Ci lascia Franco Battiato, il più grande poeta odierno. Lutto nel mondo della musica. Le brutte notizie fanno belli i giornali. Prima si danno le cattive notizie, meglio è. Sarà anche perché le brutte notizie vendono più di quelle buone? … In alcune scuole di giornalismo si diceva che facessero vendere di più e aumentare le tirature.
Le notizie buone, positive, sono sporadiche e meno sensazionali, mentre quelle brutte sono dirompenti, contagiose ed emozionanti. Però, ci sono notizie e notizie. Quelle di cui non vorresti mai scrivere. Le cattive notizie ci fermano per un po’, ma poi si va avanti. Quella della scomparsa del grande maestro, beh, è indiscutibilmente, una di queste “cattive notizie”, di quelle che colpiscono al cuore, già al risveglio.
Si è spento stamattina, all’età di 76 anni, nella sua casa a Milo, nel catanese, dove, da tempo, si era ritirato dalla scena pubblica, Franco Battiato: cantautore, compositore, musicista, regista e pittore italiano. Lo rende noto la famiglia. A lanciare il primo tweet della triste notizia è stato Antonio Spadaro, attuale direttore della rivista La Civiltà Cattolica.
Era nato a Jonia il 23 marzo del 1945.La sua carriera cominciò davvero nel 1971. Da allora, ha spaziato tra una grande quantità di generi musicali: dopo l’iniziale fase pop degli anni sessanta, è passato al rock progressivo e all’avanguardia colta nel decennio seguente. Poi, è ritornato sui passi della musica leggera, approfondendo anche la canzone d’autore, di quella etnica, la musica elettronica e l’opera lirica.
I suoi testi riflettono i suoi interessi, fra cui l’esoterismo, la teoretica filosofica, la mistica sufi (in particolare tramite l’influenza di G.I. Gurdjieff) e la meditazione orientale. Alcuni dei suoi brani sono entrati ormai nella storia del costume: l’era del cinghiale bianco, prospettiva nevskij, centro di gravità permanente, bandiera bianca, cuccurucucù, voglio vederti danzare, la stagione dell`amore, e ti vengo a cercare, povera patria, la cura.
Un’artista senza tempo, amato da tutte le generazioni: i giovani vedono, ancora oggi, in lui un modello di originalità e di curiosità, quelli più grandi un difensore dell’intelligenza e della cultura che mai si è perso. Ha collaborato con i migliori cantanti da Claudio Baglioni ai CSI, da Enzo Avitabile a Pino Daniele, dai Bluvertigo a Tiziano Ferro, Celentano, Subsonica, Marta sui Tubi e tanti altri.
Non è guarito dalla malattia – si era detto alzhheimer, si era detto di tutto, in verità – che l’aveva portato via dalla canzone, dalla parola, dalla sua Sicilia. Era assente dalle scene musicali e artistiche dal 2017, quando un incidente domestico lo costrinse a interrompere concerti e tour.
Si era rifugiato nella sua villa alle pendici dell’Etna ed era circondato dai suoi familiari. Nel 2015 una caduta dal palco, poco prima dei suoi 70 anni, era stato uno dei primi avvertimenti dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il suo vuoto apre ferite profonde, soprattutto per il mondo in via di estinzione della canzone d’autore storica italiana. Da ieri risuonano – e per sempre – le sue canzoni in tutta Italia e, credo, da qualche parte nel mondo.
Le sue prime esperienze musicali a Milano, dove si era trasferito a partire dal 1964 al “Club 64”, dove c’erano Paolo Poli, Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Renato Pozzetto e Bruno Lauzi. Nel pubblico ad ascoltare la sua musica c’era Giorgio Gaber “che mi disse: “Vienimi a trovare”. “Il giorno dopo andai. Diventammo amici”. Più che amici, considerando che fu proprio Gaber a procuragli il suo primo contratto discografico.
Difficile, anzi pressoché impossibile, incasellarlo, dargli una pur semplice etichetta, sì, perché lui era “un vero artista” con la sua musica senza tempo, ma anche del suo cinema, della sua pittura. Non è un caso se è stato uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con tre Targhe e un Premio Tenco.
“La Cura” è il brano indimenticabile con il quale voglio ricordarti e ‘salutarti’, oggi.
Ci lascia il più grande poeta contemporaneo. Uno dei più grandi della canzone d’autore italiana. Per molti di noi è stato, e resterà, un «Centro di gravità permanente».
Cerco un centro di gravità permanente
Che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente
Avrei bisogno di
Cerco un centro di gravità permanente
Che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente
Over and over again
Grazie maestro. Grazie perché sei stato per me una fonte di ispirazione quotidiana e, se non avessi amato e cantato le tue canzoni, beh, oggi sarei una persona diversa. E, proprio tu, mi hai insegnato che «le nuvole non possono annientare il sole».
«Vorrei tornare indietro, | per rivedere il passato, | per comprendere meglio, | quello che abbiamo perduto».
Sono nata a Modena, correva l’anno 1972, modenese da generazioni (e me ne vanto), ma ligure di adozione dal 2007. La mia Genova, un po’ matrigna. Ti respinge, ma poi ti ama… Ho sempre sognato di fare la scrittrice: ero convinta che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo. Reporter di viaggi e inviata stampa, per vent’anni, esclusivamente sulla carta stampata, tra premi letterari e il profumo di qualche libro a mia firma. E poi? Un balzo sul digitale, nell’anno bisestile e, dulcis, al tempo del Coronavirus. Amante viscerale degli animali, della natura, del mare, dell’avventura, del viaggiare al di là dei confini del mappamondo per raccontare i veri luoghi e la vera vita della gente del mondo. Appassionata di comunicazione, letteratura di viaggio, sociale, cronaca di vita, fotografia, musica e libri. E di racconti, di storie, di tante storie da raccontare…
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