mare attorno. Muretti in pietra, un pergolato, cespugli di rosmarino, casette di pietre e tegole si abbracciano rimanendo vicine vicine, il silenzio rispettoso dello scorrere del tempo che si ferma lì, quasi chiedendo anche a noi di muoverci più lenti, molto più lenti. Si viene letteralmente travolti dalla magnificenza di una natura pulita e tersa, e da una storia antica. La storia di una comunità che va a braccetto con il ritmo delle stagioni e ne fa il suo calendario.
La vita nel Borgo Cusenza
Le abitazioni sono ben tenute, alcune camere visitabili. I pavimenti in lastre, venuti alla luce durante gli interventi di manutenzione, sono puliti e sistemati. Oggetti e mobili ricostruiscono dettagliatamente l’idea della quotidianità rurale del secolo scorso che, inevitabilmente ruotava attorno al lavoro dei campi. Si coltivavano cereali, e fino ai primi del ‘900, le circa 14 famiglie che vi vivevano, avevano perfino una cantina per la produzione del vino.
Come arrivare alla Riserva
L’ingresso alla Riserva dello Zingaro ha un costo di 5 euro. Oltre al biglietto d’ingresso, vi daranno anche una mappa che mostra i diversi sentieri e i luoghi di interesse dello Zingaro, come le insenature e i piccoli musei situati lungo il percorso. Per arrivare alla Riserva da Scopello, in auto, dovrete prendere l’Autostrada A29 Palermo – Mazara del Vallo, imboccare lo svincolo per Castellammare del Golfo, quindi proseguire sulla Strada Statale 187 in direzione Trapani. Seguite le indicazioni per Scopello, fino a raggiungere la costa. Per accedere alla Riserva da Nord, dovete imboccare la Strada Statale 187 fino al bivio per San Vito Lo Capo e, quindi, proseguire in direzione Villaggio Calampiso – Riserva Zingaro.
Da Trapani, ci vorranno circa 55 minuti in auto per raggiungere l’ingresso meridionale della riserva dello Zingaro, da Scopello. Da Palermo, invece, ci vorrà 1 h e30 per raggiungere l’ingresso a Sud della riserva naturale.
Oppure, con volo EasyJet da Milano Malpensa a Palermo e poi in auto a noleggio fino a Castellammare del Golfo.
Via mare, infine, potete noleggiare una barca per visitare lo Zingaro, prenotandone una con Samboat. Motoscafi, barche a vela, yacht, piccole imbarcazioni senza patente, con o senza skipper: semplicemente troverete l’offerta più adatta alle vostre esigenze.
Dove dormire
Hôtel Punta Nord Est, a Castellammare del Golfo, proprio di fronte alla spiaggia dorata, mettete un piede fuori e sarete già in acqua. Camera doppia ampia e luminosa a partire da 60€ a notte, colazione inclusa. Ciò che mi è piaciuto: la piscina, l’accesso ad una baia privata, una magnifica vista dalle camere, oltre ad un incredibile rapporto in termini di qualità-prezzo;
Villa Anna, a dieci minuti in auto da Scopello e a 5 minuti dalla spiaggia di Guidaloca. Camera doppia moderna e luminosa a partire da 60€ a notte, colazione inclusa. Punti di forza: la posizione vicina a Scopello e alla riserva naturale dello Zingaro, la tranquillità del luogo, la reception, le camere con terrazza privata, il parcheggio privato gratuito e soprattutto l’ottima e abbondante colazione con torte fatte in casa. La migliore scelta per il suo ottimo rapporto in termini di qualità-prezzo;
B&B Selene, a San Vito, e a 100 metri dalla spiaggia. Camera doppia spaziosa e luminosa a partire da 120€ a notte, colazione inclusa. Apprezzabile la tranquillità, la terrazza per fare colazione, l’idromassaggio, il comfort delle camere e la vista. È il mio preferito a San Vito Lo Capo per il suo ottimo rapporto qualità-prezzo.
Dove mangiare
– Ristorante Posidonia, a Castellammare del Golfo (Tp). Sul porto turistico di Castellammare del Golfo, il trionfo della cucina siciliana della tradizione, dal cous cous alle ottime busiate (un tipo di pasta tipico della Sicilia);
– Tha’am,a San Vito Lo Capo (Tp). Il “re” del cous cous, a 200 metri dalla spiaggia di sabbia bianca di San Vito Lo Capo, serve un interessante mix di cucina siciliana e araba;
– L’amo, a Castellammare del Golfo (Tp). Ricavato in un vecchio rimessaggio per le barche, questo locale è il place to be (ndr, posto per stare) per concedersi un aperitivo alla fine di una giornata in mare;
– Ristorante La Tavernetta, a Scopello, certamente il miglior di tutto il Golfo: l’eccellenza e il gusto dell’esclusività a tavola. Ricerca, fascino e raffinatezza con una storia di oltre 50 anni.
Cosa vedere nei dintorni dello Zingaro?
Dopo l’escursione nella riserva o durante i giorni successivi, cosa vedere nei dintorni dello Zingaro? Sulla via del ritorno (se siete entrati nella riserva dall’ingresso sud), passerete da Scopello: un piccolo villaggio, ma decisamente delizioso. Scopello è anche famosa per la “spiaggia La Tonnara”, situata proprio sotto il paese. Gli antichi edifici della tonnara, le grandi rocce (i faraglioni) e le acque cristalline rendono questo posto davvero meraviglioso. Dato che La Tonnara è una spiaggia privata, dovrete pagare un piccolo biglietto d’ingresso per godervela. Se state cercando una spiaggia libera, invece, vi consiglio di andare alla volta della spiaggia di Guidaloca, situata vicino a Scopello. Gli amanti dei dolci dovrebbero seriamente provare la pasticceria Scopello, situata sulla piazza principale. I dolci fatti in casa e la granita al limone sono una vera delizia.
San Vito Lo Capo è la città più vicina all’ingresso nord dello Zingaro. È una località balneare molto turistica in Sicilia, tant’è che i turisti italiani amano davvero andarci. La città è particolarmente famosa per la sua enorme e sorvegliata spiaggia di sabbia con le sue acque poco profonde, sebbene decisamente affollata, soprattutto durante l’alta stagione.
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La riserva naturale di Monte Cofano si trova a 30 minuti in auto da San Vito Lo Capo e, se avete apprezzato la vostra escursione nella riserva naturale dello Zingaro, adorerete sicuramente anche questa tappa. Nella riserva, potrete scegliere tra 2 percorsi:
Il sentiero sul mare: Il paesaggio è molto diverso da quello dello Zingaro, ma è altrettanto bello. La passeggiata è semplice da svolgere e ha una durata di circa 3 ore andata e ritorno;
Il sentiero che porta sulla cima del Monte Cofano: in questo caso vi imbatterete in alcuni passaggi difficili, dove dovrete fare un po’ di arrampicata sulla roccia.
In Sicilia i colori non si limitano a finire negli occhi, ti entrano dentro le vene e le ossa.
Cosa sarebbe l’Italia senza la Sicilia? È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra. Quegli odori di alga seccata al sole, di capperi e di fichi maturi non li ho ritrovati mai da nessuna parte; quelle coste arse e profumate, quei marosi ribollenti, quei gelsomini che si sfaldano al sole…
La Gola del Furlo. Nelle Marche, sull’antico tracciato della Via Flaminia, in un tratto che costeggia il fiume Candigliano, si nasconde un meraviglioso canyon nato dall’incessante scorrere del fiume. È la Gola del Furlo, un passaggio stretto stretto, tra la rupe e l’acqua, dove la forza della natura regna sovrana. Il suo nome deriva dal latino “forulum”, piccolo foro, a indicare quella gola sorta per effetto dell’erosione del Candigliano che scorre tra il Monte Pietralata e il Monte Paganuccio. Zona di grande importanza naturalistica, tra le più belle e suggestive delle Marche, la Gola del Furlo è situata nella provincia di Pesaro-Urbino, e più precisamente tra i comuni di Acqualagna, Cagli, Fermignano, Fossombrone e la stessa Urbino.
La Gola Del Furlo, il suggestivo Canyon delle Marche
Attraversata dal fiume Candigliano, un affluente del Metauro, la Gola del Furlo è considerata un vero e proprio canyon all’italiana. Al fine di preservare un ecosistema estremamente delicato e incrementarne il potenziale turistico, nel 2001 è stata istituita laRiserva naturale statale Gola del Furlo, che sottintende ad un’area di complessivi 3.907 ettari: uno scrigno prezioso di flora e fauna, tra i comuni di Fermignano e di Acqualagna.
Un luogo dall’anima ‘green’
Il territorio è, infatti, particolarmente ricco in termini di biodiversità, in misura tale che tra gli alberi e le piante si contano centinaia di specie, alcune molto rare come il giacinto del pennacchio o l’onosma, mentre tra gli animali è importantissima la presenza dell’aquila reale e del gufo reale, specie a rischio globale ridotto, ma il cui numero di esemplari in Italia è in progressiva riduzione, di falchi pellegrini e aironi cinerini.
Tra verde e storia
La Gola del Furlo è anche un’importante testimonianza storica in quanto la strada che la attraversava, e ne facilitava il passaggio sia per le persone che per i veicoli, fu voluta addirittura dall’imperatore Vespasiano. La sua antichità, del resto, è provata da una serie di iscrizioni e datazioni che sono ancora oggi visibili. E…la storia della Gola del Furlo non finisce qui, dato che qui si tennero degli scontri nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Curiosità
Oggi sono moltissimi i visitatori che arrivano qui, nel cuore delle Marche. La zona della Gola del Furlo è popolare tra i turisti (specialmente i motociclisti) che vi percorrono l’antica galleria scavata nella montagna, con i soli scalpelli, lunga poco più di 38 metri, larga circa 5 e alta poco meno di 6: una tappa interessante, pur avendo una funzione stradale ridotta, grazie all’inaugurazione, decenni fa, di due gallerie che fanno parte della vicina superstrada.
Come arrivare nella Gola del Furlo
Da Fano, imboccare la strada provinciale Fano-Grosseto verso Fossombrone, proseguire per Roma e prendere l’uscita Furlo-Calmazzo. Si prosegue poi sulla strada Flaminia per circa 6 km attraversando la Gola. In alternativa, si può prendere l’uscita Furlo, proseguire sulla Flaminia seguendo le indicazioni per Furlo per circa 1,5 km.
Da Gubbio, invece, è necessario prendere la Fano-Grosseto in direzione Fano, dopo Cagli imboccare la prima uscita Furlo quindi proseguire sulla strada Flaminia seguendo le indicazioni per Furlo.
Cinque cose da fare e vedere nella “Gola”
1. A piedi lungo l’antica strada Flaminia
Il modo migliore per vivere la Gola del Furlo è quello di lasciare l’auto e godersi i tanti itinerari con lentezza, tanto che la Riserva offre diversi itinerari e possibilità di passeggiate tra le pareti della stessa, tra le quali ammirare una natura spettacolare – tra praterie sommitali di ombrellifere e leguminose – e a tu per tu con una fauna che appassiona. Tra i mammiferi sono presenti cinghiali, caprioli, daini e, non ultimo, anche la presenza di qualche esemplare di lupo. Si possono avvistare donnole, faine, tassi e puzzole, animali prevalentemente notturni.
Vi consiglio di iniziare il percorso alla scoperta di questo monumento della natura dal Centro visite della Riserva Naturale Statale Gola del Furlo. C’è un percorso affascinante e pianeggiante alla portata di tutti che parte proprio da qui: un itinerario percorribile anche con passeggini e carrozzine. Si tratta della via pedonale che costeggia l’antica strada Flaminia. Costruita dai Romani, essi scavarono una galleria nel punto in cui il transito era più difficile (a lato di un già esistente varco di epoca etrusca).
La galleria fu fatta costruire dall’Imperatore Vespasiano, e precisamente nel 76 dopo Cristo, che costituì per l’epoca un capolavoro ingegneristico, tanto che ancora oggi è aperta al transito pedonale e dei veicoli. In questa vallata le pareti rocciose si alzano per centinaia di metri tra le acque. Nel 1922 fu costruita una diga che ha trasformato il corso d’acqua in un lago.
2. Sosta al Parco La Golena e al Parco Avventura del Furlo
Il Parco La Golena è un grande parco pubblico, ai piedi dei monti Paganuccio e Pietralata, nella suggestiva Gola del Furlo, che offre una sosta ideale per chiunque voglia fare un bel picnic, scoprire la natura e fare lunghe passeggiate in riva al fiume Candigliano. Per gli sportivi, poi, da non perdere il Parco Avventura del Furlo, strutturato in 3 percorsi acrobatici, di cui uno per l’attività di pratica e briefing e 2 percorsi sospesi pensati per un’utenza a partire dai 6 anni (minimo 110 cm di altezza), ma utilizzabili anche dagli adulti.
3. Escursione con il kayak tra le Marmitte dei Giganti
Conoscete le Marmitte dei Giganti? Il Canyon del Metauro dal colore turchese e dal fascino unico è uno dei luoghi delle Marche che vi consiglio, assolutamente, di visitare. Dove si trovano? A Fossombrone, un comune della Provincia di Pesaro Urbino, una tappa tutta da scoprire! Volete vivere un’esperienza naturalistica emozionante? A pochi minuti di auto dalla celebre e imponente Gola del Furlo, si trova l’affascinante canyon naturale della forra di San Lazzaro con le sue suggestive Marmitte dei Giganti, cavità cilindriche dalla forma che ricorda quella di grossi pentoloni, dove, secondo la leggenda, i giganti cucinavano zuppe a base di cinghiali e altri ungulati selvatici.
Per apprezzare questo luogo davvero seducente l’ideale sarebbe partecipare ad un’escursione con canoa o kayak e avventurarsi nel meraviglioso scenario naturale delle Marmitte dei Giganti. Sono possibili itinerari in canoa sia diurni, per rinfrescare il corpo e rilassare la mente, che notturni, più contemplativi, per ascoltare i suoni dell’acqua e della fauna che popola il fiume, dagli anfibi ai rapaci notturni, agli insetti come grilli e cicale.
I visitatori più attenti potranno osservare la capelvenere, una piccola ed elegante felce, così come l’appariscente lingua cervina, entrambe crescono sulle pareti più umide della forra per via dello stillicidio di acqua. Possibile anche un fortunato e fugace incontro col variopinto e rapidissimo martin pescatore, abitante dei corsi d’acqua poco profondi. Per informazioni ed orari delle uscite è opportuno contattare il punto Iat di Fossombrone (Punto IAT puntoiat@comune.fossombrone.ps.it).
Qual è il segreto di questo affascinante angolo di fiume?
Il fascino di questa forra è legato alle alte pareti verticali che in alcuni punti arrivano a toccare i 30 metri di altezza. Dal punto di vista geologico, queste cavità cilindriche si formano per via dell’erosione fluviale. Il fiume, infatti, laddove attraversa uno stretto canyon, può generare flussi idrici veloci e turbolenti. Il moto vorticoso dell’acqua fa roteare piccoli ciottoli che esercitano azione abrasiva sulle pareti rocciose e possono creare piccole cavità che vanno via via aumentando di dimensione fino a generare le “marmitte” appunto.
4. Il Ponte dei Saltelli
Le marmitte dei giganti sono ben sviluppate sotto il cosiddetto “ponte dei Saltelli”, che si trova a pochi passi dal tracciato dell’antica Flaminia, e che da qui prosegue verso il “forulum”, la galleria romana nonché porta d’ingresso alla Gola del Furlo.
5. Sosta spirituale nell’Abbazia di San Vincenzo
L’Abbazia di S. Vincenzo sorge in prossimità della Gola del Furlo, nell’area della distrutta città romana di Pitinum Mergens. L’Abbazia di San Vincenzo al Furlo sorge lungo la Flaminia a tre chilometri da Acqualagna, dedicata a San Vincenzo, Vescovo di Bevagna, in provincia di Perugia. La tradizione vuole che la Chiesa abbia custodito le sue reliquie, qui trasportate dagli abitanti della città umbra distrutta dai Longobardi. Residui di fortificazioni fanno pensare che la fondazione sia avvenuta nel VI secoli. Alcuni elementi, invece, la fanno risalire al X secolo. L’Abbazia costruita con la pietra corniola spicca così candida tra il verde della Gola. La pavimentazione della chiesa è a grandi e spessi lastroni di pietra di origine romana e paleocristiana.
Lo sapevate che…
Un tempo in questa zona, nei suoi spostamenti, si fermava spesso Benito Mussolini. La guardia forestale negli anni trenta riprodusse il profilo del duce attraverso un’opera di scavi e muretti, sul crinale del monte Pietralata. Durante la seconda guerra mondiale, però, un gruppo di partigiani distrusse l’opera. Oggi, infatti, il profilo del duce è ancora parzialmente riconoscibile.
E nei dintorni? Ecco cosa vedere
Dalla Riserva Naturale della Gola del Furlo si possono raggiungere, in una mezz’oretta, tanti meravigliosi luoghi. Ecco quelli che suggerisco di non perdervi:
Urbino, patria di Raffaello Sanzio. Alla Galleria Nazionale delle Marche, nel Palazzo Ducale di Urbino, è conservato un quadro simbolo dell’arte italiana: è la “Città ideale” attribuito a seconda dei critici a Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini e altri artisti. Ammirare questo dipinto, che come la Gioconda è nell’immaginario collettivo di tutti, è il modo migliore per capire cosa ha rappresentato Urbino per l’arte italiana e mondiale;
Fano, ricca di storia, cultura e buon cibo è una città ospitale, con un centro storico sorprendente e una zona mare accogliente e vivace, un luogo ideale per una vacanza rilassante e rigenerante. È definita la Città di Vitruvio, la Città del Carnevale e la Città delle Bambine e dei Bambini;
Mondavio e la sua Rocca Roveresca. E’ uno dei borghi più belli d’Italia, oltre ad essere Bandiera Arancione. La visita a questo borgo ci permette di fare un tuffo nel passato tra Duchi e Duchesse in perfetto stile rinascimentale. La Rocca imponente domina il paese e lo rende affascinante e tutto da scoprire. Il pomeriggio i bambini si radunano nel piazzale e giocano fino a quando il sole dona la sua luce. Struggente, poi, il tramonto sulla Rocca di Mondavio;
Urbania e il fiabesco bosco dei Folletti. Una passeggiata tra fantasia e realtà, Urbania fa sognare i bambini e chi non ha mai smesso di credere nelle favole. Qui vivono alcune famiglie di folletti, simpatici animali da cortile e la curiosa volpe Roxy che quasi ogni sera al tramonto appare per far visita a bambini e folletti! Il Bosco si trova all’interno dell’oasi faunistica di Monte Montiego, a 5 km da Urbania, ed è un luogo dove immergersi nella natura fuori dalla realtà;
Fratte Rosa e le sue magnifiche terrecotte, oltre alle tipiche fave: entrambe produzioni legate alla ricchezza di argilla dei territori circostanti.
Qui tutto parla di creatività dell’acqua e del rigore della roccia: ed ecco la cascata.
Avete presente una cascata? E se trasformassimo le nostre vite in un gioco di spruzzi e di schiuma, se seguissimo solamente il flusso trasparente che vibra tra le pietre e poi si fa fiume e poi mare? Così è la vita…
Il sentiero degli Dei: un’avventura davvero unica nel suo genere. Il luogo conserva ancora tutto il suo fascino e ha ispirato poeti e letterati. Italo Calvino ha descritto il Sentiero degli Dei come “quella strada sospesa sul magico golfo delle “Sirene” solcato ancora oggi dalla memoria e dal mito”.
Ed è proprio con questa frase impressa su una targa in ceramica che inizia il percorso lungo i Monti Lattari, che vi farà innamorare di questo tratto di cinquanta chilometri di costa a sud della Penisola Sorrentina: un indiscusso orgoglio per l’intera Costiera Amalfitana.Si chiama così perché secondo la leggenda qui passarono le divinità greche per salvare Ulisse dalle sirene che si trovavano sull’isola de Li Galli.
Il sentiero degli Dei, a piedi sul paradiso
Il percorso “divino” collega Agerola, un paesino sulle colline della Costiera Amalfitana, a Nocelle, frazione di Positano abbarbicata alle pendici del Monte Pertuso, è lungo 7,8 km e si percorre in circa 3 ore di cammino. È stato per secoli l’unica strada che collegava i borghi della Costiera Amalfitana, in provincia di Salerno.
Già dal nome si può intuire la spettacolarità del sentiero: percorretelo nella direzione che va da Agerola a Nocelle in modo da camminare in leggera discesa e avere davanti il panorama della Costiera Amalfitana e di Capri.
Lasciatevi trasportare dalla fantasia, provando a sentire il rumore della nave di Ulisse che solca le acque azzurre del Tirreno e giunge verso la Costiera Amalfitana. Solo l’odore della vegetazione, così forte e penetrante, può solleticare la mente e distoglierla dalla visione mitologica.
In questo luogo sono stati trovati molti fossili marini e nelle grotte si avverte tutto il fascino primordiale della vita. Una di queste, la Grotta del Biscotto, ha delle case secolari. I tratti di belvedere e il bosco si inseguono e lasciano spazio ai contadini che percorrono quello che non è solo un itinerario turistico, ma la via più breve che collega le frazioni. Soprattutto in estate, è facile vederli accompagnati da muli carichi di frutti e ogni bontà offerta dalla terra fertile.
Un percorso da “leggenda”…
Percorrendo il percorso, trovate anche delle sorgenti di acqua fresca e potabile e, quando la fatica inizia a farsi sentire, ecco che il borgo di Nocelle è pronto ad accogliere i viandanti. Da qui, si vede benissimo l’isola Li Galli, dove le Sirene usavano il canto per trarre in inganno i marinai. Solo Ulisse riuscì ad attraversare indenne il tratto di mare perché si era fatto legare all’albero della nave dalla maga Circe.
Dopo una sosta a Fontana Vecchia di Monte Pertuso, il viaggio prosegue verso Positano e i famosi 1700 gradini. A Monte Pertuso (352 metri di altezza) si narra che sia stata disputata una battaglia tra la Madonna e Lucifero, anche le tracce di quella lotta sono impresse nella roccia che presenta un “pertuso”. In dialetto questo termine significa buco e pare che sia stata la Madonna ad affondare le dita nel cuore della roccia. In realtà, si tratta di un fenomeno di erosione, già visto in altre zone della Costiera Amalfitana, che ha modellato le rocce come fossero sculture di pietra.
In cammino sul sentiero degli Dei
Da Bomerano, frazione di Agerola, parte il sentiero a picco sul mare contrassegnato da segnali in bianco e rosso con la scritta 02. Da Colle Serra, il sentiero diventa più tortuoso, si percorre un primo tratto in discesa fino a raggiungere una fontana. Sulla sinistra troverete la mulattiera che sale da Praiano, mentre sulla destra si prosegue per il Sentiero degli Dei. In basso, noterete il Convento di San Domenico, che invece si trova sulla strada quando si sale da Praiano. Per raggiungere Nocelle ci sono due possibili sentieri da seguire, tra numerosi saliscendi immersi nella macchia mediterranea che regalano panorami spettacolari a picco sulla costa.
I percorsi
Due gli itinerari che dividono il Sentiero degli Dei in “alto” e “basso”. Il sentiero alto parte dai 633 metri di Bomerano e si conclude salendo i 659 metri di Santa Maria Del Castello: è leggermente più difficile perché, come dice il nome, si sale in altezza.
Il sentiero basso è quello che attraversa Nocelle, e molti turisti meno allenati scelgono di percorrere proprio questo che, personalmente, ho trovato anche più suggestivo. È reso più interessante anche dalla presenza di luoghi particolari tra cui il Colle Serra su cui è stata posta una stele di roccia dove è impressa una epigrafe in memoria di Ettore Paduano, escursionista che ha scoperto il percorso e ha dedicato anima e corpo al Sentiero degli Dei. Da questo punto in poi, si estende la vallata che conduce a Praiano tra eriche e corbezzoli.
Lungo il Cammino degli Dei troverete delle comode panche in legno che servono per riposarsi e per osservare i punti strategici della costiera come i Faraglioni dell’isola di Capri, Punta Penna, l’isola Li Galli, il Monte San Costanzo, la catena dei Monti Lattari e il Monte Comune. Tra salite e discese si arriva al Monte Sant’Angelo a tre punte (tre Pizzi) dove si vede in lontananza la meta tanto desiderata: Positano. Una sorta di “piccola Pompei”, che brulica di vita, dal verde dei Monti Lattari che la incoronano fino al bianco, al rosa e al giallo delle sue case mediterranee, il grigio argento delle spiagge di ciottoli e, infine, il blu del suo mare.
Le spiagge di Positano
Quella ‘Grande’ è il cuore marinaro del paese: con i suoi 300 metri di lunghezza è una delle più ampie della Costiera Amalfitana oltre ad essere una delle più mondane, frequentata com’è da artisti, attori e dal jet-set internazionale.
Per chi invece avesse voglia di un bagno più riservato c’è la spiaggia di Fornillo, raggiungibile con un sentiero che parte dalla Spiaggia Grande costeggiando il mare e le torri saracene di avvistamento, come la famosa Torre di Trasita.
Al largo di Positano i tre isolotti de Li Galli furono detti “le Sirenuse” per le leggende che li circondavano come rifugio delle sirene incantatrici. Nel secolo scorso furono scelti come buen retiro da artisti come il coreografo Leonide Massine e il grande ballerino Rudolf Nureyev, che nella villa sull’isola più grande trascorse gli ultimi anni della sua vita. Oggi ospitano una villa privata.
Il trekking continua
Si continua, poi, sul sentiero che porta all’Oasi del Vallone Porto, un luogo da fiaba ricco di cascate, animali e piante rare, dove si trova una cascata e il canyon. Un’infinita serie di gradini, oppure una strada carrabile che si arrampica lungo la collina, uniscono il paese a Montepertuso, la località sui Monti Lattari che sorge tra Positano e il cielo. Un autentico buco nella montagna che tradizione vuole sia stato creato dall’impronta del dito della Vergine. Il 2 luglio, nella chiesa della Madonna delle Grazie, si svolge una delle feste religiose più spettacolari della Costiera Amalfitana.
Ecco che si arriva al borgo di Nocelle che si trova nella parte alta di Positano. In antichità la frazione di Nocelle era raggiungibile solo a piedi attraverso una scalinata ripida di 1500 gradini, potrete decidere se percorrerli oppure usufruire del servizio autobus che vi porterà a Positano. In estate, poi, vale la pena di affrontare altri 300 scalini per scendere sulla spiaggiadi Arienzoe concedersi un bagno rinfrescante. Da Arienzo, seguendo la SS 163 per circa 1 chilometro, sarete al centro di Positano.
Come arrivare con i mezzi pubblici
Il sentiero si raggiunge con i mezzi pubblici: le corse dei pullman Sita partono da Napoli, da Amalfi e da Castellamare di Stabia. La manutenzione del sentiero è affidata ai volontari CAI e alle associazioni locali che organizzano passeggiate e trekking alla scoperta di questo angolo di paradiso. Il Sentiero degli Dei comincia da Bomerano, frazione di Agerola. Per raggiungere Agerola ci sono gli autobus che partono da Amalfi, chiedete all’autista di indicarvi la fermata Bomerano. Da lì, seguite la segnaletica stradale che vi porterà all’imbocco del sentiero. Partendo da Positano: autobus fino ad Amalfi+autobus Amalfi-Agerola (2 ore). Se partite da Sorrento: autobus fino ad Amalfi via Positano+autobus Amalfi-Agerola (3 ore). Il sentiero termina a Nocelle, nella parte alta di Positano. Si può raggiungere il centro tramite una lunga scalinata (1500 gradini) e circa 500 metri a piedi. In alternativa c’è il servizio autobus. Da Positano ci sono autobus e traghetti per tornare a Sorrento e Amalfi.
Agerola
E’ famosa per il fiordilatte, un particolare tipo di mozzarella fresca. Se invece preferite un pasto più sostanzioso, una volta superato il borgo di Nocelle, proseguite per circa 1 chilometro lungo la strada rotabile, di recente costruzione, fino a raggiungere il ristorante La Tagliata, dove pranzare su una terrazza con vista sul mare e su Capri.
Escursioni: alcuni consigli utili
Vi sono molti operatori turistici che mettono a disposizione delle guide esperte per scoprire i segreti del Sentiero degli Dei. La durata è di 4 ore e 30 minuti circa per un totale di 10 chilometri. Il Sentiero degli Dei, inoltre, offre la possibilità di fare altre escursioni alternative, fuori dal solito tracciato. Non si parte da Agerola, ma da Vettica Maggiore, una località poco distante, e attraverso una scala poco faticosa in circa mezz’ora si arriva a San Domenico, un complesso religioso situato a 400 metri di altezza. Dopo aver visitato la chiesa di Santa Maria a Castro e il convento domenicano del XVI secolo si riparte attraverso lecci e macchia mediterranea.
Ad un certo punto il percorso alternativo si intreccia con quello “ufficiale” del Sentiero degli Dei che porta nel piccolo bordo di Nocelle dove abitano solo 150 persone e c’è un solo ristorante che offre un ottimo menù a base di piatti locali.
Chi soffre di vertigini dovrebbe evitare di fare il percorso perché si sale di quota: Positano è l’unico paese al mondo che è stato concepito su un asse verticale in quanto la conformazione rocciosa non ha consentito lo sviluppo orizzontale.
Dove Alloggiare
In Costiera Amalfitana ci sono tantissime strutture ricettive di buon livello e per tutte le esigenze. Sia nei comuni più famosi (Amalfi, Positano e Ravello) che in quelli limitrofi è possibile prenotare a prezzi accessibili in tutte le stagioni.
La costiera amalfitana non è solo un luogo, ma uno stato d’animo che ti si tatua nella memoria E’ limoni e aranceti, scogliere frastagliate e spiaggette solitarie, borghi di pescatori color pastello e case incastrate tra la roccia, monasteri medievali e terrazze.
Positano è rimasta intatta: un imbuto a strapiombo sul mare che affastella disordinatamente gli archi delle case moresche, il verde della bouganvillea, le tortuose e ripide scalinatelle in un labirinto inestricabile, il profumo di mare e infinito.
Si fanno più viaggi girando per i viottoli di Amalfi che visitando intere nazioni…
Qui dove il mare luccica E tira forte il vento Su una vecchia terrazza Davanti al Golfo di Surriento. (Lucio Dalla)
I Tumpi di Bobbio Pellice. Montagna o mare? C’è un posto dove ci si può rifugiare – almeno per una giornata o un weekend – a pochi passi da Torino, in cui ci sono delle “piscine” naturali dove fare il bagno: gratuite, senza cloro e un’alternativa al mare. Le vacanze sono ancora lontane, ma il caldo e l’afa non danno tregua? Allora, questa potrebbe essere la soluzione ideale per trovare un po’ di refrigerio e di relax nelle calde giornate dell’estate nel capoluogo piemontese.
I Tumpi di Bobbio Pellice, le piscine naturali vicino a Torino
Si chiamano Tumpi, o Toumpi, e sono una specie di piscine naturali, che si innestano tra le valli, dove cercare un po’ di refrigerio quando fa molto caldo. Dove si trovano esattamente? Nel comune di Bobbio Pellice, poco distante da Pinerolo, che si trova a 732 metri di altitudine slm, allo sbocco delle valli Carbonieri, Giulian Cruello e Subiasco. Poco più di un’ora di auto da Torino, sono da sempre meta di numerosi visitatori che si recano proprio lì per fuggire alle alte temperature della città o passare qualche ora in riva all’acqua. La dimensione familiare che si respira, qui, è quella delle compagnie di amici, coppie, famiglie che prendono il sole, fanno il bagno, si tuffano dalle rocce, chiacchierano o giocano insieme.
Non solo piscine a Bobbio Pollice
Il piccolo comune di Bobbio Pellice, con i suoi 568 abitanti (nel 2017 secondo l’Istat), è anch’esso meta di turisti e visitatori domenicali che apprezzano non solo il territorio, terra di pastori, ma anche i prodotti tipici locali: come burro, formaggi e così via. Qui, poi, si possono trovare molti spunti per qualche escursione, grazie ai diversi sentieri percorribili a piedi, e immergersi in una natura capace, ancora, di stupire. E d’inverno? Sulle piste da sci. Eh si, quello di Prali, in val Germanasca, confinante con Pinerolo, è un comprensorio sciistico con quattro impianti di risalita, le cui due seggiovie funzionano anche in estate per portare i turisti ai 2540 mt. del Bric Rond. Qui, si trova anche un bell’anello di 15 chilometri di pista da fondo che si snoda in un incantevole percorso tra i boschi: un autentico villaggio alpino. Ma, se per il momento, almeno, il problema è il caldo o il desiderio di sopperire alla mancanza del mare, allora la gita ai Tumpi è quella che fa al caso vostro.
Il “mare” vicino a Torino
I torinesi hanno la fortuna di avere nelle vicinanze le montagne e molti posti dove è possibile non solo trovare un po’ di tregua dal caldo, ma anche fare qualche tuffi. I “tumpi” sono delle pozze profonde formatesi lungo i corsi d’acqua. Nel comune di Bobbio Pellice, il torrente Guichard ne ha formate diverse con la sua acqua fresca dove è possibile rinfrescarsi durante i mesi estivi quando le temperature in città diventano davvero insopportabili. Da giugno a settembre queste pozze d’acqua fresca sono infatti la meta perfetta per le famiglie e i giovani che cercano un po’ di sollievo dal caldo. Inoltre, i tumpi di Bobbio Pellice sono ideali ancheper chi ama tuffarsipoiché le rocce che li circondano fungono da perfetti trampolini naturali.
Basterà arrampicarsi sulle rocce circostanti per scoprire dei punti di lancio dove tuffarsi e prendersi così un po’ d’acqua fresca in mezzo alla natura. I meno coraggiosi – o meglio, i più freddolosi – possono comunque godersi il paesaggio naturale ascoltando la melodia del fiume che scorre tra gli alberi. E sulla spiaggetta che circonda i tumpi è possibile organizzare un delizioso un pic-nic in famiglia. In Piemonte è possibile trovare tantissimi posti dove rinfrescarsi in un’acqua pura e cristallina.
Come arrivare ai Tumpi di Bobbio Pellice
I Tumpi o Toumpi di Bobbio Pellice distano da Torino centro circa 75 km. Ci si arriva in circa un’ora e un quarto, in base al traffico. Per raggiungerli basta prendere la Tangenziale Sud in direzione Piacenza, uscire a Beinasco e si prende l’A55, l’autostrada per Pinerolo e, successivamente, la SP23 del Colle di Sestriere in direzione Pinerolo. Giunti nei pressi di Pinerolo, si dovrà imboccare la SP589, in direzione San Secondo di Pinerolo. Poi, si procede sulla SP161 o via Val Pellice diretti verso Bricherasio. Proseguite, quindi, sempre sulla SP161 verso Torre Pellice. E poi verso Bobbio Pellice e, di seguito, verso i Tumpi dopo aver preso per Borgata Garnier.
La strada vicinale della Comba Carbonieri, dalla Borgata Perlà è assoggettata al transito a pagamento per tutti gli autoveicoli a partire dal 1 giugno fino al 30 settembre il sabato dalle 9:00 alle 18:00 e la domenica dalle 8:00 alle 16:00 previo rilascio di ricevuta, denominata “Eco Pass”, con obbligo di esposizione sul parabrezza del veicolo in modo visibile dall’esterno. Ad un certo punto, però, bisognerà lasciare la macchina e proseguire a piedi alla scoperta di sentieri e stradine sterrate che ti porteranno nel cuore del paradiso alpino.
Il fascino dei sentieri
Il fascino di questo piccolo comune nella città metropolitana di Torino non si esaurisce ai soli tumpi. Diversi sono i sentieriche si possono percorrere come le risalite impegnative verso il Subiasco con le sue rocce “verdi”; la strada asfaltata per percorrere il vallone dei Carbonieri per raggiungere il pianoro Barbara dove fare lunghe camminate circondati dalla natura o risalire la strada sterrata all’interno dell’Oasi del Barant. Ancora, seguire a ritroso il corso del torrente Pellice lungo la strada provinciale per arrivare alla Conca del Pra, di origine glaciale circondata dalle imponenti montagne, i verdi prati e gli animali al pascolo.
La natura, qui, può allestire spettacoli straordinari. Il palcoscenico è immenso, le luci strabilianti, le comparse infinite.
Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che, alle volte, cammino lentamente, non corro. La Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nelle montagne, nei fiori, nel mare e…nell’acqua gelida delle “piscine” naturali…
Giethoorn è soprannominata la ‘Venezia del nord’, nonché la ‘Venezia verde’, complice la sua ricca e rigogliosa natura che riveste gran parte del territorio cittadino e, ovviamente per i suoi caratteristici di canali. Nel nord dei Paesi Bassi, a circa 120 chilometri da Amsterdam, c’è un piccolo villaggio che sembra uscito da una fiaba: il suo nome è Giethoorn, un posto abitato da poco più di 2.500 persone che vivono in idilliche villette circondate dai fiori e da tanti canali. Giethoorn, situato all’interno del parco nazionale Weerribben-Wieden, la più estesa palude torbosa dell’Europa nord-occidentale, è un villaggio incantato della provincia dell’Overijssel.
A Giethoorn, potete farvi un’idea precisa di come gli Olandesi gradiscano vivere con e sull’acqua. Immerso in un ambiente ricco di laghetti, canneti e boschi, sorge questo incantevole villaggio con le sue splendide fattorie dai tetti ricoperti di canne su piccoli isolotti di terreno torboso collegati tra loro da oltre 170 caratteristici ponticelli di legno.
Giethoorn, la storia e le origini del villaggio
Il romantico villaggio di Giethoorn è sorto come insediamento degli estrattori di torba, il combustile fossile con basso potere calorifico. Tale attività causò la formazione di stagni e laghi nell’ambiente circostante e la gente iniziò a costruire le case sugli isolotti tra un bacino e l’altro. Questi erano raggiungibili solo mediante ponticelli o con le tipiche barche di Giethoorn chiamate ‘punter’, strette imbarcazioni che vengono condotte dal ‘punteraar’ con l’ausilio di un lungo bastone di legno.
Giethoorn, oggi, è rimasta pressoché lo stesso. I ponti di legno sono ancora al loro posto ed è possibile navigare tra i canali con un ‘punter’, ma anche con una barca silenziosa o partecipando a un tour in battello. Durante il percorso in barca, della durata di una o due ore, si possono ammirare le magnifiche fattorie del XVIII e XIX secolo dall’acqua, passando sotto i ponticelli di legno.
Il parco Weerribben-Wieden
Il parco Weerribben-Wieden è un ambiente ricco di cultura formatosi a partire dal XIV secolo frutto dell’attività di estrazione della torba, ricco di laghi, stagni e canali che si alternano a torbiere, canneti e boschi magnifici. La torba essiccata era un ottimo combustibile che veniva estratta da apposite buche, chiamate ‘weren’. Successivamente, poi, veniva stesa ad essiccare su lunghe strisce di terra che formavano delle coste sul terreno, le cosiddette ‘ribben’. Così, diciamo, è nato questo paesaggio straordinario.
Giethoorn, una città senza strade?
Una città senza strade? Esiste in Olanda. Giethoorn è un posto in cui potete spostarvi unicamente con piccole barche o attraverso l’utilizzo delle classiche biciclette lungo le piste che costeggiano i canali. Questi ultimi di sviluppano in una rete lunga più di 6 chilometri solcati da oltre 50 ponticelli. Non è un caso, dunque, che tra le principali attrazioni che Giethoorn offre ai numerosi visitarori che la affollano gran parte dell’anno, vi siano i giri tra i canali. Uno scenario naturale e particolare, unico nel suo genere, che fa di Giethoorn un posto pittoresco e molto apprezzato dai turisti che fin qui arrivano per sfuggire alla mondanità e al caos della città.
Curiosità tra i canali di Giethoorn
Come a Venezia ci sono le classiche gondole, anche Giethoorn può vantare la sua imbarcazione tipica, per scoprire la bellezza di questa località olandese, comodamente seduti, pur a contatto con la natura: un vero patrimonio naturale e culturale dell’Olanda.
Con il passare dei tempi però, affianco al punter, una barca lungiforme adatta soprattutto nei passaggi tra i canali più stretti, è facile imbattersi nelle whisper boats, imbarcazioni moderne più grandi il cui nome deriva dal fatto che non emettono alcun suono perché il loro funzionamento è garantito dall’energia elettrica. Esperienza imperdibile, dunque, il giro dei canali (noleggio barca da €6,10).
Lo sapevate che?
Ogni anno, ad agosto, si tiene il Gondelvaart Festival, una competizione fra gondolieri che coinvolge tutto il villaggio e attira migliaia di turisti e curiosi. Immerso in un’atmosfera magica e fuori dal tempo, il borgo sembra costruito dagli Hobbit.
Come arrivare a Giethoorn
Posto ideale per trascorrere una bellissima gita in giornata o, addirittura, una settimana di vacanza e relax, Giethoorn è facilmente raggiungibile da Amsterdam attraverso:
Voli low cost: Amsterdam Schiphol è l’aeroporto di riferimento, raggiungibile in 2 ore di volo circa da Roma e Milano. Voli per Amsterdam a partire da €71,00;
In auto da Amsterdam: il villaggio dista 1 ora e 20 minuti da Amsterdam, che potete affittare anche all’aeroporto e percorrere per circa un’ora e mezza le autostrade A1 o A6. Nel paese è disponibile un ampio parcheggio gratuito distante appena 15 minuti a piedi dal centro (Ottieni indicazioni);
Con i mezzi da Amsterdam: raggiungere Steenwijk in treno (€20,00),con almeno un cambio, poi bus 70 fino a Dominee Hylkemaweg (da €4,00 a corsa; partenze ad ogni ora). La durata totale del viaggio varia fra le 2 e le 3 ore e mezza;
Tour organizzato: E’ particolarmente consigliato il tour giornaliero da Amsterdam, con prezzi a partire da €89,00 a persona.
Quando andare?
Il clima è oceanico: piove tutti i mesi dell’anno. La temperatura media annuale in Giethoorn è di 14° (media più alta di 22° in luglio e la più bassa di 5° in gennaio). In un anno cadono 368 mm di pioggia. tasso di umidità media dell’82%. Il periodo migliore per andare va da maggio a settembre, quando c’è una temperatura mite e piacevole e le precipitazioni sono scarse.
10 cose da vedere a Giethoorn e dintorni
Tour in barca: ovviamente è la principale attività, potete scegliere fra le tipiche imbarcazioni come i “punters” o in classici battelli;
Ponticelli in legno: divertitevi a contare tutti i celebri ponticelli di legno di Giethoorn. Quanti sono? Circa 176!;
Centro storico: piccolo gioiello raggiungibile solamente a piedi, in barca oppure in bici dove passeggiare fra le case tipiche, ammirando i tetti coperti di paglia e i fiori colorati sui balconi;
Museo ‘t Olde Maat Uus: fattoria ottocentesca, restaurata, oggi adibita a museo che custodisce, oggi, i documenti e reperti che raccontano la storia del villaggio;
Museo geologico De Oude Aarde: uno dei più famosi dei Paesi Bassi. Qui, troverete alcune collezioni meravigliose dedicate agli appassionati di mineralogia, geologia e pietre preziose;
Museo Gloria Maris: collezione che conduce ad un viaggio in fondo al mare, tra conchiglie e coralli di qualsiasi colore e tipologia;
Parco Weerribben-Wieden: per godere di un paesaggio unico e incantevole, caratterizzato da una flora acquatica e da diverse specie di animali, fra cui la lontra, la sterna nera, il cormorano e l’egrette;
Museo Kroller-Muller: aperto nel 1938, espone un’eccezionale collezione privata di oltre 11.000 opere, con un’importante sezione dedicata a Van Gogh;
Museo a cielo aperto Zuiderzeemuseum di Enkhuizen: con oltre 130 edifici tra case, negozi e laboratori autentici, illustra la storia e la cultura della regione;
Batavia Stad Fashion Outlet: una sorta di outlet allestito in quello che era un grazioso villaggio del Settecent con 150 negozi che vendono oltre 250 marchi di prestigio.
Quanto costa visitare Giethoorn?
Il modo più semplice ed economico per visitare la località è soggiornando ad Amsterdam e prenotando una visita organizzata giornaliera. Tuttavia, i pochi hotel presenti nella zona sono molto piccoli (media €75,00 a notte in bassa stagione), mentre sono molto più numerose le case vacanza, che generalmente offrono buon rapporto qualità/prezzo.
E mangiare? Giethoorn vanta un’ottima reputazione gastronomica. Offre, infatti, diversi ristoranti eccellenti dove mangiare. Il locale più prestigioso è il Lindenhofche vanta due stelle Michelin (menù degustazione €100,00), ma ovviamente si trovano soluzioni di livello più abbordabile. Per risparmiare e assaggiare tipicità località, magari per un pranzo frugale, vanno benissimo le bitterballen, polpettine di carne fritta da assaporare con la senape, le ottime frites e, per i palati più coraggiosi, la tradizionale aringa cruda.
Giethoorn. L’acqua dei canali che ti segue dovunque, lo scampanellio delle biciclette, l’odore di proibito e la sensazione di trovare, intorno a te, qualcosa che ti completa.
Giethoorn, così come Amsterdam stessa, è così. Città assolutamente fuori dagli schemi. Decisamente diverse da come te le puoi aspettare. O almeno, decisamente diverse da come io, personalmente, me l’aspettavo.
Cilento, terra campana immersa nel blu del Tirreno, da sempre crocevia di popoli e tradizioni, è una delle zone meno conosciute e più sottovalutate d’Italia. Si trova nella zona meridionale della Campania, sospeso tra mari e monti, nella provincia di Salerno. L’area, patrimonio UNESCO, nasconde spiagge segrete, scogliere, borghi di pescatori ed importanti testimonianze archeologiche.
Cilento, tra luoghi, spiagge e borghi
Attraversato da vivaci torrenti, ricco di boschi di castagni e di lecci, il suo splendido paesaggio è interrotto da paesi abbarbicati alle rocce o adagiati sulle rive marine. La zona del Cilento, caratterizzata da una costa frastagliata, dolci colline e monti ricoperte da ulivi, faceva anticamente parte della Lucania. Oggi, un parco nazionale ne protegge buona parte del territorio, salvaguardandone le incredibili bellezze e biodiversità. Ci sono numerosi sentieri per scoprire questo territorio, come il cammino di San Nilo o la via Silente.
Sono tante le attrattive, culturali e non, del Salento che meritano una tappa d’obbligo, ma cosa c’è da vedere? Dai resti dei complessi monumentali della Magna Grecia, ai paesini di pescatori passando per le spiagge più belle e le calette segrete, ecco quali sono quelle che vi consiglio assolutamente.
Cilento e i luoghi storici
Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano
Il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano èil secondo parco in Italia e si estende dalla costa tirrenica fino ai piedi dell’appennino campano-lucano. Il popolamento floristico del Parco è costituito da circa 1800 specie diverse di piante autoctone spontanee, ma anche la fauna è estremamente diversificata in virtù dell’ampia varietà di ambienti presenti sul territorio. Aree costiere e montane, fiumi e ruscelli, rupi e foreste, costituiscono l’habitat di altrettante comunità faunistiche dove, spesso, emerge la presenza di specie di alto valore naturalistico, come il falco pellegrino. Sulle vette, sulle praterie di altitudine e sulle rupi montane, sono invece frequenti il lupo, l’Aquila reale e le sue prede d’elezione: la Coturnice e la Lepre appenninica.
Dai monti fino al mare, e alle straordinarie caratteristiche naturalistiche, dovute alla notevole eterogeneità del territorio, si affiancano il carattere mitico e misterioso di questa terra ricca di storia e cultura: il richiamo della ninfa Leucosia, le spiagge dove i destini di Enea e Palinuro si sono separati, i resti delle colonie greche di Elea/Velia e Paestum, la splendida Certosa di Padula. Questi ultimi tre siti sono i principali attrattori culturali di importanza nazionale ed internazionale che hanno permesso al Parco di gloriarsi del prestigioso riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità rilasciato dall’UNESCO.
Paestum
Nella Piana del Sele, vicino al litorale, raggiungete uno dei più importanti complessi monumentali della Magna Grecia, chiamato dai fondatori “Poseidonia” in onore di Poseidone, ma devotissimo a Era e Atena, dove potrete trovare reperti e manufatti decorativi, molti dei quali custoditi presso il Museo Archeologico Nazionale.
Di immensa bellezza sono i tre templi di ordine dorico giunti in ottime condizioni, tanto da essere considerati esempi unici dell’architettura magno-greca. Tre sono i templi di ordine dorico ancora ben conservati. Il Tempio di Nettuno (530 a.C.), in realtà dedicato ad Hera e costruito in arenaria, è il più grande tra i templi di Paestum; il Tempio di Athena (500 a.C.), noto anche come Tempio di Cerere e la Basilica (540 a.C.), il tempio dedicato ad Hera. Il sito fu scoperto nel diciottesimo secolo grazie alla costruzione della strada che ancora oggi divide in due l’anfiteatro.
Mozzarelle alla Tenuta Vannulo
Non potete risparmiare una visita nella Tenuta Vannulo e mangiare le famose mozzarelle di bufala. La Tenuta si trova nella piana del Sele, a Capaccio Scalo. Potrete visitare il Museo permanente della civiltà contadina e, volendo, soggiornare nella Tenuta.
I borghi del Cilento
Santa Maria di Castellabate e Punta Tresino
Da Santa Maria di Castellabate, in provincia di Salerno, raggiungete la baia di Punta Tresino: un caleidoscopio di spiagge e calette. Se ne avete voglia potrete percorrere, per circa un’ora, uno spettacolare sentiero di trekking che vi porterà a spiaggette isolate e remote.
A questo punto, protetti dal monte Licosa e superata la pineta, potrete accedere a tante piccole spiagge rocciose che fanno parte della riserva marina di Castellabate. All’estremità della baia di Punta Licosa troverete l’isoletta con il faro che chiude il Golfo di Salerno.
Acciaroli
Passando per le Ripe Rosse e il piccolo borgo di Agnone Cilento, dirigetevi verso Acciaroli, uno dei più caratteristici paesi costieri del Cilento che, insieme a Pioppi, rappresenta una delle due frazioni marine del comune di Pollica. Un paese di pescatori, nel cuore del centro storico medievale: un gioiello della costiera cilentana, case con pietra a vista che si affacciano sul mare. Col suo porto antico, la Torre normanna, le belle spiagge, visitate il borgo marinaro dove si dice che Hemingway abbia conosciuto il marinaio che ispirò il suo personaggio de il Vecchio e il Mare.
Velia/Elea
Da Acciaroli, dunque, il viaggio prosegue verso sud, verso Ascea, fate una visita a quel che resta di questa incredibile polis della Magna Grecia. Della città di Velia, dal greco Elea, fondata nel VI secolo a.C., restano l’area portuale, Porta Marina, Porta Rosa, le Terme Ellenistiche e le Terme romane, l’Agorà, l’Acropoli, il Quartiere Meridionale e il Quartiere Arcaico. Di indiscusso valore Porta Rosa, prestigioso monumento che svolgeva la duplice funzione di collegamento dei due quartieri della città, e di viadotto congiungente le due sommità dell’acropoli. Tra i motivi che fanno di Velia un patrimonio dell’umanità va ricordata la scuola eleatica, una scuola filosofica che vantava fra i suoi esponenti, Parmenide e Zenone, peraltro qui nati.
Continuate lungo il percorso, tra gli ulivi centenari e la costa e fermatevi a Pisciotta, il paese delle alici di menaica, chiamate così per la particolare tecnica con cui sono pescate.
Roscigno, il paese abbandonato
È un piccolo borgo abbandonato a causa delle frane e, per questo motivo, ribattezzato “il paese che cammina” o, anche, “il paese fantasma”. Il centro storico iniziò a svuotarsi già nei primi anni del ‘900 quando due ordinanze del genio civile obbligarono i residenti a trasferirsi nell’attuale parte del paese, Roscigno Nuova. Oggi, il paese sorge in zona sicura, ma la sua anima vive ancora a Roscigno Vecchia, distante 2 km. Nel paese, ora, risiede un solo abitante che, dopo la morte di Dorina, unica vera ultima residente, si è trasferito in una delle vecchie case e trascorre le giornate per le vie deserte del paese, forse in attesa di qualche visitatore a cui poter raccontare la storia di Roscigno.
Grotte di Castel Civita
Se siete appassionati di speleologia, raggiungete il complesso di grotte alle porte del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, in provincia di Salerno. Le Grotte di Castelcivita costituiscono, con un totale di circa 4800 m di lunghezza, uno dei complessi speleologici più estesi dell’Italia meridionale. Il sistema di cavità sotterranee, si apre a 94 m di altitudine, tra le rive del fiume Calore ed il versante sud-occidentale dei monti Alburni, mostrando da subito un suggestivo scenario di gallerie, ampi spazi e strettoie scavati dall’azione millenaria dell’erosione carsica.
Cala degli Infreschi
Dirigetevi verso Marina di Camerota alla scoperta di spiagge, calette rocciose, grotte e alla scoperta di Cala degli Infreschi, con le sue sorgenti di acqua fresca e dolce che sgorgano dal fondo marino. Si tratta di una caletta nascosta che si raggiunge solo in barca o a piedi lungo il Sentiero del Mediterraneo, che muove dal porticciolo di Marina di Camerota.
Palinuro
Capo Palinuro è uno dei posti più incredibili della costa cilentana che, da sempre, hanno affascinato i viaggiatori di ogni epoca. Il capo stretto e lungo è un labirinto di grotte marine, con cale bianche e spiagge bellissime. Il promontorio roccioso proteso nel mare con la sua bellezza, ma anche con le sue insidie per gli antichi marinai, ha ispirato al poeta Virgilio il passo dell’Eneide in cui narra la morte del nocchiero di Enea, Palinuro, che secondo il mito cadde in mare nei pressi del capo e come un naufrago arrivò su questa spiaggia, e dal quale la città del Cilento prende il nome. Una delle più belle è la spiaggia del buon dormire che, appunto, prende il nome da Palinuro.
Capelli di Venere
A Casaletto Spartano, un paesino medievale della provincia di Salerno, c’è un posto meraviglioso che dovete visitare. È la cascata dei Capelli di Venere, nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano: un borgo di una trentina di contrade rurali e di due principali centri abitati. Ha un nome suggestivo, quasi fiabesco, e a vederla (anche solamente in foto) si capisce il perché. “Capelli di Venere” è una cascata nascosta nel cuore del Cilento, che nasce dalle acque del Rio Bussentino, e così chiamata per via della rigogliosa pianta denominata “capelvenere” che caratterizza l’oasi.
La Certosa di San Lorenzo di Padula
E’ la più grande certosa in Italia, nonché tra le più famose, ed è situata a Padula, in provincia di Salerno. Fondato nel 1306, questo monastero ha il più grande chiostro del mondo (circa 12.000 m²) ed è contornato da 84 colonne. La parte principale è in stile barocco ed occupa una superficie di 51.500 m² su cui sono edificate oltre 320 stanze. Oggi, la Certosa ospita il Museo archeologico provinciale della Lucania occidentale, che raccoglie una collezione di reperti provenienti dagli scavi delle necropoli di Sala Consilina e Padula.
Spiagge e mare del Cilento
Protetta dal Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, la costa del Cilento è ancora un paradiso selvaggio, al riparo dalle orde di turisti. C’è da perdersi tra baie, calette e spiagge segrete, tra le quali la bella spiaggia sabbiosa di Marina di Ascea, una delle più belle della regione. Prendete carta e penna e segnatevi, assolutamente, le spiagge e il mare che meritano la vostra attenzione: ecco quali.
Baia di Trentova, Agropoli
Cala Bianca, Camerota
Punta Licosa, Castellabate
Spiaggia della Marinella, Palinuro
Spiaggia di Marina di Ascea, Ascea
Capo Palinuro, Palinuro
Cala degli Infreschi, Camerota
Baia del Buon Dormire, Palinuro
Spiaggia di Lentiscelle, Camerota
Il Cilento è terra di emozioni, colori e suoni, che nei secoli l’hanno accompagnata, e cambia stile tra un luogo e l’altro, ma contrastante è la fascia costiera. E’ una terrazza sull’infinito.
Sotto Paestum inizia la parte meno conosciuta della costa campana. Forse perché ancora semisegreta, è parsa a me la più bella.
La Bella Italia da scoprire in 31 tappe. Siamo sicuri? Beh, io ci provo. Sì, perché una vita intera non basterebbe per vedere tutte le meraviglie del Belpaese. Non è pensabile trovare una risposta alla domanda su cosa vedere in Italia. C’è un immenso patrimonio che vale la pena di essere scoperto. Ogni regione cela luoghi di incanto e bellezza.
Accanto alle più famose città, ci sono borghi e paesi sospesi nel tempo, boschi e laghi, natura incontaminata, castelli incantati, chiese e gioielli d’arte. E, poi, ci sono i tesori gelosamente custoditi, quelli meno conosciuti e sottovalutati che valgono assolutamente una sosta e che, in questo diario di viaggio, vi suggerisco. Posti più belli e meno conosciuti, i luoghi più romantici e i posti perfetti per un viaggio con i bambini, che vale la pena visitare in Italia e che meritano una sosta a nord, al centro e a sud.
La Bella Italia in 31 tappe
Vallone dei Mulini
Bussana Vecchia
Castello di Sammezzano
Necropoli Etrusche di Tarquinia
Parco dei Mostri di Bomarzo
Sant’Agata de’ Goti
Curon Venosta
Civita di Bagnoregio
Laghetti di Marinello
La Scarzuola
Chiesa incompiuta di Venosa
Eremo di Vincent
Montagna spaccata di Gaeta
Giardino dei Tarocchi
San Gimignano
Assisi
Canale di Tenno
Mauseoleo di Galla Placidia
Roscigno Vecchia
Spello
Lago di Tovel
Marzamemi
Polignano a Mare
Val d’Orcia
Craco
Lago di Braies
Tellaro
Chianalea di Scilla
Pizzo Calabro
Tropea
La Baia di Sorgeto
Le più belle e sconosciute
Vallone dei Mulini
Il Vallone dei Mulini si è originato circa trentacinquemila anni fa e, oggi, è quel che resta di uno dei 5 valloni intorno a Sorrento. Venne chiuso a causa della costruzione diPiazza Tasso che isolò completamente gli accessi al sito, rendendo il clima talmente umido da facilitare la crescita di piante molto particolari. In questa valle della penisola Sorrentinala natura si è impadronita di un vecchio luogo abbandonato. Deve il suo nome alla presenza di un mulino utilizzato per la macinazione del grano.
Bussana Vecchia
Su una sinuosa collina alle spalle di Sanremo c’è un suggestivo piccolo borgo, quello di Bussana Vecchia, dove l’arte si respira in ogni angolo. Distrutta da un violento terremoto alla fine dell’Ottocento, questa località si è svuotata poco a poco per poi rinascere negli anni Cinquanta grazie ad un gruppo di artisti, filosofi e artigiani da tutto il mondo, che hanno ristrutturato le antiche case sorte intorno al castello, trasformandole nelle loro nuove residenze e in studi artistici. Così il borgo, tra laboratori a cielo aperto, osterie e negozi colorati, ha ripreso vita e ancora oggi i viaggiatori ne subiscono il grande fascino.
Castello di Sammezzano
La villa-castello di Sammezzano si trova a Leccio, frazione del Comune di Reggello, a circa 30 chilometri da Firenze. Si erge su una collina proprio sopra il paese ed è circondata da un grande parco storico di 187 ettari. Fino alla metà dell’800 ebbe l’aspetto di una classica villa toscana. Da quella data, il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, con un lavoro durato oltre 40 anni, diede al castello la veste attuale. Il Castello, oggi, è semi abbandonato.
Necropoli Etrusche di Tarquinia
A Tarquinia, nel Lazio settentrionale, ci sono oltre 6 mila tombe scavate nella roccia ed affrescate. Gli affreschi all’interno delle tombe – vere e proprie riproduzioni di case etrusche – riproducono in maniera fedele la vita quotidiana di questa cultura scomparsa. I tumuli stessi riproducono tipologie di edifici che non esistono più in nessun altra forma. La necropoli dei Monterozzi di Tarquinia è famosa per le sue tombe dipinte, ricavate nella roccia e accessibili da corridoi inclinati o gradini, è stata inserita nel 2004 nel World Heritage List 2004, insieme a quella di Cerveteri.
La maggior parte di esse è stata costruita per una sola coppia e costituisce una camera sepolcrale. Le prime tombe dipinte sono del VII secolo, ma solo dal VI secolo esse sono state completamente affrescate. Testimonianza unica ed eccezionale dell’antica civiltà etrusca, la sola civiltà urbana dell’epoca pre-romana in Italia, che ci ha lasciato ci ha lasciato un ricchissimo tesoro di arte, storia e cultura.
Parco dei Mostri di Bomarzo
Un posto unico dove i miti e la mitologia, i mostri ed i personaggi della letteratura diventano creature di pietra e ricoperte da muschio. Il Parco dei Mostri di Bomarzo si trova poco distante da Viterbo. Anche noto con il nome Sacro Bosco di Bomarzo, fu ideato, nel 1500, dall’architetto Pirro Ligorio (completò San Pietro dopo la morte di Michelangelo) su commissione del Principe Pier Francesco Orsini, detto Vicino, allo scopo di “sol per sfogare il core” rotto (?) per la prematura morte della moglie Giulia Farnese …
Sant’Agata de’ Goti
In provincia di Benevento, nelle antiche terre del Sannio, sorge uno dei borghi più belli della Campania: Sant’Agata de’ Goti. A circa 159 metri sul livello del mare, Sant’Agata de’ Goti è definita la “perla del Sannio”: un borgo millenario che conserva arte, cultura e tradizione. La terra delle mele annurche, del vino pregiato e dei tartufi neri. Da scoprire nei suoi vicoli, tra le sue case, ma soprattutto nelle sue chiese, che qui sono davvero tante e, una dopo l’altra, ci guidano passo dopo passo alla scoperta del paese. Il paese medievale, nella valleCaudina, alle falde del Monte Taburno e al confine con la provincia di Caserta, è uno scrigno appoggiato su un rilievo di basalto, con il quale si confonde.
Curon Venosta
Quello che spunta dalLago di Resia, è il campanile della chiesa dell’antico villaggio di Curon, che emerge dalle acque, ed è diventato uno dei simboli dell’alta Val Venosta, in Alto Adige. D’estate, la regione è meta ambita per i ciclisti: qui passa, infatti, la Via Claudia Augusta, uno dei percorsi ciclistici più famosi d’Europa, che prosegue poi in direzione Merano. Chi vuole andare più in alto, avrà due importanti centri escursionistici a disposizione: al confine con la Svizzera, dalla parte della val di Roia, e nella Vallelunga, al confine con l’Austria, ai piedi del ghiacciaio Palla Bianca. Il paese di Curon è oggi sommerso e si trova sotto il lago artificiale di Resia.
Civita di Bagnoregio
È soprannominata la città che muore perché, costruita sul tufo e con il tufo, i suoi contorni sono destinati all’erosione perpetua. Al paese, dove oggi abitano solo 15 persone, si accede esclusivamente attraverso un ponte pedonale. E’ una delle esperienze più entusiasmanti che è possibile fare nel territorio della Tuscia. La bellezza della sua Civita rende questo piccolo comune del Viterbese una meta ambita dal turismo nazionale e internazionale. Ogni anno più di 700mila persone da tutto il mondo arrivano qui per vedere da vicino una bellezza antica. Civita è sempre più un luogo gettonatissimo dagli innamorati, che insieme passeggiano sul ponte e arrivano nel borgo per scambiarsi promesse d’amore eterno.
Laghi di Marinello
Istituita nel 1998 ed estesa su 400 ettari, la riserva naturale deilaghetti di Marinello si trova in provincia di Messina, sotto il promontorio del santuario di Tindari. Insieme ai laghi di Ganzirri (anch’essi in provincia di Messina), costituisce uno dei pochi sopravvissuti esempi di ambiente salmastro costiero nella Sicilia di nord-est. È un’area lagunare, questa, il cui territorio è sottoposto a variazioni morfologiche che, modificando la costa, hanno creato laghetti salmastri incredibili da vedere. A Tindari esiste una spiaggia bianca e dorata percorsa da laghi di acqua salata che cambiano forma con il vento.
I laghi di Marinello si estendono al di sotto del santuario di Tindari, a picco sul mare. La loro presenza è legata ad una leggenda che ha che fare con il santuario. Una devota che aveva perso il figlio in mare fu ascoltata dalla Madonna di Tindari che lo riportò a riva sano facendo ritirare il mare. I laghetti rimangono a testimonianza di quel fenomeno.
La Scarzuola
Nascosta tra le colline dell’Umbria, esiste un luogo conosciuto come La Scarzuola: un luogo magico esoterico nel quale ci si immerge, quasi per caso, e da cui si esce non solo suggestionati. Il convento costruito da san Francesco con la scarza – la pianta palustre da cui deriva il nome del luogo – fu acquistato nel 1957 dall’architetto Tomaso Buzzi che lo scelse come luogo perfetto per ospitare la sua città ideale: un gioiello architettonico interamente in tufo che è la metafora perfetta di un viaggio mistico-esoterico attraverso la storia umana, nell’incessante ricerca della verità. La città ideale è composta da sette teatri e sette rappresentazioni sceniche e sette sono i monumenti rappresentati: Colosseo, Partenone, Pantheon, Arco di Trionfo, Piramide, Torre Campanaria e Tempio di Vesta.
Chiesa Incompiuta di Venosa
Fuori Venosa, in provincia di Potenza, in Basilicata, nell’area del Vulture, sorge il Complesso della Santissima Trinità, lì dove un tempo c’era il centro politico economico della città. In questo complesso monumentale troverete una meravigliosa Chiesa Incompiuta che sorge dietro la Chiesa Antica. E’ tra i più importanti siti monumentali di Venosa, il cui interesse si deve al fatto che l’abbazia contiene la stratificazione di tracce ereditate principalmente da Romani, Longobardi e Normanni. Un susseguirsi di gioielli artistici e architetture di pregio si possono ammirare sin da quando si fa ingresso nel paese, tra la chiesa della Trinità e l’annessa Incompiuta, luoghi sacri fortemente legati all’origine della dinastia normanna, il vicino Parco archeologico, finché si giunge nel cuore del suo centro storico dove domina il maestoso castello Pirro del Balzo, per poi scoprire, poco fuori dalla città le catacombe ebraico in prossimità di quelle cristiane.
Eremo di Vincent
A Guagnano, un sonnolento paese del Salento, in provincia di Lecce, c’è un eremo speciale che è il rifugio di un’artista che ha creato una città immaginaria utilizzando esclusivamente materiali riciclati. Eremo di Vincent o Vincent City è una vera oasi fuori dal mondo, quasi sconosciuto da molti salentini, ed è stata una delle scoperte più belle che mi ha regalato la Puglia “segreta”. C’è un posto, poi, tra i più curiosi e meno conosciuti del Salento, che merita una sosta: la cava di bauxite che forma un lago circondato da roccia rossa e verde.
Montagna spaccata di Gaeta
Una montagna divisa a metà con una storia leggendaria, una cappella su un masso sospeso sul mare, una grotta che è stato un eremo e una mano impressa nella roccia, tutto in un unico angolo di Gaeta. Una leggenda vuole che quando Gesù Cristo morì sulla croce il velo del Tempio di Gerusalemme si squarciò provocando tre profonde fenditure nella dura roccia di quella che, oggi, è conosciuta come la Montagna Spaccata di Gaeta. Su questo promontorio si erge il Santuario della SS. Trinità mentre a sinistra della chiesa una delle fenditure conduce alla cosiddetta Grotta del Turco, luoghi di pellegrinaggio e suggestive mete turistiche.
Giardino dei Tarocchi per i bambini e non
Il Giardino dei Tarocchi è probabilmente il capolavoro di Niki de Saint Phalle: un giardino esoterico e favolistico sulla collina di Garavicchio a Capalbio in Maremma Toscana. Qui, si ergono ciclopiche sculture, alte dai 12 ai 15 metri, dedicate ai simboli dei tarocchi, un mondo tra sogno e realtà in cui sono raffigurati i 22 arcani maggiori dei tarocchi. Il giardino è un vero e proprio museo a cielo aperto. Un parco di eccezionale fascino, unico al mondo, uno degli esempi d’arte ambientale più importanti d’Italia in cui le sculture “dialogano” con la natura. Uno dei posti più belli da vedere in Italia con i bambini.
Sempre in Toscana c’è il Parco di Pinocchio, commemorativo della celebre fiaba ed è situato a Collodi, frazione del comune di Pescia. Collodi è il paese dove Carlo Lorenzini, l’autore delle Avventure di Pinocchio, trascorse la fanciullezza e da cui in seguito trasse il suo pseudonimo. Lo sapevate che, invece, a Vernante, nella provincia di Cuneo, in Piemonte, è il paese del primo illustratore di Pinocchio e tutto il paese è colorato con i murales della fiaba.
San Gimignano
La cittadina, incastonata nel cuore della Toscana, fra Siena e Firenze, è spesso definita la Manhattan del Medioevo, perché (ai tempi del suo massimo splendore) vi si ergevano ben 74 torri, ognuna costruita da una delle famiglie nobili dell’epoca per simboleggiare la propria ricchezza. Anche se oggi ne rimangono soltanto 14, l’atmosfera medievale e seducente che si respira affascina persone da tutto il mondo e non a caso è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Le più alte erano quelle delle famiglia più importanti. Molte delle torri di San Gimignano sono ancora in piedi.
Qui, nei dintorni, come non portarvi a Montemeriggioni, adagiato su una collina e completamente circondato da mura, un borgo toscano, in provincia di Siena, uno dei borghi medioevali fortificati più significativi del territorio. Il paese è stato costruito dai Senesi tra il 1213 e il 1219 per scopi puramente difensivi e domina il territorio dalla cima di una collina che si affaccia sulla via Cassia, una posizione strategica che permetteva alla città di controllare Colle Val’d’Elsa e Staggia, con il principale scopo di creare un avamposto difensivo contro la rivale Firenze.
E, non è finita, lo conoscete San Galgano? Nella Val di Merse, tra Siena e Massa Marittima, c’è un luogo mistico che vale davvero la pena visitare, considerato, oggi, uno dei luoghi più suggestivi e prestigiosi esempi di architettura gotico-cistercense in Italia. E’ San Galgano, dove troverete due attrazioni uniche al mondo: le rovine dell’Abbazia di San Galgano e l’Eremo di Montesiepi. Qui, il nobile cavaliere Galgano Guidotti, dopo aver rinunciato alla propria vita fatta di agi e di ricchezze, prese l’abito cistercense e decise di far erigere sul monte Siepi, una cappella, dove nel 1180 scelse di morire da eremita.
Assisi
Sorge adagiata sulle pendici del Monte Subasio, in provincia di Perugia, in Umbria, ed è ancora protetta da una robusta cinta muraria ed è dominata dalla mole della Rocca Maggiore e della grande Basilica di San Francesco, che custodisce importanti opere d’arte di artisti come Giotto e Cimabue. Una piccola meraviglia ferma del tempo. La città che ha dato i natali a San Francesco e Santa Chiara, si è imposta all’attenzione del mondo come luogo di messaggio francescano di pace e fratellanza. Non perdetevi, poi, l‘Eremo delle Carceri, un luogo di ritiro e tranquillità.
Canale di Tenno
In provincia di Trento c’è un borgo fermo al medioevo, a due passi dal lago omonimo. E’ il Canale di Tenno ed è una delle meraviglie da visitare, assolutamente, in Trentino. Il paesino, sul versante del lago di Garda, è caratterizzato da casette e locande in pietra, botteghe e antiche mura di cinta perfettamente conservate. Qui, vivono poco più di 50 persone, in un dedalo i viuzze acciottolate e archi che fanno di Tenno uno dei Borghi più belli d’Italia.
Sempre in Trentino, consentitemi un altro “fuori programma”, vale una fermata a Mezzano, da qualche anno, gioiello tra “I Borghi più Belli d’Italia“, la destinazione ideale per una fuga romantica: tra cataste di legno che diventano opere d’arte, antichi fienili e l’aria pura del Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino, in provincia di Trento. Qui, infatti, accatastare la legna è un’arte e la legna crea installazioni consapevoli ed inconsapevoli in tutto il paese da visitare una per una. Lungo gli stretti vicoli, ai piedi delle antiche facciate, al cospetto dei tipici ballatoi, nelle piccole piazze, nei cortili, sotto le scale, negli anditi e sui poggioli la tradizionale scorta di ceppi per l’inverno incanta i turisti con le sue forme inattese.
Mausoleo di Galla Placidia
Galla Placidia è uno scrigno di mosaici che si trova a Ravenna che fu realizzato intorno al 425 d.C. Si trova a due passi dalla Cappella di San Vitale, ed è uno dei più importanti monumenti paleocristiani conservatosi sino ad oggi nella sua integrità strutturale. Considerato da molti come uno dei tesori più preziosi della città, il Mausoleo è uno degli edifici più antichi di Ravenna, patrimonio Unesco dal 1996. Semplice e modesto nelle forme, colpisce subito la vista per via della sua particolare struttura in mattoni posta all’ombra dei rami di un grande platano secolare immediatamente alle spalle della Basilica di San Vitale.
Roscigno Vecchia
Roscigno Vecchia, in Cilento, nella Campania meridionale, nel Salernitano, è uno dei borghi fantasma più belli d’Italia e merita assolutamente una tappa per le sue casette basse realizzate in pietra, il suo impianto rurale e i resti della chiesa. I continui smottamenti del terreno, iniziati nel ‘500, hanno costretto a spostare più volte l’ubicazione del borgo. Le frane sono frequenti, le strade spesso incerte. Oggi, il paese sorge in zona sicura, ma la sua anima vive ancora a Roscigno Vecchia, distante 2 km. “Il Paese che cammina” è patrimonio mondiale Unesco e, spesso, ribattezzata la “Pompei del Novecento”. Giuseppe Spagnuolo rimane l’ultimo testimone di un paesino rurale fatto di tradizioni autentiche.
Spello
Spello si trova abbarbicato su uno sperone del Monte Subasio, quasi a dominare la Valle Umbra. È una meraviglia da scoprire perdendosi tra i suoi vicoli profumati e le sue stradine lastricate che vi condurranno alla scoperta di un centro storico coloratissimo. Spello è uno dei borghi umbri più amati e fotografati. Famoso per le Infiorate del Corpus Domini che si svolgono ogni anno in occasione del Corpus Domini e che riempiono la città di meravigliosi tappeti floreali.
Lago di Tovel
Nel cuore del Parco Naturale Adamello-Brenta, protetto dalle imponenti dolomiti trentine il lago di Tovel, il luogo caraibico della Val di Non, in Trentino, uno dei laghi alpini più belli del mondo. È anche conosciuto come Lago degli orsi perché sono presenti alcuni orsi bruni nella valle, e lago rosso per il fenomeno dell’arrossamento delle acque. La Val di Non è famosissima per i tantissimi meleti, da cui sarete letteralmente circondati lungo la strada per raggiungerla.
Marzamemi
Distante 2 chilometri da Pachino, in provincia di Siracusa, c’è un bellissimo borgo di mare caratterizzato da casette in pietra gialla disposte intorno a due porticcioli naturali. È Marzamemi, un piccolo gioiello da non perdere nel vostro viaggio alla scoperta della Sicilia Orientale, antichissimo villaggio di pescatori e rinomato per la sua tonnara, una tra le più importanti di tutta la Sicilia, e risale al tempo della dominazione araba.
Polignano a mare
Dai suoi 24 metri d’altezza, con il suo raggruppamento di casette bianche e con il suo passato che vanta origini greche (lo si evince dalla radice del suo nome “polis” ovvero città), Polignano a mare è sospeso su uno sperone roccioso a picco sul mare azzurro. E’, senza dubbio, una delle destinazioni imperdibile del vostro viaggio in Puglia, nella provincia di Bari, protesa verso il Mar Adriatico. La prima cosa da fare prima di addentrarvi nel centro storico è percorrere l’antico sentiero di Lama Monachile, formato da numerosi scalini ricavati dalla roccia che scendono fino al mare, dove vi accoglierà una incredibile spiaggia di ciottoli bianchi protetta da pareti rocciose. Non perdete una visita all’Abbazia sul mare di San Vito. Merita una sosta culinaria Grotta Palazzese: un ristorante speciale ricavato in una grotta sul mare con con scorci romantici imperdibili.
Val d’Orcia
L’ottava meraviglia del mondo si trova in Toscana. La Val d’Orcia, un territorio che sembra dipinto, è una terra di rara bellezza, dove storia, natura e tradizione si intrecciano. Borghi medioevali, abbazie e castelli immersi in un paesaggio unico di dolci colline e cipressi in cui si alternano campi coltivati, vigneti ed uliveti dove il tempo sembra essersi fermato. Nel cuore della Val d’Orcia c’è un posto, ancora segreto, che non potete non visitare. Sono le terme libere di Bagni di San Filippo che si nascondono tra i verdi boschi ai piedi del Monte Amiata e si raggiungono attraversando un piccolo sentiero.
Craco
Lo splendido “paese fantasma”, a 50 chilometri da Matera, si erge su una collina di tenera roccia biancastra, in quello che fu un importante centro strategico militare durante il periodo normanno. Oggi, è oggi una delle mete imperdibili della terra lucana, per suggestività e bellezza. E’ stato distrutto nel 1963 da una frana che ha costretto la popolazione locale ad abbandonare il borgo per rifugiarsi nel nuovo comune di Craco Peschiera. Per raggiungerlo dovrete risalire un percorso, dove la natura riarsa si colora di giallo e il paesaggio cambia improvvisamente. Osservandolo in lontananza, si presenta come una scultura di origini medioevali circondata dai “Calanchi”. Del vecchio paese restano le case in pietra aggrappate alla roccia e tra di esse si distingue la torre normanna in posizione dominante rispetto all’antico borgo.
Lago di Braies
A circa 97 chilometri da Bolzano, nel comune di Braies, nell’omonima valle, il Lago di Braies è una meraviglia conosciuta, non a caso, come la Perla delle Dolomiti. Si trova a 1496 sul livello del mare, si estende per 31 ettari e arriva a toccare una profondità di 36 metri. Una leggenda narra che sotto la superficie del bacino naturale sia nascosta una gran quantità d’oro tenuta al sicuro dai selvaggi venuti a conquistare la zona e poi attaccati dai pastori della Val di Braies per derubarli. In realtà, il famoso specchio lacustre si formò in seguito al distaccamento di grandi torri rocciose che spostarono la valle nel suo punto più stretto dove le acque si accumularono dando vita a Braies. Attorno al lago alpino si snoda un sentiero di circa 1,5 km battuto dagli amanti della nordic walk, inoltre è possibile affittare una barca a remi e costeggiarlo per godersi lo spettacolo naturale da un altro punto di vista.
Tellaro
Ci sono luoghi, nel mondo, che sembrano fatti apposta per essere ricordati. Censito tra i Borghi più Belli d’Italia, Tellaro è un piccolo borgo marinaro arroccato su di una scogliera, all’estremità orientale del Golfo dei Poeti, la baia che da Portovenere arriva a Lerici passando per La Spezia. Le vecchie case multicolori con le facciate scolorite dalla salsedine, i giardini profumati di gelsomino, i ristoranti sulla piccola marina, ne fanno un luogo semplice, molto romantico e suggestivo. È questo mix di leggende, di storia e di natura che ha reso Tellaro famoso tra gli artisti: Shelley, Lord Byron, Moravia, Montale, tutti innamorati di questi luoghi, selvaggi e dolci. Lo scrittore e giornalista Mario Soldati, ad esempio, scelse di trascorrere qui la sua vecchiaia; Eugenio Montale vi si fermò durante un viaggio in treno, e dedicò al borgo una poesia.
Chianalea di Scilla
In Calabria visitate, assolutamente – impossibile non conoscerla – una piccola Venezia del Sud: il più antico borgo di Scilla, Chianalea. Le case di Chianalea sono costruite direttamente sugli scogli, e sono separate da viuzze strette che scendono fino al Mar Tirreno e che – viste dall’alto – sembrano un po’ i canali veneziani. Un’atmosfera magica, che le è valsa l’ingresso tra i Borghi più Belli d’Italia. Un villaggio di pescatori in cui si respira, ancora, la Calabria più autentica.
Pizzo Calabro
Non potete, a questo punto, non raggiungere Pizzo Calabro famosa per il suo tartufo, inventato negli anni Cinquanta: gelato alla nocciola a forma di semisfera con un cuore di cioccolato fondente fuso e l’esterno ricoperto di cacao amaro in polvere. Altra attrattiva che attira tanti turisti è la Chiesa di Piedigrotta scolpita nella grotta sulla spiaggia in onore di un’affascinante leggenda
Tropea
Ultima, ma non ultima, la tappa a Tropea, il cui centro è costruito su una roccia di 50 metri di altezza a picco sul mare, candidata a Capitale italiana della cultura per il 2021/2022. E’ situata su un tratto di costa chiamato “Costa degli Dei”, a indicare le meraviglie paesaggistiche che si dischiudono davanti agli occhi di chi la visita. Tropea è rinomata per le vedute panoramiche e per i suoi giardini. Un tempo parte della Repubblica di Amalfi, è oggi un tranquillo paesino di valore storico, meta ambita da turisti e coppie in luna di miele.
Baia di Sorgeto
La natura vulcanica fa di Ischia, nel Golfo di Napoli, un’isola ricca di sorgenti termali che sgorgano in ogni angolo, anche direttamente in mare. La Baia di Sorgeto è uno di questi luoghi dove poter fare un bagno termale direttamente in mare, tra acque calde e fredde, dolci e salate, termali e marine, regalando ai turisti sensazioni uniche. Si tratta di una cala a forma di mezzaluna circondata da pareti rocciose in verticale dove troverete acque termali calde direttamente in mare. C’è anche un piccolo stabilimento balneare, ma l’accesso alle acque termali è gratuito.
L’Italia? Un paradiso abitato da diavoli. A ovest a sud e a est è bagnato dal mare, a nord dalle montagne: i mari stanno fermi immoti, le montagne ogni tanto scivolano. E’ questa l’Italia, vista e narrata con i miei occhi, prima ancora che con la penna…
Chiunque ha un sogno dovrebbe andare in Italia. Forse. Sì, perché l’Italia è un posto dove le cose stanno sempre per succedere…
Modena, tra storia, arte, cibo e motori. Cinta dai fiumi Secchia e Panaro proprio al centro dell’Emilia Romagna, è una piccola città bomboniera ricca di fascino, nobile e borghese, ancora oggi, perfetta nel suo insieme. Una città piena di alberi, dinamica, affascinante, seducente e di una eleganza raffinata. Modena è una perla preziosa da ammirare per i tesori architettonici che custodisce, di grande fascino e suggestione. Nel 1997, l’Unesco ha riconosciuto il valore universale del complesso di Modena, dichiarando la Cattedrale, la Torre Civica e Piazza GrandePatrimonio dell’Umanità, quali “testimonianza unica o quantomeno eccezionale di una civiltà o di una tradizione scomparsa”. L’antica storia della città, infatti, potrete riviverla passeggiando tra i monumenti del centro storico: traccia dell’importante passato della città.
Modena, tra storia e curiosità
Le origini di Modena risalgono probabilmente al periodo etrusco, ma le prime notizie sicure sulla città si hanno all’inizio del II secolo a.C. e coincidono con l’espansione di Roma, quando venne creata la grande arteria della via Emilia e Mutina fu proclamata colonia romana. Dopo il breve dominio mantovano nel 1289, Modena tornò, nel 1336, alla casata degli Estensi che la governarono fino al 1796. Diventò la “città estense” per antonomasia solo nel 1598, quando il duca Cesare d’Este trasferì da Ferrara a Modena la capitale del suo ducato. Con il boom economico, negli anni del dopoguerra, Modena ha conosciuto un periodo di benessere senza precedenti.
Un successo legato all’affermarsi di industrie come Ferrari, Maserati o Panini, o come i poli ceramico di Sassuolo, tessile di Carpi e biomedicale di Mirandola, e alla valorizzazione dei prodotti tipici della regione.
Modena e la sua arte: ecco cosa vedere
Se state pensando di trascorrere qualche giorno a Modena, vi propongo un itinerario di viaggio di cosa vedere, assolutamente, in città e dintorni, in uno o più giorni. La vostra visita “nella city” non può che iniziare da Piazza Grande, cuore della città, dove troverete il Duomo di Modena, la Ghirlandina e il Palazzo Comunale. Dopo una sosta d’obbligo al Duomo caratterizzato da loggette, salite sulla Ghirlandina, il campanile simbolo della città, percorsi i 200 scalini la vista sulla città è incredibilmente magnetica. Se avete tempo, fate visita ai Musei del Duomo.
Piazza Grande e Palazzo Comunale
Cuore pulsante e vivo della città, Piazza Grande è la piazza principale di Modena, situata in pieno centro storico. Vi si affacciano il Duomo, l’Arcivescovado e il Palazzo Comunale, che chiude col suo porticato il lato orientale e settentrionale della piazza. Non si tratta, in realtà, di un unico palazzo, ma del risultato della ristrutturazione sei-settecentesca di numerose costruzioni sorte in epoche diverse, armonizzate allo scopo di organizzarle in un unico, omogeneo complesso edilizio. Al suo interno sono visitabili le splendide sale storiche: Sala della Torre Mozza (così chiamata perché è ancora visibile il muro di un’antica torre civica che testimonia le origini medievali del Palazzo), Camerino dei Confirmati, Sala del Fuoco,Sala del Consiglio Vecchio, Sala degli Arazzi e Sala dei matrimoni.
Il Duomo di Modena e la Ghirlandina
Il Duomo di Modena è tra i maggiori monumenti della cultura romanica in Europa. Fu fondato il 9 giugno del 1099 per iniziativa delle varie classi sociali cittadine, come affermazione dei valori civici, culturali e religiosi della nascente comunità. L’architetto Lanfranco e lo scultore Wiligelmo realizzarono la cattedrale, che ospita il sito del sepolcro di san Geminiano, patrono di Modena, in una sintesi fra la cultura antica e la nuova arte lombarda, creando un modello fondamentale per la civiltà romanica. Dalla fine del 1100 fino al Trecento il cantiere fu proseguito dai Maestri Campionesi.
A fianco dell’abside del Duomo, con i suoi 89,32 metri, si proietta verso l’alto la torre Ghirlandina. Una curiosità. La Ghirlandina è stata battezzata dai modenesi con questo vezzeggiativo per il doppio giro di balaustre che incoronano la guglia, “leggiadre come ghirlande”.
Galleria Estense
La Galleria Estense è una delle tappe imperdibili di Modena che merita una lunga sosta per poter ammirare la collezione d’arte dei duchi d’Este: al suo interno troverete opere di Guercino, Annibale Carracci e Dosso Dossi. Sul sito ufficiale gallerie-estensi.beniculturali trovate le informazioni su orari e aperture. Istituita nel 1854 da Francesco V d’Austria-Este e collocata dal 1894 nell’attuale sede del Palazzo dei Muse. L’edificio comprende quattro saloni e sedici salette espositive dedicate all’importante patrimonio artistico accumulato dai duchi d’Este fin dagli anni della signoria ferrarese.
Galleria Civica
Attiva dal 1959, la Galleria civica di Modena, storica istituzione pubblica della città, è da oltre 50 anni uno dei centri di produzione culturale più autorevoli nel panorama nazionale dell’arte contemporanea. Dal 1963, anno in cui inizia a svolgere attività permanente, la Galleria civica di Modena stabilisce la sua sede nel settecentesco Palazzo dei Musei. Dalla primavera 1995 si trasferisce nell’appena ristrutturato Palazzo Santa Margherita, ubicato in una delle più suggestive zone del centro storico della città.
Palazzo Ducale
Uno degli edifici più belli della città è sicuramente il Palazzo Ducale di Modena, sede della Corte Estense, che fu realizzato dai più grandi artisti dell’epoca come Avanzini, Berlini, Borromini e Pietro da Cortona. Secondo molti si tratta del primo palazzo barocco d’Europa, quello in cui vennero cioè per la prima volta realizzati i canoni dell’arte seicentesca. È monumentale e ricchissimo, d’arte e di storia: un gioiello degno delle ambizioni di chi lo volle. Per grandezza e fasto, ben potrebbe essere annoverato tra le più prestigiose regge a livello europeo.
Oggi è sede dell’Accademia Militare: l’unico Istituto di formazione di base per gli Ufficiali in servizio permanente dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri.L’elegante facciata si presenta con tre piante di finestre affiancate, coronate da balaustre con statue. Con il suo elegante loggiato a due piani, il Cortile d’Onore è un capolavoro dell’architettura barocca. Da qui si accede allo Scalone d’Onore ornato da statue romane, che porta al Loggiato e alle numerose sale dell’Appartamento di Stato. Non perdete una visita al Foro Boario di Modena, un incredibile struttura che, oggi, ospita la Facoltà di Economia.
Dopo aver visitato la chiesa di Sant’Agostino, di origini trecentesche, che venne trasformata nel Seicento diventando il Pantheon dei duchi e delle duchesse d’Este, raggiungete il monumentale di Modena, San Cataldo. Raggiungete il chiassoso mercato storico Albinelli, il mercato storico della città. Tra i banchi troverete tante prelibatezze da assaggiare. Modena è patria dell’aceto balsamico, proprio per questo non potete perdere una visita all’Acetaiacomunale che si trova nel sottotetto del Palazzo Comunale.
Chiesa di Sant’Agostino
Cimitero Monumentale San Cataldo
Storico Mercato Albinelli di Modena
L’Acetaia comunale
Museo della Figurina, per bambini e non solo
Non dimenticate, poi, una tappa al Museo della Figurina. Nato per volontà e passione di Giuseppe Panini, fondatore delle Edizioni Panini, il Museo della Figurina è allestito in un’ampia sala espositiva, nella quale si trovano sei armadi, corrispondenti a sei grandi album da sfogliare. Al loro interno è ripercorsa l’intera storia della figurina, dagli esordi alle più innovative tecniche di produzione.
Oltre a dare i natali a Enzo Ferrari, fondatore della gloriosa scuderia automobilistica, Modena è anche la patria della lirica: proprio qui, infatti, è nato Luciano Pavarotti, il tenore italiano più famoso al mondo. Da mettere in programma, dunque, una visita alla Casa Museo Pavarotti.
Casa Museo di Luciano Pavarotti
La Casa Museo di Luciano Pavarotti, progetto a cura della Fondazione, fa parte di questo piccolo, grande mondo modenese: un luogo capace di far conoscere ai suoi visitatori il ritratto del Grande Maestro nella sua veste di uomo di scena, così come nella sua veste più intima e privata di uomo legato alla sua terra, alla quale ritornava in ogni momento di pausa dal lavoro. Si trova nel cuore della campagna modenese, proprio alle porte della città verso le colline, e rispecchia l’animo allegro, gentile e vibrante del Maestro: ogni centimetro riflette la sua personalità poiché rivela l’uomo dietro le quinte.
Il Teatro Comunale Luciano Pavarotti
Il Teatro Comunale fu inaugurato nel 1841 con la denominazione Teatro dell’Illustrissima Comunità. Dall’ottobre 2007, è stato intitolato “Teatro Comunale Luciano Pavarotti”, in memoria del grande tenore modenese a un mese dalla sua scomparsa.
Tappa obbligata per gli appassionati di corse automobilistiche e non solo, il Museo Enzo Ferrari, inaugurato nel 2012, ospita la casa in cui nacque Enzo Ferrari nel 1898 e la galleria espositiva, l’ormai famoso “cofano” di alluminio giallo che l’avvolge. Un edificio futuristico al cui interno vi si può ammirare un allestimento flessibile che rappresenta la storia, gli attori, i luoghi e le competizioni dell’automobilismo sportivo modenese.
Vale una fermata anche all’Orto Botanico dell’Università di Modena, nel cuore del centro storico, fondato nel 1758, per volontà del Duca Francesco III d’Este, che destinò una parte del giardino di corte alla coltivazione e alla dimostrazione delle piante medicinali.
Il Giardino Ducale Estense è un giardino fatto costruire ancora verso la fine del XVI secolo, quando il duca Cesare diede ordine di recintare adeguatamente un ampio spazio incolto situato a Nord del palazzo, e per circoscrivere l’area fu utilizzata una semplice siepe. Il parco del Giardino Ducale Estense è fortemente caratterizzato dal disegno originario e dalla presenza della pregevole palazzina Vigarani che emerge in tutte le principali prospettive. Sul piano vegetazionale va sottolineata la presenza di alberi appartenenti a diverse specie di notevole grandezza e importanza.
Quindi, lasciandovi alle spalle la magia del centro storico di Modena, potete raggiungere il Parco Giovanni Amendola: un’oasi verde di oltre centosettantamila metri quadrati all’interno di Modena. Il parco presenta soluzioni non convenzionali e di valore artistico nella costruzione di collinette perfettamente circolari e nell’utilizzo calcolato del cemento, soluzioni che creano un paesaggio naturale simile ai mondi di Super Mario.
Cosa mangiare a Modena: i prodotti tipici
La cucina modenese è rinomata in tutta Italia ed è molto antica, tanto che viene citata già in alcuni libri del 1300, tra cui il Decameron del Boccaccio, dove ritroviamo i famosi tortellini (più piccoli e la loro forma sarebbe legata a una leggenda che trae spunto dal poema “La Secchia Rapita” del Tassoni) o cappelletto (la cui forma, come il nome lascia intendere, ricorda quella dei cappelli indossati durante il Medioevo: turtlén (in dialetto bolognese) o del turtlèin (in quello modenese) o caplèt (in romagnolo). Tradizioni antiche che uniscono realtà e leggenda, sapori semplici e al tempo stesso ricercati, e grandi piatti che si contendono il primato: Emilia v/Romagna. Il “vero” cappelletto è decisamente romagnolo mentre il “vero” tortellino emiliano.
Uno dei pezzi forti della gastronomia modenese è la carne di maiale, che trova espressione nei marchi di origine del Prosciutto di Modena, del cotechino IGP e dello zampone.
Tante le prelibatezze da assaggiare a Modena, tra cui lo gnocco fritto, solitamente accompagnato con salumi, formaggi o servito al posto del pane e le crescentine (da impasto che cresce), note comunemente come tigelle, sono delle focaccine tipiche modenesi, preparate con un impasto a base di farina, strutto, lievito e acqua. Che dire, poi, del rinomato borlengo? Una cialda molto sottile e croccante tipica dell’area collinare. La città è nota nel mondo anche, non ultimo, per il Lambrusco di Modena Dop, uno dei fiori all’occhiello dell’enologia emiliana.
Aceto Balsamico di Modena
Tra i prodotti d’eccellenza della gastronomia modenese, conosciuto in tutto il mondo, non si può non menzionare ancora l’aceto balsamico di Modena, che, al pari di tutte le altre Dop e Igp è pienamente tutelato contro ogni possibile evocazione che possa indurre in errore i consumatori. C’è un solo modo per fare l’Aceto Balsamico di Modena I.G.P. Quale? Deve essere prodotto esclusivamente nelle acetaie delle province di Modena e Reggio Emilia con i mosti ottenuti dai 7 vitigni più coltivati in Emilia Romagna – Lambrusco, Sangiovese, Trebbiano, Albana, Ancellotta, Fortana e Montuni. Nasce dalla sapiente unione tra mosto cotto da questi vitigni selezionati e dal pregiato aceto di vino.
E, dulcis, ma non ultimo, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano: due grandi eccellenze italiane conosciute in tutto il mondo. Benché simili, però, sono facilmente confondibili, ma è sbagliato.
Il Parmigiano Reggiano è nato nelle comunità monacali dell’Emilia Romagna mentre il Grana Padano è nato nell’Abbazia di Chiaravalle, in Lombardia. Il Parmigiano Reggiano si produce solo nelle province di Parma, Reggio Emilia, Bologna, Modena e Mantova. Il Grana Padano si produce, invece, nella zona della Pianura Padana, da cui il formaggio prende il nome, che abbraccia ben 32 provincie, tra Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Veneto. Si tratta quindi della zona della Pianura Padana, da cui il formaggio prende il nome.
I principali eventi nella città di Modena
Il 31 gennaio, di ogni anno, viene celebrata a Modena la festa del Patrono, san Geminiano, durante la quale vengono esposte in Duomo le reliquie del Santo, mentre nel centro storico della città si svolge la fiera con le tradizionali bancarelle per la vendita di prodotti extralimentari e degustazioni di prodotti tipici.
Dal 2018, è approdato a Modena uno degli eventi più amati dai golosi. Si tratta di Sciocolà, il Festival del cioccolato, che nel 2019 ha visto l’esposizione di una replica in cioccolato della Ferrari F2004 di Michael Schumacher. La terza edizione, che avrebbe dovuto svolgersi dal 30 ottobre al 1 novembre 2020, è stata rinviata al 2021 a causa dell’emergenza Covid (29 ottobre – 1 novembre).
Tra gli appuntamenti annuali da non perdere, c’è anche il Festivalfilosofia che a settembre anima per tre giorni la città, con lezioni magistrali, mostre, concerti, film, giochi e cene a tema. È libertà il tema della 21ª edizione della manifestazione, che si terrà il 17, 18 e 19 settembre 2021 a Modena, Carpi e Sassuolo.
Cosa vedere a Modena e dintorni?
Ecco una lista di luoghi e tappe “fuori porta” che meritano di essere programmate e che lascio a voi l’incanto di scoprirle in libertà:
Castello di Rossena
Fiumalbo
Pievepelago
Fanano
Maranello
Sestola
Montecuccolo
Rocca di Montese
Guiglia
Castelvetro
Rocca di Montefiorino
Rocca di Vignola
Sassuolo
Carpi
Castello di Rangone
Nonantola
Reggio Emilia
Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina
Questa è “la mia” Modena, e tanto altro, oltre ad essere la terra natale di chi scrive. Mi piace raccontare la storia delle città e dei luoghi che ho visitato, anche quando, qui, ci ho vissuto per 35 anni, prima di “farmi adottare” in Liguria.
Le città sono come le persone. Hanno un nome che le distingue e pregi, difetti e particolarità che conferiscono loro un carattere preciso. Ma c’è sempre qualcosa che sfugge, labile e indefinibile, così da renderle sempre nuove e inaspettate ogni volta che le si rivede.
Il Salento è conosciuto ormai in tutto il mondo. E non solo per le splendide spiagge di sabbia bianca. California d’Italia?Maldive del Salento? C’è chi la ribattezza così (turisti) e chi si ribella (pugliesi) all’accostamento d’Oltreoceano e rivendica la bellezza unica di questa tavolozza di colori sul mediterraneo che è la Puglia. Spiagge da sogno, accese dai bianchi delle pietre, dai gialli della campagna e dai toni del blu tra cielo e del Mediterraneo.
Il Salento da scoprire: le spiagge da non perdere
Il Salento, terra baciata dal sole, è una penisola da esplorare on the road, fino al punto dove due mari si incontrano. Distese di spiagge caraibiche, dune e vegetazione, scogliere e rocce: la bellezza della costa salentina sta proprio nel suo lato selvaggio, incontaminato ed ancestrale. Percorrendo la litoranea ci si sente sospesi sul mare, tra rocce vertiginose, grappoli di case, alberghi nascosti tra le rocce e sfumature cobalto del mare.
Però, va detto, trovare spiagge non frequentate ed isolate in Salento è quasi impossibile, soprattutto nel mese di agosto, ma ci sono delle baie e delle zone meno affollate di altre che vi suggerisco di scoprire.
Le spiagge poco conosciute
Torre Uluzzo
Nel territorio di Nardò, nel Leccese, la baia di Torre Uluzzo è una bellissima spiaggia selvaggia, primordiale, dominata dalla torre da cui prende il nome. Il periodo più bello per raggiungerla è sicuramente in primavera, quando il fiore che dà il nome alla baia e alla torre, l’asfodelo, fiorisce e colora di bianco tutta la baia intorno. E’ una baia rocciosa che offre spazi isolati, piattaforme per prendere il sole, rocce levigate e anfratti scenici che degradano verso il mare turchese. Torre Uluzzo si trova nel Parco naturale regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano. Da qui, si snoda un bellissimo sentiero che arriva fino a Porto Selvaggio.
Torre Squillace
Torre Squillace è una tranquilla spiaggia caratterizzata dall’omonima torre di avvistamento cinquecentesca, una delle più belle torri di osservazione che la costa salentina possa offrire ai visitatori. È caratterizzata da una distesa di sabbia bianca e mare cristallino. La spiaggia, situata a sud di Porto Cesareo, nei pressi della Penisola della Strea, è un luogo molto intimo: sono in pochi a conoscere questa spiaggetta.
Le Cesine
A ridosso del comune di San Foca, a Vernole, in provincia di Lecce, la spiaggia delle Cesine fa parte dell’oasi delle Cesine protetta dal WWF. Un suggestivo lido sabbioso con mare turchese raggiungibile a piedi, attraversando quasi tutta la spettacolare Riserva Naturale in cui è situata che comprende anche due stagni: Pantano Grande e Salapi, che si trovano a ridosso della spiaggia.
Torre Suda
A circa 15 km da Gallipoli, la marina di torre Suda si trova sul versante del mar Ionio nel comune di Racale, adiacente al litorale di Mancaversa. La spiaggia, tranquilla e poco affollata, è caratterizzata da scogli bassi, piatti e di agile accesso. Nelle sue acque limpide e cristalline, si pratica la pesca con la canna perché i fondali sono particolarmente pescosi e ricchi di pesce. Le immersioni subacquee, invece, attraggono gli amanti della flora e della fauna marina che qui, a Mancaversa, sono tra i più belli della Puglia.
Baia di San Gregorio
Lungo la strada litoranea che da Torre Vado conduce a Santa Maria di Leuca, si trova la piccola ed incantevole Baia di San Gregorio, appartenente al comune di Patù insieme a Felloniche. La costa qui è prevalentemente rocciosa e digrada verso il mare diventando bassa nel punto in cui anticamente sorgeva il porto di età messapica. Lungo il costone che scende verso il mare, e nuotando nei fondali, si possono scorgere ancora i lastroni di quello che un tempo fu il porto dell’antica città di Veretu. Fa da cornice una natura incontaminata e selvaggia che contrasta con l’azzurro del mare. Questo tratto di costa poco affollata è il posto perfetto che chi ama il mare in (quasi) assoluta solitudine. Da qui, ci si può spostare per raggiungere, direttamente ed in pochi minuti, le spiagge più frequentate di Pescoluse.
Cala dell’Acquaviva
A Castro, lungo la costa orientale del Salento che va da Otranto a Santa Maria di Leuca, Cala dell’Acquaviva è un piccolo fiordo di roccia ed acqua, lungo poco più di dieci metri e circondato da fitta vegetazione, ma che riporta alla mente i fiordi e le insenature delle coste norvegesi. Il colore smeraldo dell’acqua, la macchia mediterranea e la roccia viva creano un’esplosione di colori che vi lascerà senza fiato. I fondali sono bassi e l’acqua è fresca per via delle correnti che caratterizzano questa baia. Questa incantevole e stretta insenatura è custodita come uno scrigno segreto dalla ripida scogliera, che consente, grazie ai massi livellati e smussati delle onde, di distendersi ed approfittare dei raggi del sole estivo. Un bagno rigenerante in acque color cobalto in alcuni punti, verde in altri e cristallino a riva, assieme al canto delle cicale.
Baia dell’Orte
È una delle calette più incredibili del Salento che troverete a pochi chilometri da Otranto. La baia è incastonata tra Punta Faci ed il promontorio di Capo d’Otranto. Un caleidoscopio di colori, che variano dal blu del mare cristallino, che lambisce le coste, al rosso del terreno arricchito di bauxite, fino al verde della pineta, che sfuma poi nelle tipiche tonalità della macchia mediterranea. Le coste di Baia dell’Otre sono formate da scogliere basse intervallate da tratti di spiaggia, ma la ricchezza del litorale è data anche dalle numerose grotte, superficiali e subacquee. In questo tratto di costa, il mare è sempre molto calmo e questo accresce il fascino del luogo.
Lido Marini
Lido Marini si estende ai piedi di una delle “Serre” del capo di Leuca insieme alle località turistiche di Torre Mozza, Torre Pali, Torre Vado, Torre San Giovanni, che è la principale marina di Ugento. Qui, troverete un ampio litorale di sabbia dorata circondato da macchia mediterranea. Indicata per chi vuole godere il mare con bambini e giocattoli al seguito. Ma a farne davvero un tratto di mare perfetto per le famiglie, è la condizione dell’acqua, che di solito beneficia di qualche grado in più rispetto al versante adriatico. In questo tratto di costa, poi, il fondale è molto basso molto e ideale per chi ama la pesca subacquea o per escursioni nel Mar Jonio del Salento.
Torre Borraco
A ridosso dell’omonima torre, nella Marina di Manduria, a circa 200 metri dal mare e a un’altitudine di 14 metri, la spiaggia di Torre Borraco è una bellissima distesa di sabbia bianca che degrada verso acque turchesi e, al cui interno, sfocia il fiume Borraco. Si trova poco fuori San Pietro in Bevagna, in direzione di Taranto, ed è una meraviglia da scoprire. Il fiume aprendosi in mare, sfocia nel fondale sabbioso, e viene trascinato a seconda delle direzioni del vento caratterizzando queste acque a tratti fredde e calde. Qui i bambini si possono divertire tranquillamente e godersi questi limpidi fondali bassi.
Monaco Mirante
Nel tratto di costa tra Campomarino e San Pietro in Bevagna, c’è un angolo di paradiso che dovete assolutamente conoscere. Si chiama Monaco Mirante ed è un tratto di costa caratterizzato da sabbia bianca, scogliere basse e dune meravigliose alte fino a 12 metri e ricoperte da macchia mediterranea. Tra tutte le spiagge belle del Salento, quella di Monaco Mirante è la più suggestiva perché unica nel suo genere e di rara bellezza paesaggistica. E’ una spiaggia che conoscono in pochissimi, una di quelle spiagge segrete da rapire il cuore. Un motivo per fare una visita alla spiaggia sono proprio le sue dune. Non è facile vederne di così alte e rigogliose.
Il Salento da scoprire: non solo spiagge
Il Salento non è mai scontato riesce a offrire mete di mare mozzafiato, a pochi passi da meravigliose città d’arte,a partire dal capoluogo Lecce, tra tappe gastronomiche, sagre e luoghi storici. Qui, il Medioevo si colora d’Oriente e antiche filastrocche in “griko” risuonano nella Grecìa Salentina, come a Melpignano, dove antichi ritmi diventano musica contemporanea nella Notte della Taranta. Una terra magica e seducente in cui misteriosi dolmen e menhir, monumenti megalitici preistorici, indicano il cammino, nascosti tra gli ulivi e i muretti a secco nelle campagne dove sorgono antiche masserie oggi trasformate in affascinanti strutture ricettive.
Nei borghi si svelano le botteghe artigiane di cartapesta e pietra leccese e sulla tavola si possono gustare tutti i sapori del Salento, da accompagnare con ottimo vino locale: la “tria”, pasta fatta in casa preparata con i ceci, saporite verdure selvatiche e dolci prelibati come il “pasticciotto” dal cuore di crema e lo “spumone”, ottimo gelato artigianale.
Dimenticatevi le spiagge, perché ora vi propongo un itinerario romantico “in pillole”, in auto o in bici, per i più sportivi, di una settimana…
Ostuni, la città bianca
Uno dei luoghi più suggestivi della Puglia è la Valle d’Itria, dove non dovete perdere, per nulla al mondo, una sosta nei celebri vigneti di Locorotondo per un pausa gastronomica, con degustazione dei noti vini locali. La meta perfetta dove fermarsi è Ostuni, la ‘città bianca’, che offre un’incantevole vista sul mare, alla scoperta del suo territorio e dei tesori naturali e culturali. Quando si dice Ostuni si pensa subito al borgo antico. E’, forse, la città più bella della provincia di Brindisi, ha un centro storico famoso in tutto il mondo per quel magico colpo d’occhio di una città tutta bianca appollaiata su una collina, a dominare dall’alto la piana degli ulivi della Valle d’Itria.
Di un bianco accecante è il colore delle case di questo antico borgo della Murgia. Un intrico di viuzze anguste e tortuose, che ricorda una casbah, con i suoi vicoli a gradini e gli archivolti, in un susseguirsi di corti e piazzette.
La cittadina di Avetrana
Ulivisecolari, aziende vinicole e frutticole costeggiano la pista ciclabile fino ad Avetrana, l’antica cittadina, che fino al XIX Secolo era conosciuto come Vetrana, luogo di sosta lungo la Via Appia, una delle principali arterie di comunicazione dell’Impero Romano, che collegava Roma a Brindisi. Non resterete delusi in quanto le opere architettoniche presenti su questo territorio, nonostante l’usura dovuta al corso del tempo, sono tuttora significative: dal Torrione alla Chiesa Madre, dal Palazzo Baronale al Castello e Casale Medievale di Modunato oltre alle zone archeologiche.
La città di Gallipoli
Si parte da Avetrana e si raggiunge la costa ionica. Dopo la Torre Colimena, si raggiunge Porto Cesareo. Dopo una breve deviazione nell’entroterra, si prosegue lungo la costa verso Gallipoli. Il nome di questa cittadina, famosa meta estiva molto amata dai giovani, viene dal greco Kale Polis (‘città bella’), un nome più che meritato. Gallipoli, infatti, si trova alla fine di quella che sembra essere una penisola inespugnabile e rocciosa, che si distende verso il mare. Una città che, vista dal mare, mette in mostra il suo lato più esotico, con le tradizionali casette bianche che ricordano i paesini delle Cicladi.
Il borgo antico, arroccato su di un’isola, è collegato alla terraferma tramite un ponte ad archi, mentre le mura, i bastioni e le torri che proteggevano la città dagli invasori, oggi la riparano dalle mareggiate e le donano un fascino unico. Questa cittadina offre molto ai turisti, chiese e musei da visitare e deliziosi vicoli per passeggiare. Anche il porto è un luogo dove sostare per assaporare l’autenticità della città, soprattutto quando i pescatori sono al lavoro.
Il santuario di Santa Maria di Leuca
Un’autentica perla dolcemente adagiata tra Punta Meliso e Punta Ristola, i due promontori dal panorama mozzafiato che abbracciano il lungomare, il Santuario e più di duemila anni di storia. Situata nel sud più a sud del Salento e, al tempo stesso, lo spartiacque fra Mar Ionio e Mare Adriatico: Santa Maria di Leuca. La città è nota per la sua chiesa e per i pellegrinaggi che vi si compiono, ma anche per le tante ville sontuose dalle architetture bizzarre e inusuali, volute da eccentrici proprietari amanti del mare. A passo di trekking, andate alla scoperta di chiese paleocristiane e frantoi ipogei e non perdete lo spettacolo naturale delle grotte marine di Santa Maria di Leuca.
Otranto e il suo castello
La città messapica di Otranto si trova sul litorale adriatico della penisola salentina, incastonata in un paesaggio incantevole, domina il mare dalla roccia su cui è adagiata e può essere indicativamente divisa in due parti. La prima, che ospita il borgo vecchio, è protetta dalle mura aragonesi, è totalmente pedonale ed è attraversata da stradine e vicoli che vi fanno rivivere le atmosfere d’altri tempi di questa meravigliosa località. La zona vecchia della città è circondata da un muro possente ed è dominata dall’imponente Castello Asburgo.
Sulla strada per Otranto, si ha la possibilità di visitare la famosa grotta Zinzulusa. Un’altra sosta consigliata è a Santa Cesarea Terme, nota per le sue cure idroterapeutiche e per la fangoterapia radioattiva.
Il centro storico di Lecce
Si prosegue lungo la costa, attraverso innumerevoli coltivazioni di ulivi fino a Lecce, ultima tappa del viaggio. Una passeggiata a Lecce è un viaggio nel barocco, tra chiese e palazzi ricamati nella pietra, cortili, giardini segreti e la sorpresa di un anfiteatro romano nel cuore della città. Capitale del barocco pugliese e una delle città d’arte più suggestive d’Italia. Lecce ha una storia antichissima che, attraverso i secoli, ha visto susseguirsi i Messapi, i Romani, i Bizantini e infine i Normanni. Da visitare l’anfiteatro e il teatro d’epoca romana, entrambi costruiti sotto l’imperatore Augusto. Lecce è detta anche la “Firenze del Sud” e merita assolutamente una tappa. Il tenore Tito Schipa, nel Novecento, decantava Lecce come il paradiso in terra.
La Puglia è continua scoperta, stupore, respiro, tra mare, promontori, ulivi, trulli, masserie, chiese, castelli, vicoli, muretti a secco, terre selvagge, orizzonti illimitati e tramonti indimenticabili. Da queste parti hanno un Bianco così intenso – il cosiddetto “Bianco Puglia”.
Il Salento non lo puoi spiegare. Il Salento lo devi vivere, perché ti entra nell’anima, ti avvolge e non ti lascia più…
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