Il mio giorno zero. Esiste per tutti un giorno zero? Sì, quello in cui non si vince, non si perde, ma si riparte. Il numero dopo lo zero è sempre un inizio, anche dopo la fine di qualcosa. Un andare daccapo. Negli inizi si è vergini, non si può partire sconfitti e, se succede, beh, è più quella fastidiosa vocina sabotante che s’impone su tutto, e non il tutto. Ci si allontana da qualcosa, da qualcuno, da chi non resta, da chi non c’è mai stato, ma ti sei aggrappato all’idea ci fosse per farti tornare meglio i conti nel cuore. E così lo chiamano “il giorno zero” quella volontà di mettere un punto, respirare profondamente e ripartire, ripartire dal nulla, senza passato, senza futuro, senza la zavorra di tutti i tuoi errori e quelli che gli altri ti hanno scaricato addosso, senza niente.
Mi ha investito come un treno il mio personalissimo giorno zero, quello che convenzionalmente ho usato per ripartire. Ogni giorno zero di solito è preceduto da giorni con i numeri relativi, negativi, che ti hanno tolto qualcosa: la famiglia, un amore, un amico, più d’uno, un lavoro, una città, l’autostima, la bellezza di essere ciò che sei. Tocca reinventarsi, cambiare, trasformarsi, crescere improvvisamente e sapersi arrampicare ovunque per salvarsi. Bisogna voltar le spalle a ciò che viene prima di quel giorno per essere viva, possibilista, speciale per te, nuova, davvero me stessa. A volte, capita, che il giorno zero sia più neutro, più bizzarro e senza troppo carico sentimentale, ma non a me. A me non succede mai quel condono emotivo.
Quel giorno è stato il mio compleanno, il 16 gennaio, a due anni di vita dalla nascita del blog ma, soprattutto, il primo senza lui, senza quel noi. Ma con lei. Milady, il tuo regalo, anno dopo anno.
[…] Senza loro. Quel tempo di bilanci a cui non si può sfuggire. Un crocevia di tanti nodi e ferite che si sono riuniti tutti lì, insieme, facendo tanto rumore. E poi è arrivato quel messaggio vocale di un’anima spirituale e antica, tra i tanti, ma diverso dai tanti, a restituirmi il senso di quello che stavo vivendo e, in un qualche modo, ad ispirare “le fil rouge” di questo racconto postumo, che riproduco, in parole, per renderne lo spessore “Il tuo tempo è ancora lungo. Si sta dilatando. Non sono 51 anni, ma oggi è il tuo primo anno di vita! Che tu possa viverla anche per Pino, con gioia. Ritrovare quella morbidezza e leggerezza. ..E’ tutto da scrivere il tuo futuro, ti voglio bene, Millina. Buon compleanno, Millina: io ci sono!”.
Grazie Silvia, anche per la tua paziente attesa e le tue puntuali ‘comparse’, perché, sì, oggi quelle parole hanno lo stesso effetto solo “dilatato”, già… Alla fine, ho capito, sulla mia pelle, che c’è chi rimane in silenzio e in attesa dei tempi giusti, dandoti tempo, e c’è chi scivola via perché non ha tempo di concedere tempo, sta sempre a rincorrere e rimandare il tempo in attesa di qualcosa che può sempre accadere…un giorno, finché non si raggiunge il proprio “giorno”.
Tutti i numeri uno sarebbero minuscoli, se dietro non ci fossero le code osannanti di zeri. L’umiltà dello zero, si accontenta del fascino del non essere, del suo mistero vuoto, mentre i numeri si affannano per crescere e farsi notare.
Amo chi sa ripartire da zero. Consapevole che in quel momento lo zero è maggiore di qualsiasi altra cifra. Anche quando senti di valere zero, ti diranno che vali zero, ricorda che lo zero viene prima di tutti gli altri numeri. Siccome lo zero è “il nulla”, allora il doppio zero indica “il tutto”. Ecco, mi piace ripartire da qui. E puntando a “chiudere” quel cerchio con amore, libertà e leggerezza, presto. Nella tua terra. A primavera.
Dallo zero in poi conti all’infinito.
Per fare il contrario non sai da dove cominciare.
Basterebbe solo questo a mostrare tutta la fragilità e la bellezza del cuore.
Sono nata a Modena, correva l’anno 1972, modenese da generazioni (e me ne vanto), ma ligure di adozione dal 2007. La mia Genova, un po’ matrigna. Ti respinge, ma poi ti ama… Ho sempre sognato di fare la scrittrice: ero convinta che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo. Reporter di viaggi e inviata stampa, per vent’anni, esclusivamente sulla carta stampata, tra premi letterari e il profumo di qualche libro a mia firma. E poi? Un balzo sul digitale, nell’anno bisestile e, dulcis, al tempo del Coronavirus. Amante viscerale degli animali, della natura, del mare, dell’avventura, del viaggiare al di là dei confini del mappamondo per raccontare i veri luoghi e la vera vita della gente del mondo. Appassionata di comunicazione, letteratura di viaggio, sociale, cronaca di vita, fotografia, musica e libri. E di racconti, di storie, di tante storie da raccontare…
Matteo 2 anni Ago
Cara Milena… l’Amore che ti legava, e che ti lega tutt’ora (nonostante lui non sia più materialmente tra noi..) a Pino, è un qualcosa di straordinariamente infinito… non esistono parole, o meglio non basterebbero tutte le parole del mondo per descriverlo…. Ed ogni volta che tu scrivi, in particolare di lui, di voi… mi emozioni infinitamente…..
E ciò che mi arriva al cuore , è quanto lui dal “mondo” in cui si trova in questo momento, ti dia la forza di rinascere ogni volta e di trasmettere tutto ciò che provi attraverso la scrittura… un qualcosa che tu riesci a rendere magico ad ogni tuo racconto….
Ti abbraccio forte
Matteo
Milena Sala 2 anni Ago
Io sono contenta se, almeno un po’, riesco ad emozionare chi mi legge perché non posso farne a meno di condividerle, sapendo che ci si arricchisce. Tutti. Un abbraccio forte musicista del cuore.
Monica 2 anni Ago
Bellissimo ,come sempre
Milena Sala 2 anni Ago
Un abbraccio…
Milena Sala 2 anni Ago
Ti abbraccio
Patrizia Sudano 2 anni Ago
Cara Milena, i tuoi racconti sono sempre pieni di sentimento e di amore, anche se tristi. Si percepisce però la tua voglia di ricominciare tutto daccapo senza dimenticare il passato e questo fa di te una grande donna. Mi emozioni sempre.
Patrizia
Milena Sala 2 anni Ago
Patrizia, hai detto bene, tristi e pieni di sentimento e di amore e di quella voglia di poterli vivere, ancora, non da sola. Ho anche quella voglia, e da qualche riga, allora, un po’ passa. Grazie delle tue belle parole. Un abbraccio.
Manuela Capillupo 2 anni Ago
Un racconto in cui tutti ci possiamo ritrovare ..
Il giorno zero, prima o poi., a mio avviso riguarda tutti quelli che hanno coraggio di cambiare , di azzerare situazioni negative , di ricominciare ad avere fiducia in sé stessi , Ricominciare richiede tanta forza di volontà, puo” spaventare , ma è necessario. .Nessuno sopravvivera’ senza il suo personalissimo giorno zer.o , senza fare tabula rasa del passato ed avere consapevolezza che tutto puo’ ancora accadere..
Complimenti Milena per il tuo coraggio !
❤️🌈
Milena Sala 2 anni Ago
Ma prima di quello “zero”, tu mi hai dato una forte spinta, e tuttora. Grazie per il coraggio che cerchi di trasmettermi, sempre. Un abbraccio!!!
Andrea 2 anni Ago
Spero anche io in un mio giorno zero. Forse c’è !!
Milena Sala 2 anni Ago
Io ci sono arrivata sui gomiti, nel giorno del mio compleanno, soffrendo, e tanto, da sola. Cercando dentro quella forza che vedevo solo negli altri, quando la vedevo. Il giorno zero, esiste doct,ma va ricercato
col sangue, sudore e col cuore aperto, pur a pezzettini. Esattamente, credo, come quando sei in sala operatoria che non puoi concederti la paura, ma ti butti per salvar la pelle a qualcuno.
Quel qualcuno, ecco, a questo giro, sei tu.
E il giorno zero non è mai STATICO, va ricercato. Ogni volta. Nutrito.
Fenoglio 2 anni Ago
Brava Milena, sei maestra nel trascrivere l’intensità e la profondità del palpito dei Sentimenti.
Che per Te giorno zero sia anche “far sì che ciò su cui non si può far nulla, nulla possa su di noi”.
Milena Sala 2 anni Ago
E tu sei maestro di puntualità, di coincidenze nei tempi che sono sempre quelle giuste, anche se posso non capirle, subito. Ma esiste qualcosa su cui NOI non possiamo farci nulla? Solo spettatori, e non protagonisti? Oggi, in ogni caso, questa tua riflessione mi arriva come un balsamo caldo su una ferita gelida. Grazie, davvero.